venerdì 28 giugno 2013

Diario di bordo


5.35 i miei occhi si aprono, o meglio si spalancano. Bene, 4 minuti netti prima che suoni la sveglia.
Strattono l'uomo di casa che non si muove. Lo strattono di nuovo tirandolo per un piede, fa un verso che è un misto fra il verso dell'uccello grifone in amore e l'ultimo rantolo di uno Ieti morente.
Mi accerto che abbia aperto almeno un occhio e scendo con il mio fedele iPad sotto braccio. Un unico pensiero occupa la mia mente. Devo depilarmi l'inguine.

Ore 5.46 l'uomo di casa mi ha raggiunto in bagno dove ho già fatto, doccia, depilazione definitiva, ritocco sopracciglia e pulizia dei denti. Io vado alla velocità del suono, lui più lento di un bradipo. Mi guarda assente, non sa cosa deve fare. Sente una strana pressione sul basso ventre come un senso di costipazione che però a quest'ora non riesce a collegare allo stimolo della minzione. Poi un neurone riprende a funzionare, fa il collegamento e l'uomo di casa svuota la vescica mentre io in cucina, spunto l'elenco di cose che devo ancora fare prima della partenza.

Ore 5.48 "guarda che fra dieci minuti arrivano i due vecchi, vedi di sbrigarti"
"Aho, ma sti vecchi chi li ha chiamati?!" 
" ma se hai detto tu che avevi piacere che venissero..."
" che c'entra, l'ho detto solo per fare l'educato..."
" educato, sbrigati che ti lasciamo a casa..."
" magari..." Sbadiglia a tutta bocca l'uomo di casa.

Ore 6.03 vecchi al cancello. Mia madre si affretta a pulire i vetri della nostra macchina con una pezza. La bagna addirittura, sfidando la temperatura proibitiva e io non capisco davvero perché lo stia facendo.

Ore 6.07 esce la prima figlia imbacuccata nella coperta e ancora dormiente e viene cinturata sul seggiolino. Accenna un occhio aperto e un lamento per il freddo, ma non ce la fa e crolla con la bocca aperta e la testa reclinata all'indietro.

Ore 6.09 esce la seconda figlia imbacuccata nella coperta e ancora dormiente. Questa viene cinturata sul seggiolino senza nemmeno accorgersene. Continua a dormire russando profondamente. Ogni tanto un colpetto di tosse con cambio di posizione.

Ore 6.10 siamo in riserva, prima deviazione per andare al distributore. Iniziamo male, molto male. Guardo in cagnesco l'uomo di casa.

Ore 6.28 con il serbatoio pieno e lo stomaco vuoto, partiamo. Meno male che mia madre provvede allo stomaco vuoto con dei cornetti. La figlia charmant apre un occhio e sentendo l'odore del cornetto, ne fa richiesta formale. La zittiamo e le promettiamo che se si riaddormenta, appena si sveglia si becca un cornetto, altrimenti, digiuno fino a sera. La minaccia funziona. Entrambe le figlie dormono di nuovo.

Ore 7.12 l'uomo di casa mette alla prova Mister M che ci segue con la sua auto. "Vediamo se Mister M mette alla frusta la meccanica..." E accelera sulla via Appia.

Ore 7.13 l'uomo di casa ha preso uno scappellotto e stiamo di nuovo viaggiando entro i limiti di velocità. 

Ore 8.20 come da previsione del navigatore dell'iPad siamo arrivati al porto. La fila per fare i biglietti è piuttosto lunga, le mie figlie hanno appena fatto pipì per strada guardando il mare e io mi sono vergognata della quantità di liquidi che è uscita dai loro piccoli corpi.

Ore 9.20 con soli cinque minuti di ritardo, il traghetto ha lasciato il porto in direzione Never Land.

Ore 9.35 la mia figlia polpetta, c'ha paura. Teme l'affondamento del traghetto a causa di un improvviso temporale. Il cielo è di un blu limpido, all'orizzonte nemmeno una nuvola. Le ho spiegato che l'ipotesi del temporale è piuttosto remota, ma non mi sembra affatto convinta.

Ore 10.22 ho esclamato "che tette!" Riferendomi ad una signora che sedeva accanto a me e aveva una scollatura piuttosto generosa. Lei infastidita, ha sistemato il succinto abito che le copriva si e no mezza tetta. A nulla è valsa la mia precisazione che il mio era solo interesse scientifico misto ad invidia. La donna mi guarda male e mi da le spalle.

