giovedì 1 maggio 2014

Gioie e dolori

La Charmant ha attraversato una crisi e forse non la ha ancora nemmeno passata del tutto, non so.
Di quelle crisi sconvolgenti e travolgenti. Di quelle brutte che coinvolgono inevitabilmente tutta la famiglia.
Il motivo della crisi?
Un'amichetta stronza. Sì perché non c'è altro modo di definirla. Lo so, non dovrei dirlo. Lo so, i bambini sono tutti belli, santi e benedetti. Ma questa è stronza e io non ci posso fare niente.

Mo' uno si chiede:" e che farà mai questa ragazzina da sconvolgere la serenità di un'intera famiglia di strani personaggi?"
Io non lo ho ancora capito bene, ma questa ci è riuscita alla grande, manco fosse un'adulta. Allora, è stronza o no?
Forse sarebbe bene entrare un po' più nel dettaglio.
Incredibile a dirsi, tutto è cominciato quando a Ottobre la Charmant ha avuto un'influenza intestinale e ha vomitato. Ovviamente di notte. La scena è stata quella consueta da film dell'orrore:
La Charmant che urla nel cuore della notte, i due genitori assonnati scattano in piedi, corrono in direzioni del tutto casuali, altrettanto casualmente si scontrano, la Strana madre urta un occhio contro la spalla ossuta del suo esageratamente magro marito, la Strana impreca a bassa voce per non svegliare la polpetta, poi al buio, procedendo a tastoni, raggiungono la cameretta della urlatrice, accendono la luce e vengono travolti dal puzzo, dallo sconforto e dalla paura. C'è vomito ovunque, la Charmant ha i capelli arruffati, tutti sulla faccia e tutti inevitabilmente inzuppati di vomito. Il letto è da buttare, così come il comodino, "Bernardo" il cane di peluche, la cassettiera, le ciabatte e persino la scatola dei colori. Il padre prende la sfortunata figliola da sotto le ascelle e camminando con le braccia tese per non imbrattarsi di vomito anche lui, si avvia verso vasca da bagno. Mentre va, trattiene a stento dei conati e si fa tutto rosso in faccia per lo sforzo, nel tragitto pesta una chiazza di vomito sul pavimento, la ciabatta non aderisce più, inizia a scivolare in un rocambolesco aquaplaning, riesce miracolosamente a non cadere, ma si strappa un muscolo. La bambina ondeggia e piange, ma non le si può evitare questa specie di trattamento da caserma. La poverina viene messa nella vasca ancora vestita, qualcuno le toglie di dosso tutto quello che ha e poi con acqua calda e sapone viene strofinata a più non posso senza purtroppo riuscire a toglierle di dosso quella nauseabonda puzza di acido gastrico. Mentre il padre le asciuga i capelli con il phon massaggiandosi la schiena poi, la madre fra un conato ed una lacrima di disperazione spala vomito. Sì spala, infatti le servirebbe un badile, invece si accontenta dello scopettone, disinfetta, deodora, apre tutte le finestre, avvia la lavatrice facendosi il segno della croce. L'orologio segna le quattro del mattino.
Un'esperienza così ti segna e in qualche modo ti cambia per sempre. Dunque una bambina di sei anni per di più estremamente sensibile cosa vuoi che faccia una volta tornata a scuola dopo certi fatti? Li racconta alle sue amiche.
Le amiche della Charmant sono tre. Una è stronza.

