domenica 2 giugno 2013

La strana storia della navi romane - ultima parte



Il terzo tentativo: 10 settembre 1827
Fu il cavaliere Annesio Fusconi a recepire il richiamo dell'imperatore. il nobile decise di ritentare l'impresa con una nuova campana detta di Halley che poteva contenere fino a otto marangoni genovesi. La notizia si sparse velocemente nella capitale e per questo, il nuovo tentativo si svolse di fronte ad una folla trepidante.
La campana di Halley

Di nuovo il gruppo di nuotatori si diede un gran da fare e riuscirono a riportare in superficie quanto lo stesso Fusconi descrive di seguito:
 "due tondi di pavimento, uno di porfido orientale e l’altro di serpentino, pezzi di marmo di varie qualità, smalti, mosaici, frammenti di colonne metalliche, laterizi, chiodi, tubi di terracotta ed infine travi e tavole di legno".
Questo cavalier Fusconi però non ci stava tanto con la testa( del resto uno che si mette a dare retta ad un imperatore romano che gli appare in sogno...) infatti, la sua idea era quella di far riemergere la nave pezzo per pezzo,  e vendendo i pezzi recuperati, accumulare fondi per proseguire con i lavori. 
Il cavaliere non aveva fatto i conti con la scalogna. Molti dei reperti rinvenuti, furono rubati e probabilmente fanno ancora oggi bella mostra di sé all'interno di collezioni private. Solo alcuni pezzi, tra i quali un capitello di colonna in metallo, furono acquisiti dai Musei Vaticani, altri invece conobbero una sorte molto meno nobile. Quaranta tavolini in terracotta furono utilizzati come pavimentazione per il gabinetto gotico del principe Alessandro Torlonia nel suo palazzo di Piazza Venezia; parecchi frammenti di trave e in legno furono invece destinati, da Fusconi stesso, ad essere lavorati per ricavarne bastoni da passeggio, tabacchiere, ricordini vari…
Era evidente che Caligola si era affidato alla persona sbagliata per ritornare ai vecchi splendori:
" Questo è scemo! Aho, ma che stai a fa'? Me stai a vende pure le mutande! Brutto sciagurato! No, quello no...era la panca delle terme, nun ce poi fa il bastone pe 'na vecchia! Nun t'azzardà sa...quello era il bracciolo della poltrona mia...nun te ce provà nemmeno a facce un quadretto...ma tu guarda in che mani stamo..."
Ma il vero colpo d grazia ai nervi già scossi del povero Caligola lo diede il celebre storico e topografo ottocentesco Antonio Nibby, presente alle operazioni del 1827:
“Celebre è la pretesa nave, da altri detta di Tiberio, da altri di Traiano, esistente sott’acqua […] Nuove ricerche su tal proposito si fecero a’ giorni nostri, alle quali essendo stato presente, ed avendo esaminato attentamente quanto venne estratto, ed udito da coloro, che vi erano calati, ciò che avevano veduto, parmi poter ricavarsi che la pretesa nave altro non sia che la intelaratura dei fondamenti di un fabbricato; […] che il pavimento o almeno lo strato inferiore di esso era formato di grandissimi tegoloni, posti sopra una specie di graticole di ferro sopra le quali havvi il marchio CAISAR in lettere di forma assai antica;  […]  il marchio CAISAR è appunto quello di Cesare, perché è solo, isolato, non accompagnato dal prenome TI, cioè Tiberio, o dal cognome TRAIANVS; quindi io credo che la pretesa barca altro non sia che il fondamento di questa villa medesima fatto dentro il lago, onde dar luogo al fabbricato superiore; e questo essendo stato distrutto da Cesare stesso, il fondamento sott’acqua rimase, come pure sott’acqua si trovano avanzi sconvolti della fabbrica demolita. Il punto scelto per questa villa era opportuno, essendo collocata dirimpetto al tempio della dea, in riva al lago.”
"Ma mo' da 'ndo sbuca quest'altro rincoglionito?! Ahoooo ah matto!? Ma che stai a di'?! Na villa? Di Cesare?! Ma non l'hai vista la chiglia?! E l'ancora?...ahoooo fate sta zitto sto scemunito che in cinque minuti me vanifica 1800 anni de tribolazioni..."
A quel punto avvenne l'imprevedibile: evidentemente la dea Diana, stufa delle crisi isteriche di Caligola, che si aggirava per i boschi prendendo a calci tutto quello che trovava e dicendo parolacce sconce, decise di aiutarlo. Si scatenò su Nemi una di quelle perturbazioni che noi del posto conosciamo bene e così il cattivo tempo mise fine ai tentativi un po' sconclusionati del nobile strampalato.
"Aho! Ma 'ndo state a anna'?! So'quattro gocce de pioggia! Tornate qua, brutti disgraziati! Ce stavate quasi a riuscì!...niente, me sa che avevo riposto troppa fiducia in questi posteri...questi nun so bòni a fa'un c...."