Ore 11.25 attracchiamo. Il mio iPad si è spento a causa di mio marito che mi ha costretto a tenere il navigatore in funzione per tutta la durata del viaggio fino al porto. Lo insulto mentre guardo lo spettacolo di Never Land in avvicinamento e io non posso fare fotografie.

Ore 11.45 dopo che il tipo della navetta ci ha fatto perdere 20 minuti soltanto per prendere le valige che porterà all'albergo, ci avviamo a piedi per la strada che porta dal porto alla piazzetta. Nel tragitto Mister M ha detto" già mi ha deluso sto posto, me lo immaginavo meno caotico, più selvaggio" è seguito un linciaggio da parte delle donne del gruppo con finale mio che lo rimproveravo così:" aho! Imparati a goderti il bello delle cose."

Ore 12.50 telefonata di auguri della mia amica Enela che non sentivo da troppissimo tempo:" Amica mia!! Ho fatto una botta da matta, ho preso e sono scappata qui, su questa "isola che non c'è" per festeggiare il mio compleanno...no, non da sola, avrei voluto...ma no, mi sono portata dietro tutti. No, da sola non lo avrei mai fatto, avrei chiamato te!!"

Ore 12.00 dice che si chiama hotel Belvedere...ma il Belvedere dove sta?

Ore 12.27 ho appena realizzato di essermi dimenticata a casa le mutande di ricambio. Sono nelle mani del sole che asciughi le uniche mutande che ho e che laverò quotidianamente.

Ore 13.20 mai, mai rivolgersi alla vecchia del Conad di Never Land per farsi fare cinque panini. Ci puoi morire mentre aspetti che li prepara. 

Ore 13.39 telefonata di Uga con tanto di canzone "tanti auguri a te" cantata a squarciauga, inutile che spieghi cos'è, lo ha già definito con rigore scientifico il Super durante la sua intervista. Durante la telefonata si è parlato della zia Emma, storica zia di Uga che compie gli anni esattamente lo stesso giorno mio. Solo che lei oggi ne compie 108!! Abbiamo ipotizzato che sia la donna più vecchia di Roma, forse anche di tutta la provincia...facciamo di tutta la regione Lazio va'...

Ore 14.00 L'uomo di casa si ritira in albergo per un fabbisogno fisiologico. Già so che sparirà per un'ora buona.

Ore 15.30 l'uomo di casa è appena tornato in spiaggia mentre io ho dovuto portare la figlia polpetta per ben due volte nel bagno di un bar perché doveva fare la cacca (tutta suo padre...)io ho stimato che la latrina fosse nella top ten dei bagni più sporchi e puzzolenti dove io sia mai stata in tutta la mia vita.

Ore 16.37 saliamo tutti a bordo di un pedalò. La formazione è questa: io e l'uomo di casa ai pedali, i vecchi sui sedili posteriori, le bimbe sparse con i braccioli alle braccia. La figlia polpetta teme l'affondamento del pedalò. Qualcuno cerca di tranquillizzata dicendo che i pedalò sono inaffondabili. Io peggioro la situazione esclamando:" lo dicevano anche del Titanic" per fortuna la polpetta non conosce quella sfortunata storia.