Da quel momento, la stronza ha cominciato, Dio solo sa perché, a dire che la Charmant stava mentendo. Ha convinto le altre due amiche che la Charmant era una bugiarda e dal quel momento ha messo in dubbio tutto quello che lei diceva e ha insinuato il dubbio anche nella testa di tutti gli altri.
La Charmant ha quindi cominciato a dare i primi segni di un disagio che sarebbe diventato sempre più grave fino ad arrivare a febbraio quando tutti i giorni la Chamrmant sarebbe entrata in classe piangendo a singhiozzi tra la disperazione mia e di suo padre del tutto inermi di fronte a questo problema che non eravamo in grado di affrontare.
La povera Charmant ha cominciato fin da subito a raccontarmi delle angherie che subiva dalla stronza:" sai mamma, mi ha detto Genoveffa che non è vero che ho vomitato..." (chiameremo la stronza Genoveffa) le mie risposte erano sempre più o meno le stesse:" vabbeh, ma che te ne frega? tu sai che hai vomitato davvero. Chissenimporta di quella mezza calzetta di Genoveffa..." O anche "mollale un calcio in culo" (di questo consiglio mi vergogno, ma glie lo ho dato un giorno in cui ero molto nervosa) Oppure "e tu mandala a quel paese e vai a giocare con un'altra bambina..." Sottovalutavo il problema. Non mi rendevo conto di quanto quello che stava accadendo, stesse devastando l'equilibrio di mia figlia. La Stronza aveva convinto anche tutti gli altri bambini che la Charmant fosse bugiarda e che a scuola fosse una schiappa e così cosa ti va a succedere?! La Charmant le bugie ha cominciato a dirle davvero, a scuola ha cominciato a fare un sacco di errori e per di più piangeva, piangeva continuamente. Piangeva la mattina prima di entrare a scuola, piangeva la sera prima di addormentarsi, piangeva il sabato e la domenica quando si svegliava alle 6.30 convinta di dover andare a scuola.

Allora, è stronza o no questa ragazzina?
A un certo punto io mi sono voluta accertare di persona di cosa stesse accadendo in quella classe e così ho fatto quello che qualunque madre strana avrebbe fatto al mio posto: mi sono appostata ed ho origliato.
"Fammi un po' sentire con le mie orecchie cosa sta combinando 'sta Stronza a mia figlia..." Mi sono detta.
Così all'ingresso della scuola io portavo mia figlia vicino alla stronza, poi mi mettevo lì e origliavo. Successivamente mentre i bambini salivano in classe io seguivo, sempre appresso con le orecchie appizzate fino alla classe. Mi è toccato anche maltrattare la suorina bassa che tentava di cacciarmi, ma io imperterrita:"ah sor Ceci' non ci si metta pure lei che qui la situazione è grave!" Lei ha capito, oppure ha desistito perché sono mezzo metro più alta di lei.
Da questa osservazione da vicino ho capito, altroché se ho capito quale fosse il problema.

Il problema è che Genoveffa è una grandissima, colossale, oceanica Stronza.
Guarda, se esistesse un museo degli stronzi, Genoveffa dovrebbe essere portata lì e messa in una teca con una targhetta sotto:" la Stronza più grande del mondo".
Tutte le volte che la povera Charmant si avvicinava a lei, questa strega malefica in erba trovava il modo di ferirla a morte. "Vattene! Non voglio darti la mano!" Le diceva. Oppure, se la Charmant le si sedeva accanto in classe lei si alzava e cambiando posto le diceva:" io vicino a te non ci voglio stare, perché tu non sei brava e mi fai sbagliare...non sei brava come me a scuola..."

Ho riportato i risultati di questa osservazione allo Strano. Non ci poteva credere.
"Non capisco" diceva aggirandosi per casa con le mani incrociate sul fondoschiena e parlando con se stesso " io esco sempre di casa con una saccocciata di vaffanculi pronto a dispensarne a destra e a manca, mia moglie si porta uno zaino di vaffanculi, chè una saccoccia non le basterebbe per quanti ne molla...ma questa figliola, da chi avrà ripreso?..."
Non poteva trovare una risposta, era un uomo distrutto.