Il quarto tentativo: 3 ottobre 1895
Solo pochi anni più tardi, la nobile casata degli Orsini, che in quel periodo era proprietaria del lago tanto da essere in possesso delle chiavi dell'emissario dal quale si controllava il livello delle acque, con l'ausilio del Ministero della Cultura dello Stato ( che evidentemente nel 1895 aveva a disposizione più fondi di quanto ne abbia oggi!) tentarono di nuovo l'impresa.
Un palombaro

Si calò nelle acque del lago di Nemi il primo palombaro che riuscì a riportare alla luce un anello tenuto tra le fauci di un leone, e poi quello di un lupo ed un'altra meravigliosa raffigurante una testa di Medusa. La descrizione di quest'ultima fu estremamente poetica: quando tra le braccia del palombaro, emerse in superficie grondando acqua, qualcuno disse che sembrava piangesse, disperata per essere stata strappata al suo riposo sul fondo del lago. Questi oggetti in marina si chiamano "golfare" e sono usati tuttora nei porti per ormeggiare imbarcazioni, ma anche per sollevare pesi.
La golfara raffigurante la testa di Medusa

A quel punto si cominciò a depredare letteralmente la nave di quasi tutto il suo contenuto. furono recuperati ancora rulli sferici e cilindrici, paglioli, cerniere, filastrini in bronzo, ancora tegole di rame dorato, laterizi di varie forme e dimensioni, frammenti di mosaici con abbellimenti in pasta di vetro, lamine di rame, chiodi con la testa stellata nella parte inferiore, quelli descritti tre secoli prima dal povero  De Marchi, e frammenti di ogni genere. Ma soprattutto tubi di piombo con sopra scritto "Caligula". A quel punto non potevano esserci più dubbi. La nave adagiata sul fondo del lago di Nemi era appartenuta all'imperatore Caligola.
"Mo' ce credete che 'ste navi so le mie, brutti capoccioni?! Ve lo do io Traiano...sta roba è mia, lo volete capì?!"
La scena che si trovarono di fronte i primi palombari che raggiunsero il fondo del lago