Ore 17.02 mia madre è riuscita in soli 25 minuti a metterci in allerta per i seguenti pericoli imminenti che secondo lei stavamo per urtare:
- due canoisti che passavano pagaiando ad almeno 50m da noi
- un pattino con a bordo un pancione tedesco attempato insieme a tre giovani bionde con dei sederi che rasentavano la perfezione. Spero ardentemente che fossero le figlie.
- il tedesco pancione che si era tuffato per rinfrescarsi un po' 
- sei scogli
- un gabbiano
- la scogliera
- una boa
Poi ad un tratto mia madre, guardando il mare ha esclamato:" to guarda, un giubbotto di salvataggio in mare...chi l'avrà perduto?..."
"Non è un giubbotto di salvataggio! È la maglietta mia!" Ha imprecato mio marito. Il panico si è impossessato del pedalò. Io avrei voluto cominciare a pedalare all'indietro, senza toccare il timone. Lui invece ha scelto di buttare il timone tutto a destra e cominciare a pedalare come forsennati per tornare indietro facendo un inutile quanto sfiancante girotondo. La divergenza di vedute ha naturalmente scatenato le mie proteste. Io urlavo, la figlia charmant piagnucolava, la figlia polpetta terrorizzata sussurrava "affonderemo, affonderemo..." Guardando fissa davanti a sé. Mia madre ci spronava a sbrigarci perché la maglietta stava lentamente affondando e presto sarebbe scomparsa negli abissi. Intanto l'uomo di casa incolpava me e mia Madre di essere le responsabili del disastro sostenendo strane teorie sul fatto di aver poggiato la maglietta sui nostri sedili o qualcosa di simile. Mister M ci invitava a mantenere la calma perché stavamo spaventando le bambine. Quando ormai la maglietta non era altro che una macchia gialla sotto la superficie del mare, l'uomo di casa ha compiuto un gesto eroico e lo ha fatto nel più plateale dei modi. Si è alzato, facendo oscillare pericolosamente il natante, si è sfilato i jeans, facendo oscillare ancora più pericolosamente il natante, e infine si è tuffato a volo d'angelo provocando a bordo una specie di Tzumami. 
Per qualche secondo è scomparso tra i flutti. Io preoccupata ho pensato:" ecco fatto..." Un silenzio denso di pathos si è impossessato del pedalò fino a che a sorpresa lui non è rispuntato fuori con la maglietta in mano. Il gesto è stato salutato da un applauso scrosciante.
L'eroe del giorno, risalendo a bordo ha dichiarato:" non potevo lasciarla andare. Me l'aveva regalata il mio caro amico Berisha".
Ma l'avventura non era ancora terminata. Dopo aver debitamente strizzato e steso la maglietta (nonostante avessi giurato su quanto avevo di più caro al mondo che almeno il giorno del mio compleanno non avrei avuto a che fare con il bucato...) abbiamo iniziato a ribatterci verso la riva.

Ore 17.21 stavamo pedalando in scioltezza verso il noleggio quando l'uomo di casa si è accorto che il tedesco panciuto stava pedalando nella nostra stessa direzione aiutato da una delle tedesche bòne. La competizione è scattata automatica e io non mi sono di certo tirata indietro. Abbiamo cominciato a pedalare tutti come pazzi, sentivo il fiatone della bionda dietro di me, ma non mollavo. I muscoli delle cosce mi bruciavamo ma non potevamo lasciarlo vincere. "Vi faremo mangiare la mostra schiuma!!" Ho dichiarato mentre mi aggrappavo ad una maniglia per farmi forza. La riva si avvicinava sempre più velocemente e anche il pedalò degli stranieri ormai ci stava alle calcagna. Con uno sprint finale l'uomo di casa e io abbiamo dato una sonora legnata ai germanici in vena di gareggiare. "Italia Germania 3-1, finale mondiali dell'82!" Ha urlato mio marito mentre il nostro pedalò tagliava per primo il traguardo finendo sui piedi del noleggiatore che terrorizzato aveva alzato entrambe le mani. Un applauso da parte di un vecchio pescatore seduto su una sedia di legno sul bagnasciuga ha sancito la nostra vittoria.
"Avremo anche vinto noi, ma i sederi delle tedesche sono una delle prove dell'esistenza di Dio" ho pensato io con una certa malinconia e al dispiacere ho aggiunto anche la triste considerazione che forse le tre bionde nell'82 non erano nemmeno nate.