Mi sono rivolta alla maestra, le ho raccontato tutto quello che avevo sentito. Non poteva crederci nemmeno lei. "Ma come è possibile che io non me ne sia accorta prima?..." Mi chiedeva perplessa...
A parte il fatto che questa domanda alla maestra glie la avrei dovuta fare io:"dove cacchio stavi tu? Porcaccio boia! Come hai potuto non accorgerti di tutto questo?" Ma io avevo la risposta anche a questa domanda. La Stronza spara le sue fucilate sempre sottovoce, non si fa accorgere dagli adulti. Il suo aspetto è sempre angelico e ha sempre sulle labbra un dolce sorrisetto...ma poi appena gli adulti non la guardano, lancia la sua supposta...sempre diretta verso le chiappe di mia figlia porco mondo!
Una volta la Stronza mi ha addirittura affrontato a viso aperto. Al contrario della suorina, non si è intimorita di fronte al mio metro di altezza in più di lei. Ha aspettato che la Charmant si allontanasse un momento, poi una volta rimasta sola con me, mi ha guardata dritta negli occhi e con aria di sfida mi ha rivolto il suo interrogatorio:" mi ha detto la Charmant che tu le dici sempre di trattarmi male. Perché?..." Avrei voluto prenderla a schiaffi. Già me lo vedevo il suo visino angelico con il segno delle mie cinque dita sopra! Mi sono trattenuta. Ho fatto fatica però. Ho fatto un respiro profondo e le ho risposto. "Beh, non le dico di trattarti male così, tanto per fare, gratuitamente, se capisci quello che intendo. Le dico di trattarti male solo se tu tratti male lei. In pratica le dico di difendersi. Che dovrebbe fare, subire sempre?" Lei ha incassato la risposta con il suo solito sorriso da angioletto, poi appena la Charmant è tornata le ha detto sussurrando:" ha detto tua madre che non è vero che ti dice di trattarmi male, sei bugiarda..." La Charmant mi ha guardato persa e io sono intervenuta.
Lo so, non si fa.
Lo so, i bambini dovrebbero cavarsela da soli in certe situazioni, ma è stato più forte di me:
"Eh no carina, la bugiarda non è mia figlia...io non ti ho detto affatto questo. Ti ho detto che le dico di trattarti male solo se tu tratti male lei." La Charmant quel giorno è entrata in classe leggiadra chiacchierando allegramente con gli altri amichetti...io seguivo fissando in cagnesco la stronzetta e le auguravo una tremenda diarrea. Lo so, non si fa. La suorina mi guardava da lontano e non osava dire niente.
Insomma una situazione ingarbugliata e difficile da sbrogliare. C'erano troppe pedine, troppi dettagli di cui tener conto, troppa sensibilità, troppa cattiveria. Io e mio marito non eravamo capaci di risolvere questo enorme problema.
E così il problema è entrato a grandi passi dentro la nostra casa. La Stronza è entrata senza nemmeno bussare, senza chiedere il permesso, senza portare che ne so due paste, e si è piazzata idealmente sul divano del salotto con la sua cattiveria e il suo sorriso angelico.
Qualunque cosa facessimo, lei era lì. In ogni nostro discorso, sogno, discussione lei era lì e sembrava dirci:" vi ho messo in crisi eh?! Che genitori inadeguati che siete...tutto qui quello che sapete fare?..."
La charmant parlava spesso di lei, naturalmente tutti i suoi racconti erano agghiaccianti: soprusi, maltrattamenti, cattiverie, prepotenze alle quali la Charmant non era in grado di reagire con cattiveria come noi invece le suggerivamo di fare. Tanto che ad un certo punto abbiamo smesso di consigliarle di mandarla al diavolo o di picchiarla, perché lei non ci riusciva proprio. Le voleva troppo bene a 'sta Stronza e il solo pensiero di maltrattarla la faceva stare male...a questo punto ho alzato le mani, anzi le ho abbassate e le ho congiunte dietro alla schiena, unendomi alla passeggiata di riflessione di mio marito e in fila indiana appresso a lui, continuavo a domandarmi:"ma da chi ha preso sta figliola? Proprio non lo so..."

Comunque la situazione si era fatta pesante, non sapevamo proprio più che pesci pigliare. Il disagio di nostra figlia era talmente entrato nelle nostre teste e di conseguenza in tutte le nostre azioni, che è successa la cosa peggiore che potesse accadere, per mano mia e davanti agli occhi di mio marito.
Una mattina, dopo aver impiegato il consueto quarto d'ora a convincere la Charmant ad uscire di casa per recarsi a scuola, mi sono infilata in macchina con un diavolo per capello. Quella mattina mi toccava prendere la macchina di mio marito perché la mia era stata venduta con eccessiva fretta ad un senegalese ed io ero in attesa che arrivasse la nuova (vabbeh, nuova...usata, immatricolata nel 2003...) 
Quella mattina, ero al limite della sopportazione. Le lacrime di mia figlia pesavano ancora tra le mie mani che le avevano asciugate fino a un minuto prima. Sembravano lacrime di piombo tanto mi pesavano sui palmi mentre facevo il mio ingresso nel box a grandi falcate, scavalcando attrezzi e giocattoli del mare, redarguivo mio marito perché stava impiegando troppo tempo ad allacciare le cinture alle due minori, contemporaneamente verificavo di non aver dimenticato di prendere le cartelle (una volta mi è successo di lasciarle a casa) le colazioni, le figlie stesse e l'ombrello perché tanto per cambiare stava piovendo ed urlavo come un'ossessa:" Muoviamoci con queste cinture di sicurezza, benedetto uomo! Guardate che ora si è fatta mannaggia il demonio, adesso troveremo un sacco di fila a quella maledetta rotonda strapiena di automobilisti beceri che piuttosto che fare dieci passi a piedi si farebbero sparare ed arriveremo tardi, non troverò parcheggio e mi toccherà trascinare figlie, cartelle, ombrelli e me stessa sotto la pioggia per un chilometro!! Maledizione, accidentaccio..." Mentre imprecavo, mi lasciavo cadere pesantemente sul sedile, poi eseguivo meccanicamente le operazioni di chiusura dello sportello con sbattuta teatrale, accensione con parolaccia, ingranaggio della retromarcia con scuotimento di tutto il corpo, stacco frizione, acceleratore. O almeno così credevo di aver fatto.