Per fortuna, analizzando a fondo la posizione della nave, si comprese che qualunque tentativo di tirarla in secca con funi o argani, sarebbe stato disastroso, così fu fatto divieto di intraprendere l'impresa.
Caligola tirò un sospiro di sollievo:" Je l'avemo fatta a faglielo capi' ".
Per prendere le misure della nave in modo più preciso, si chiese ai palombari attaccare dei fili con attaccati dei tappi di sughero su tutte le parti esterne del relitto. Ne emerse un disegno molto preciso che diede un sacco di informazioni sulla forma della nave.
Il giorno 18 Novembre 1895 (pensa questi poveri Palombari che freddo che potevano patire in Novembre dentro al nostro lago) un altro ritrovamento eccezionale fece accendere un rinnovato interesse intorno alla vicenda. Si trovò la seconda imbarcazione della quale si era sempre sospettata l'esistenza, ma non se ne avevano prove certe. La seconda nave era integra, non aveva subito le depredazioni della prima e questo permise di estrarre una gran quantità di reperti tra i quali una testata metallica di una trave con in rilievo un braccio ed una mano così ben fatti da sembrare vivi.
La testata della trave rinvenuta in perfette condizioni
Caligola però non era ancora del tutto soddisfatto:" aho belli i mosaici, belle le travi de legno, bella la mano col braccio, bello tutto, ma mo' basta a tira' fori! Nun lo vedete che i musei de mezza Europa se stanno a prende li pezzi mejo? In quel museo della Britannia, ce stanno a fa' li soldi grossi co la roba mia...che poi si nun me prendeva la fissa delle conchiglie, pure i britannici erano miei sudditi e je lo davo io il British Museum"
Passarono però ancora molti anni prima che si riuscisse ad organizzare il recupero dei due relitti. Ciò non stupisce se si pensa che questa storia si svolge in Italia, la Salerno-Reggio ancora non siamo riusciti a finirla ai giorni nostri, figuriamoci quasi cento anni fa per recuperare dei relitti di epoca romana incagliati a 7, 14 e 19 metri di profondità!

L'ultimo tentativo 1926-1929
Siamo in epoca di fascismo e Mussolini si sa, aveva puntato molto sul mito della romanità. Vuoi che uno che si faceva salutare con il saluto romano, non si interessasse delle Navi di Caligola? Fra imperatori si dovevano dare una mano. Noblesse Oblige.
"Intanto a me sta storia de questo che se fa salutà come ce salutavano a noi altri veri imperatori, non me sconfinera pe' niente, me pare che ce sta a pija' per culo. Però speriamo che st'altro esaltato riesce a fa' qualcosa de bono, sinnò me tocca aspettà n'altri 500 anni." Caligola con una certa diffidenza, si affidava a questi nuovi posteri con flebili speranze.
Il duce fa un sopralluogo
L'impresa fu titanica. In pratica dovettero svuotare mezzo lago di Nemi e contemporaneamente costruire due hangar enormi per poter contenere i due relitti.
L'inizio dei lavori

Nacque così il museo delle navi romane di Nemi, fiore all'occhiello dei musei storici perché costruito proprio dove si erano ritrovati i reperti, una parte della via che conduceva verso il tempio di Diana, attraversava il museo e le navi si ergevano fiere in tutta la loro magnificenza.





Durante le operazioni di recupero, frotte di curiosi si affollavano a visitare i relitti appena recuperati

Il giorno dell'inaugurazione, il duce in persona presenziò all'evento. Ma quando tutti i presenti lo salutarono fieri con il saluto romano, accanto a lui lo spirito di Caligola si prendeva tutte le onoreficenze:" Te piacerebbe eh?...nun ce provà, ce l'hanno co' me...me stanno a saluta' a me! So io il vero imperatore! E piantela co' ste pajacciate, che qui secondo me, va a fini' male!"
Come aveva ragione questa volta il nostro Caligola.
L'inaugurazione del museo delle navi romane a Nemi

Scoppiò la seconda guerra mondiale, una follia generale dilagò in tutta Europa. Nel 1944, a poche decine di metri dal museo delle navi romane, si era asserragliato un distaccamento delle truppe tedesche per controllare l'avanzata degli alleati da sud.
" comandanten, abbiamo il sospetto che una truppa di tarme nemichen sia nascosta all'interno delle navi romanen."
" bruciate tutten!"
Caligola, assisteva atterrito a questa scena:
"Ah germanico! Ma 'ndo stai a annà con quell'accendino?...aho, ah tedesco! Mica starai a fa' sul serio, aho, fermate! mi' padre era dei vostri...magari semo pure mezzi parenti...ma che stai a fa'?!...e poi dice che er matto ero io...fermate ah 'mbecille! Che te possino caricatte! Fermo! nooooo!"
La notte fra il 31 Maggio e il primo Giugno 1944 un lunghissimo rogo bruciò quasi completamente le meravigliose navi di Caligola. La storia delle navi nel lago di Nemi, si concludeva così nel più assurdo e becero dei modi. Oggi, esattamente 69 anni dopo, celebriamo su questo blog il triste anniversario.
"Ah Dia', te saluto. Me ne torno a Roma, qui nun c'ho più niente da fa'..."
" Che ci vuoi fare Cali' so esseri umani, so' mortali...sono limitati, mica come noi altri...ma 'ndo vai mo' ? che vai a fa' dentro l'urbe? guarda che pure lì è tutto un gran casino, traffico, gente stressata che corre avanti e indietro. I tuoi monumenti nun se li fila più nessuno, dice che nun c'hanno i sordi pe' fa la manutenzione..."
" e te credo, se so magnati tutto, sti morammazzati...vado va', vedemo si riesco a fa venì alla luce qualche coccio de li miei, prima che me sfondano tutto co' li binari della metropolitana..."