Ore 19.52 mentre arrivavamo al ristorante ho ricevuto la telefonata del Super che a sorpresa si è ricordato del mio compleanno! Quest'anno è stato decisamente anomalo perché entrambi abbiamo avuto uno sprazzo di lucidità e ci siamo ricordati del compleanno dell'altro. Non era accaduto praticamente mai in 34 anni. La conversazione è iniziata con delle urla del Super che con il tono di voce di quando l'Italia segna alla finale dei mondiali, mi augurava buon compleanno. Secondo me, tutto quell'entusiasmo era dovuto alla gioia di essersi ricordato del mio compleanno. Dopo tutto quel baccano, io gli ho fatto notare che nonostante l'impegno non era riuscito a raggiungere i decibel di Uga. Ho sbagliato a sfidarlo, perché a quel punto si è prodotto in una somigliantissima imitazione del buon compleanno che mi ero già sorbita durante la telefonata con la nostra Ugola d'oro. Poi abbiamo continuato e parlato di sindacati e di una scoperta agghiacciante fatta dal Super che ha appreso di essere antipatico ad almeno la metà dei suoi colleghi. La scoperta era avvenuta durante la pausa pranzo, quando un paio di suoi colleghi discorrevano quasi come se lui non fosse presente, del fatto che il buon Super restasse antipatico a prima vista a causa del suo aspetto. Non sono riuscita a sentire molto bene, a causa della linea disturbata, ma pare che i colleghi attribuissero l'antipatia epidermica del Super al fatto che il mio amico abbia una faccia da razzo...mah a me non pare che la sua faccia somigli ad un razzo. Comunque gli ho chiesto, la prossima volta che dovessero prendere questo argomento, di portare la mia testimonianza sul fatto che non somiglia ad un razzo e che non è affatto antipatico.

Ore 21.53 adesso se mio marito non la smette di trangugiare pesce di tutti i tipi e in tutte le salse, lo butto a mare. Mentre lui si è sgargarozzato polpo, pesce spada, calamaro, mazzancolle, spaghetti con le vongole e marmora alla griglia, la figlia charmant si è congelata arrivando a coprirsi addirittura con i tovaglioli e la figlia polpetta si è addormentata distrutta per tutte le emozioni vissute durante la giornata. Se ora si azzarda ad ordinare anche la fritturina mista, giuro che lo afferro per un alluce e lo trascino fino all'albergo!

Ore 22.26 saranno anche 800m di distanza dalla piazza all'albergo, non discuto. Ma sono tutti in salita e fatti con la polpetta addormentata in braccio potrebbero stendere un bue. Vabbeh, tanto dovevo espiare le due fette di torta che mi sono sparata per festeggiare il mio compleanno. 
Notte...domani è il secondo giorno sull'isola che non c'è.




sabato 22 giugno 2013

Fantola chiama, rispondi Super

Ha risposto! Ecco l'intervista integrale al Super

D: Nome in codice
R: “Super”, no?
 
D: Come descriveresti la nostra amicizia?
R: Ecco, cominciamo subito con le domande difficili, cazzo. Allora. Immagina un vecchio tavolaccio di legno infracichito sotto al sole cocente di una vecchia borgata romana. Sopra ‘sto tavolaccio ci sta una lattina di birra calda, una birra di merda, tipo ‘na roba turkocekoslovena doppio-malto-rugginoso, e nient’altro. Tutt’intorno il silenzio. Un silenzio feroce, da contr’ora, un silenzio torreggiante, scheggiato soltanto dal ronzìo appassito d’un moscone narcolettico. E dal suono, ritmico ossessivo, come d’un clacson. Ecco, mò la telecamera scarrella verso destra fino ad inquadrare un’Austin Metro rossa modello “Surf”, occupata da due individui squagliati dalla callaccia, un uomo e una donna, l’uomo è al posto di guida, la donna non si capisce, è in una posizione tipo una che si sta pitturando le unghie dei piedi mentre ripassa un po’ di cicoria in padella sull’accendisigari dell’Austin Metro Rossa modello “Surf”, anzi la donna sta facendo proprio queste due cose insieme e intanto canta a squarciagola un antico stornello e si spalma qualcosa di molto appiccicoso e vagamente verdastro sulla fronte. La donna dice: “Supeeeeeeeeeeeeer! Siamo già arrivati allo stabilimentooooooo? Dov’è il mare? Dov’è il mare? Dov’è il mare? Dov’è il mare? Dov’è il mare? Dov’è il mare? Dov’è il mare? Dov’è il mare? Supeeeeeeeeeeeer!”. L’uomo tamburella con le dita sul volante mentre osserva il torrentello melmoso che scorre a pochi passi dall’Austin Metro Rossa modello “Surf” e ad intervalli regolari picchia la testa al centro esatto del volante. 
Vabbè, mò penserete che il suono, ritmico ossessivo, come d’un clacson, era la capoccia mia che batteva sul volante, e invece no: è Ughetta che canta sul sedile posteriore. Amichetta sta abbattendo un pioppo per ricavarne una canoa.
 