In realtà non avevo ingranato la retromarcia, ma la prima.

La macchina è partita e prima che io potessi accorgermi di quello che avevo fatto, la mia folle corsa di era già arrestata contro il muro del vano caldaia.
Il tutto sotto lo sguardo attonito di mio marito.
Permettetemi di riassumere la vicenda capovolgendo la situazione e guardando la stessa scena attraverso gli occhi dello Strano:

Mia moglie questa mattina è entrata alle sette in camera da letto. Già stava strillando mentre abbassava la maniglia della porta:" muovetevi, sveglia! Giù dalle brande che è tardi!! Forza che mi fate fare tardi! Il latte, lavarsi il viso, fare pipì...la tuta, le scarpe...e pettina quei capelli che altrimenti ci fanno il nido dentro gli uccellini!" Sembra di stare in caserma tutte le mattine, porcaccio boia.
Poi, come è ormai abitudine da qualche settimana a questa parte, la charmant ha cominciato a piangere perché non voleva andare a scuola.
Ha paura di una compagna di classe che l'ha presa di mira e ci sta facendo passare l'inferno.
'Sta stronza.
Dopo circa un quarto d'ora di opera di convincimento sul divano, io seduto a destra, mia moglie a sinistra e la charmant in mezzo a noi, siamo riusciti a convincerla. Le abbiamo asciugato le lacrime, le abbiamo soffiato il naso e l'abbiamo aiutata ad alzarsi per andare a scuola a prendersi la sua razione di merda quotidiana...
Guarda se un giorno o l'altro non mi tocca andare a scuola a fare un casino della Madonna eh...
Poi le tre donne di casa si sono infilate nella mia macchina, due di loro sbadigliavano, la terza urlava.
Mi è toccato anche prestare la mia macchina a quella pazza esaurita di mia moglie. La sua era ridotta in condizioni pietose. L'ho venduta a un senegalese che commercia in mutande e calzini al mercato e gli serviva un bagagliaio capiente per trasportare la sua merce.
Ma questa pazza che ti fa?! Entra nella MIA macchina, nel frattempo non perde l'occasione per farmi due o tre cazziatoni, così buttati là fra un'imprecazione contro il demonio e una contro il traffico e la società consumistica schiava delle automobili e dei motori a combustione interna, poi ingrana la prima e si schianta contro un muro!
No dico, con la mia macchina. Con dentro le mie figlie.