11 commenti:

  1. Che bella storia Guendalina...sono tua nuova follower...
    Amelina

    se vuoi ricambiare il mio blog è questo: iricamidiamelina.blogspot.com

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  2. Eccomi a commentare dopo questo interessantissimo percorso storico artistico sulle navi di Nemi. Un brava non te lo toglie nessuno!! Questi post avvalorano la mia tesi di sempre e cioè se ci fossero più persone in grado di coinvolgere studenti con narrazioni divertenti i voti a scuola migliorerebbero moltissimo...peccato che la maggioranza dei prof sia bravissima solo a creare climi soporiferi

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    1. Grazie infinite! Scrivere questo post è stato complicato, ma credo che questa storia sia davvero interessante e che valga la pena di spenderci un po' di tempo. Anche io a scuola ho sofferto la troppa accademicità di certi professori che ti facevano fare certi sonni...peccato, perché rileggendo certi avvenimenti oggi, mi rendo conto che la storia è fatta di esseri umani come noi, con sentimenti, emozioni, pregi e difetti, non solo di date e avvenimenti sterili. Speriamo comunque che non mi prenda la fissa di raccontare argomenti scolastici...altrimenti vi ammorbo per i prossimi sei mesi con storia, geografia astronomica e scienze!!

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  3. Brava Guendalina, finalmente ho potuto ritagliare un po' di tempo per leggere tutto con calma...hai visto mai che ti fanno scrivere un libro di storia raccontata ai bambini. Io lo comprerei :-).

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    1. Grazie per la fiducia! Mi piacerebbe tantissimo, anche perché mi sto appassionando anche io alla storia un po' riveduta e corretta da una strana come me e non come ce l'hanno fatta studiare a noi che dopo tre giorni uno si scordava tutto e piuttosto che studiare io preferivo spolverare i 367 ninnoli sui ripiani di mia madre!

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  4. Brava, brava , bravissima, davvero!!!! E non solo per averci postato questa bellissima storia, ma per il modo in cui sei riuscita a farlo!

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    1. Grazie di cuore Simona. Soprattutto per la pazienza che tu e tutti quelli che sono arrivati in fondo avete dimostrato nel leggere questo lunghissimo post. La storia è avvincente...proprio questa sera a cena mio marito mi ha fatto venire una mezza idea di approfondire un po' e provare a pubblicarla...ma poi mille dubbi, insicurezze, il tempo che non c'è mai...chi lo sa, la notte porta consiglio. Grazie ancora e un forte abbraccio

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  5. Ma che figata questa storia! Mio nonno che fece la seconda guerra mondiale, ricordava raccontando come Mussolini fece delle opere che tutt'oggi ci circondando senza che nessuno lo ricordi. Peccato per il fanatismo e peccato che quei meravigliosi reperti non siano vissuti tanto a lungo.

    Mitico lo scambio Caligola-resto del mondo! Me lo sono immaginato in ciavattelle, solo lui con quello slang poteva dare loro il nome, in t-shirt zozza de sugo che si incazza come Mario Brega nei film di Verdone
    ahahahahahaha

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    1. Mario Brega è un mito! È vero, questa storia è avvincente e Caligola era troppo simpatico per limitarmi a narrarne le gesta in modo asettico. Ho voluto dargli un'anima...

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