D: Da quanti anni siamo amici?
R: A un certo punto tu hai cominciato a frequentare casa nostra per mangiare le polpette di mia madre, mangiavi un botto di polpette e te ne andavi, avrai mangiato sei o settecentomila polpette in 5 anni. A me le polpette facevano e fanno tutt’ora uno schifo supremo. Poi tu hai smesso con le polpette e hai cominciato ad inciampare ovunque, ma proprio ovunque, e continui a farlo, da 29 anni. Quindi: 5 + 29 = 34.
 
D: Sai che probabilmente sarò costretta a censurare alcune delle tue risposte, vero?
R: Vabbè.
 
D: Descrivi Il Super ad una persona che non lo conosce
R: Ho la barba e gli occhiali. Sento un rumore strano, come uno sfrigolìo, all’orecchio sinistro. Sono brizzolato, brizzolato-naturale-e-basta. Vorrei che il tempo non passasse; dello spazio invece non m'importa molto. E nulla di ciò che al mondo è lento mi è estraneo.
 
D:Descrivi Fantola (che sarei io, il Super mi chiama così)ad una persona che non la conosce
R:Ella può arrampicarsi su qualsiasi cosa, saltellare su e giù e persino fluttuare, il tutto discutendo di speculazione edilizia, broccoli ripassati e lancio del martello, con voce chiara e ben impostata, solo a tratti lamentosa, mai fastidiosa, di chi generalmente non sa dove si trova e abbassa il finestrino per chiederlo a un passante, che è sempre un turista che dice “non zapère”, e che anzi, vorrebbe saperlo pure lui dove si trova; dal finestrino semiaperto entra un odore caldo, tardo primaverile, come di antistaminici scaduti e beaujolais. Ella, alla risposta evasiva del turista, fa retromarcia e intruppa qualcosa di feroce, a giudicare dalle bestemmie.
 
D: Descrivi una scena alla quale vorresti tanto assistere
R: L’impetuoso irrompere dell’alba nel sobborgo di Ramkrishnapur, Calcutta.
 
Nota dell'intervistato: Questa cosa qua l’ho detta solo per non sfigurare rispetto a Pippo, che hai intervistato prima di me e di Amichetta e che ha visto un sacco di posti fichi e tu facevi tutta l’affascinata. Mò beccate Calcutta, tiè.
Commento della intervistatrice: ammappate oh...non ti ci facevo così esotico...
 
D: Che libro stai leggendo in questi giorni?
R:Teju Cole, “Città aperta”. E’ un libro dove non succede niente, come piace a me.
 
D: Cosa hai ascoltato questa mattina mentre ti dirigevi al lavoro?
R: Vic Chesnutt, “At the cut”. A squarciauga sulla Pontina. Vic era un genio. Anche Uga, sì, certo. Lo “squarcia-uga” è una tecnica di canto che riesce sotto ad alcune specie animali dotate di stomaco para-ruminante, le quali sono in grado di modulare suoni armonici involontari durante la masticazione del bolo. Ovviamente Uga non possiede uno stomaco pararuminante, né mastica bolo (o almeno io non l’ho mai vista farlo) però i suoni che emette quando canta sono esattamente quelli. La mia, sulla pontina, era solo una pallida imitazione. Vic Chesnutt invece cantava da dio. Anche Uga, sì, certo.
 
D: Entriamo nel vivo, stai avendo la crisi dei 40 anni quando ormai sono passati 3 anni dal tuo quarantesimo genetliaco, pensi che i nostri lettori resteranno più stupiti del ritardo di tre anni o del fatto che io ho usato il termine genetliaco?
R: I tuoi lettori sono avvezzi alle tue stranezze. Per quanto riguarda la mia crisi dei 40 anni è totalmente inventata, al solo scopo di essere intervistato da te e comparire sul blog, come Pippo e Amichetta, pur non viaggiando in zone impervie del mondo e non avendo un rapporto tormentato con le arachidi. Ho pensato che questa cosa qui della crisi dei 40 potesse fare presa, visto che tu stai lì lì per tagliare il traguardo. D’altronde, e così ti rispondo anche in merito al presunto ritardo di 3 anni, come pensi che io possa già trovarmi in quella fase là, “crisi dei 40 anni” quando sai benissimo che la mia crisi adolescenziale si manifestò intorno ai 29 anni! A 29 anni ebbi la mia fottuta crisi adolescenziale, con tutto il dirompente corredo di brufoli e atteggiamenti di sfida nei confronti dei miei genitori e ribellione alle regole e la scoperta del mio corpo che stava cambiando e le minacce di scappare di casa e tutte quelle frequentazioni di improbabili amici (tipo il Catena, il Verdesca, quello che si faceva il bidè col dentifricio, quell’altro che s’infilava le matite tra le chiappe etc. etc.), come pensi che possa avere ORA una fottuta crisi dei 40 anni? Facendo le debite proporzioni, avrò la mia crisi dei 40 anni sì e no a 56-57 anni.