Subito dopo l'impatto mi sono girata a guardare le mie figlie. La polpetta stava osservando da vicino un biscotto e sbriciolava impunemente nella macchina di suo padre, la Charmant guardava sconsolata fuori dal finestrino probabilmente pensando che avrebbe preferito rimanere tutta la mattina nel box, nascosta dentro il trasportino puzzolente del cane piuttosto che andare ad affrontare quella bulletta della stronza.
Le mie figlie non si erano praticamente accorte di nulla. Probabilmente avevano scambiato il colpo ricevuto per una delle mie frenate isteriche della mattina. Accertatami delle condizioni delle bambine ho guardato mio marito.
Era in piedi accanto alla macchina, i tendini di tutto il corpo tirati come la corda di un funambolo, pronti a cedere da un momento all'altro. Braccia in avanti, dita completamente aperte e leggermente piegate, come se tra le mani stesse tenendo un enorme pesantissima palla. Ciabatte ai piedi, piedi leggermente sulle ventitré, gambe flesse come se fosse appena atterrato dopo un salto da tre metri di altezza, pigiama stropicciato, felpa con cappuccio, il cappuccio lo teneva in testa per ripararsi il capo glabro dal freddo sferzante della mattina. Con il colpo, il cappuccio gli era ricaduto sulle spalle lasciando scoperto il volto con la sua espressione che gli dava un aspetto non umano.
Il viso di mio marito era trasfigurato. Era un misto fra l'Urlo di Munch e la faccia di Tardelli che esulta dopo aver fatto gol ai mondiali. Solo che mio marito non esultava e non correva.
La mandibola era caduta così in basso che quasi gli toccava il petto, gli occhi erano sgranati, le labbra livide, sulle guance si intravedevano delle venuzze viola.
Ho fissato questa immagine nella mente come in un istante eterno che non dimenticherò mai.
Credo di aver pensato:" ora mi ammazza"
Finalmente mio marito ha tentato di proferire parola.
Il labiale è stato chiarissimo, la frase storica che mio marito ha cercato di pronunciare in quel frangente è stata la seguente:" ma....porco cazzo...."
Dato lo shock però la voce non è uscita al primo tentativo. Mio marito ha sfiatato come se qualcuno gli avesse bucato i polmoni e i suoi occhi si sono fatti ancora più grandi.
Al secondo tentativo però è riuscito a far uscire l'aria intrappolata nei polmoni fino a quel momento, così il fiato è uscito con tutta la potenza di chi è rimasto incastrato a lungo e finalmente si libera. Alla parolaccia è seguita una lunga sequenza di frasi sconnesse che non ho colto. Sono riuscita solo a capire che il mio consorte si rifiutava di vedere cosa fosse successo alla sua macchina, poi camminando con le gambe rigide e agitando le braccia come una marionetta si è infilato in casa sbattendo la porta.
Io sono scappata, letteralmente.
Ho finalmente ingranato la retromarcia e mi sono defilata cominciando a fare nella mia testa l'elenco dei paesi che concedono l'asilo politico.
La Polpetta e la Charmant a quel punto si sono riavute dal loro stato di tranche e hanno cominciato a fare commenti:
"Mamma, non si dice quella parola con la C..." Ha detto la polpetta.
"Lo so amore, ma non mi sembra il caso di farlo notare a papà in questo momento. È furibondo, lasciamolo solo che è meglio" le ho risposto io facendo finta di essere calma.
"Meno male che non era la macchina grande mamma, altrimenti sai papà come si arrabbiava?!" Ha aggiunto la Charmant.
Ho evitato di farmi vedere per tutta la giornata e alla fine lo Strano, dandomi prova di immenso amore, mi ha perdonato.

Tanto per la cronaca, alla fine mio marito una mezza rivoluzione a scuola la ha scatenata, con la mia complicità e soprattutto su mio suggerimento si è rivolto al preside, facendo infuriare la maestra che ora odia lui e osanna me perché crede che io abbia fatto o detto qualcosa alla Chamrmant che ha in qualche modo risolto la situazione. In realtà io ho proceduto per tentativi come una che cammina in una stanza completamente buia e lo stesso ha fatto mio marito. Vuoi per qualcosa che abbiamo fatto o detto noi, vuoi per una forza inspiegabile e salvifica che ognuno di noi ha dentro di sé e che la Charmaht solo ora ha scoperto di avere, la situazione si sta normalizzando. La Chamrmant non piange più, sta facendo amicizia anche con gli altri compagni di classe e all'occorrenza dice alla stronza che è un'antipatica (io preferirei che le desse della stupida idiota crudele invidiosa testa di cazzo, ma mi accontento di antipatica). La macchina di mio marito è rimasta illesa perché il muro lo ho colpito con la sola targa, in compenso il muro del vano caldaia è ridotto così

Il tutto per la gioia del cane che sta concludendo l'opera scavando di tanto in tanto nel tentativo di portare a termine il suo sogno di fuga e le bambine la aiutano staccando pezzetti di gesso che usano per scrivere sulla lavagna.