Commento dell'intervistatrice: e ce lo sapevo io...è strano, lo dicevo è strana questa crisi così presto...è troppo presto...
 Nota dell'intervistato: Il fatto che talora il sottoscritto senta l’esigenza di lasciarsi andare a improvvise crisi di pianto sguaiate percorrendo a zig zag qualunque spazio lo contenga in quell’istante, fosse un ascensore o una sala conferenze o una qualunque dannatissima sala d’attesa di un dentista o di un veterinario, questo fatto qua, dicevo, non significa proprio una benemerita mazza, tanto meno la paventata crisi dei 40 anni. E’ troppo presto ora, a 43. Se ne riparla come minimo a 57.
 
D: Ho letto che per avere coscienza della crisi bisogna verbalizzarla, credi che richiedermi un'intervista sulla crisi dell'età di mezzo sia stato il tuo modo di verbalizzare o semplicemente eri invidioso dell'intervista fatta ad Amichetta e hai inventato questa storia della crisi per buscarti questa intervista?
R: Tutta invidia, te l’ho detto. Volevo solo buscarmi l’intervista.
Commento dell'intervistatrice: che te possino caricatte...m'hai fregato!
 
D: Senti il bisogno di uno scossone nella tua esistenza?
R: Per niente proprio. Meno scossoni ricevo e meglio sto.
 
D: Se sì, credi che una giornata passata accanto ad Amichetta che trangugia arachidi, possa fare al caso tuo?
R: Allora, rispetto alla faccenda di Amichetta e delle sue arachidi, voglio dire solo questo: io non penso, nel modo più assoluto, che ci sia una qualsivoglia forma di ostilità nel modo in cui Amichetta trangugia le arachidi sputando le cocce in varie direzioni, allungando il collo in modo da raggiungere più efficacemente l’obiettivo. Né credo che siano del tutto esagerate le manifestazioni di giubilo alle quali si lascia andare dopo aver colpito un obiettivo (i cori da stadio, il dito medio, etc.). Ella mantiene sempre e comunque il suo aplomb, lieve e gentile, pure in tali occasioni. E allora qual è il problema di questa faccenda di Amichetta che trangugia le fottute arachidi? Non lo dirò, qual è il problema, perché sono un dannato gentleman, e mi limiterò a delineare, nel modo più asettico possibile, la soluzione: valvole a sfiato massimo, utilizzate nei compressori per evitare che i serbatoi esplodano.
 
D: Avverti una sensazione di vuoto?
R: Se ti riferisci alle arachidi sì, ma solo quando Amichetta colpisce un obiettivo con le cocce.
Riguardo alla mia inesistente crisi di mezz’età no, niente vuoto del cazzo, solo le improvvise crisi di pianto zigzaganti che t’ho detto prima.
 
D: Se sì, lo definiresti più un vuoto esistenziale o un vuoto intestinale?
R: Provo un vuoto esistenziale, quando Amichetta sputa le cocce. Dal punto di vista intestinale non mi pronuncio, te l’ho detto che sono un gentleman, però in quel caso lì più che di vuoto parlerei di pieno, il post-arachidi presenta problemi di pieno intestinale, è ovvio, altro che vuoto.
 
D: Già che ci siamo con la filosofia, ieri al supermercato ho origliato due donne in fila dietro di me al reparto gastronomia (dove io stavo acquistando la fesa di tacchino per il mio regime dietetico). Parlavano di "condizionamento dell'educazione libertaria". Io ho pensato:" Non ci sono più le massaie di una volta al supermercato..." e poi "devo chiedere al Super che cavolo sia". Potresti spiegarci il concetto di "condizionamento dell'educazione libertaria?".PS. Non vale chiedere a tua moglie.
R: Il Condizionamento dell’Educazione Libertaria è un concetto introdotto da tu’ madre nel 1978, sugli scogli della Riviera Trireme, tra Terracina e San Felice Circeo. Praticamente ‘sto concetto filosofico prendeva le mosse dal famoso Patto delle Tre Ore, stipulato dalle Madri Più Potenti dell’Europa Occidentale, e di cui tu’ madre fu prima firmataria. Mi’ madre fu la seconda. ‘Sto Patto delle tre Ore stabiliva che dovessero trascorrere 180 minuti spaccati tra un pasto e un bagno, fosse pure tra un grissino e un bidè. Tre ore. Il Discorso sul Condizionamento dell’Educazione Libertaria fu pronunciato da tu’ madre il 23 luglio del 1978 alle 11.35, sotto l’ombrellone dei De Santis e riassumendo diceva più o meno che t’avrebbe preso a schiaffi davanti a tutti se t’azzardavi a entrare in acqua dopo le quattordici polpette de’ mi’ madre che t’eri appena sgargarozzata.
 
D: Ho letto che la crisi dei 40 anni sopraggiunge quando uno si sente arrivato dal punto di vista della carriera, familiare, economico e culturale. In quali di questi settori ti senti arrivato?
R: Non ho la crisi dei 40 anni. Solo pianto improvviso zigzagante.
 
D: Se la risposta alla domanda precedente è "nessuno" la prossima domanda è: Ti è passata la crisi?
R: Ne riparliamo a 57 anni.
 
Intervistatrice: Altrimenti passa alla domanda successiva.
Intervistato: Sì.
 
D: Pare che in preda alla crisi dei 40 anni, gli uomini siano più facili al tradimento. Ti devo prendere a schiaffi davanti a tutti?
R: Non ho la crisi dei 40 anni. Ogni tanto piango a zigzag e talvolta, nel cuore della notte, mi alzo per picchiare il criceto. Nessuna crisi. Solo un suono fisso nell’orecchio sinistro, come uno sfrigolìo.
Commento dell'intervistatrice: pòra bestia.
 
D: Quale di queste sensazioni tormenta più prepotentemente la tua psiche? Insoddisfazione, tristezza, scoramento, infelicità
R: Non ho la crisi di 40 anni. Però quelle 4 sensazioni là le ho provate tutte insieme il giorno che Letta ha annunciato il governo delle larghe intese.
 
D: Credi che questa crisi ti porterà ad un cambiamento nella tua vita?
R: Nessuna crisi dei 40 anni. Pianto a zigzag e talvolta, nel cuore della notte, mi alzo per controllare il livello di brizzolatura dei miei capelli.
 
D:Vorresti che questa crisi ti portasse ad un cambiamento nella tua vita?
R:Vorrei che mi portasse alla fine di questa cazzo di intervista.
 
D: Ultimamente ti è capitato di svegliarti nel pieno della notte tutto sudato, piangente e con il cuore che batteva all’impazzata? Se sì, ricordi cosa avevi sognato?
R: Che mi mancavano ancora 42 risposte alla fine della tua intervista.
 
D: Hai per caso dei comportamenti ossessivi legati alla cura del tuo corpo? Ho paura di leggere la risposta a questa domanda. Ti prego nel caso di non scendere troppo nei dettagli.
R:Ogni quindici minuti controllo che le cellule morte degli strati superficiali della cute vengano regolarmente eliminate attraverso i consueti processi di desquamazione e sostituite da quelle prodotte dalla continua attività mitotica dello strato basale. Nei giorni di festa mi avvolgo il pene in una guaina protettiva ricavata dall’essicamento di un corno di rinoceronte.
Commento dell'intervistatrice: ecco, proprio quello che temevo...
 
D: Credi che la crisi possa essere un momento di crescita personale?
R: Nessuna crisi dei 40 anni. Solo crisi zigzaganti e qualche comportamento ossessivo legato alla cura del pene.
Commento dell'intervistatrice: basta! Smettila, accidenti a te!! Mi sto impressionando!
 
D: Cosa avresti risposto a mia figlia quando ieri mi ha chiesto:” Mamma, ma in questo momento qualcuno sta nascendo e qualcuno sta morendo?...e ora?...e ora?....e ora?...”
R:Ho finito le risposte. Giuro.
Commento dell'intervistatrice: buffo, anche io ho risposto più o meno così a mia figlia...
 
D: Grazie di esistere Super. Saluta tutti: 
R: Ciao.
Commento dell'intervistatrice: ti sei sprecato con questo saluto...

venerdì 21 giugno 2013

Delirio al reparto gastronomia




TROVA LE DIFFERENZE...hai sette ore di tempo...

Ero in fila con il mio numerello in mano (il numero 42 se qualcuno gioca al lotto...) al reparto gastronomia del supermercato. Davanti a me due clienti (il 40 e il 41) una sorridente ragazza con la maglia di un'associazione benefica, ben disposta nei confronti del resto del mondo, che avevo già visto fuori dal supermercato con un banchetto e poi un uomo sulla cinquantina, ciabatte infradito bianche madreperlate, pantalone bianco e canotta nera parecchio attillata, pancia prominente, braccia cicciotte ed abbronzate, viso paffuto ma simpatico e capello brizzolato (aho, pare che va di moda).
La ragazza guarda l'uomo e gli fa:" mi ricordi qualcuno...somigli a qualcuno famoso"
L'uomo fa un sorriso imbarazzato con l'aria di chi sta pensando "eccone un'altra..."
Io osservo l'uomo, effettivamente aveva un'aria conosciuta. "Maurizio Mattioli!" Penso io all'improvviso, ma mi tengo il mio pensiero per me, perché sono asociale e parlo molto di rado per prima con qualcuno che non conosco. Soprattutto se questo qualcuno è sorridente e ben disposto nei confronti del mondo. Ho guardato meglio l'uomo. Sì era identico spiccicato a Maurizio Mattioli.
L'uomo comincia ad annuire compiaciuto mentre la ragazza che si arrovellava gli fa:" dai, te lo avranno detto in tanti...a chi somigli?..."
Lui:"a Risciard..."
Scusate, so di averlo scritto male, ma devo scriverlo come lo pronunciava lui.
Il supermercato si è praticamente fermato a guardarlo. L'impiegato del supermercato con il suo cappelletto in testa e gli zoccoletti bianchi ha trattenuto a stento una risata. La sua collega, un donnone con un braccio grosso quanto uno dei prosciutti che affettava, ha detto a denti stretti "se...te piacerebbe..." Ma l'ho sentita solo io e ci siamo scambiate uno sguardo di intesa.
La ragazza un po' interdetta cercava di cavarsi di impaccio dicendo:" no, non era quello che volevo dire però in effetti anche un po' a Richard Gere".
Risciard a quel punto si è anche un po' risentito:" eh ma tu perché mo' mi vedi coi capelli così, perché guarda che se me li metto indietro non c'hai più dubbi..."
A quel punto il salumiere ha salvato la ragazza. "Vabbeh Risciar Ghi' me lo dici quanta ne vuoi di coppa?! O faccio di testa mia?..."
L'uomo si è affrettato ad ordinare e la ragazza a fuggire lontano da quella scena che la farà sbellicare dalle risate per i prossimi sei anni.
Una volta dileguati, i due colleghi si sono guardati e sono scoppiati in una risata. Io, nonostante tentassi di trattenermi, non ho potuto farne a meno e ho riso con loro...
"Guarda che ti si è storto tutto il cappelletto per ridere, ah Sofia Loren..." Ha ironizzato il salumiere.
"Ma che ne so, oggi mi si sposta sempre!" Ha risposto lei.
" è perché ti volti troppo veloce co' quella testa e il cappello si gira con lo spostamento d'aria" la risposta del sarcastico collega.
"Vedi da fare meno lo spiritoso, caro George Clooney, che sennò manco più la pubblicità del caffé ti fanno fare"
A quel punto il simpatico buontempone si rivolge a me:" alla signora che le diamo?..."
Io non resisto e proseguo il gioco:" veramente ero venuta per un autografo, ma già che c'è, mi faccia pure un etto di cotto e due di fesa di tacchino".
Lui mi consegna questo pacchetto.
Ha scritto: "con affettato, Richard Gere". Un genio della freddura.


Gli strani attirano altri strani. Questa è il primo teorema della stranezza. 

giovedì 20 giugno 2013

La crisi dell'età di mezzo


La crisi dell'età di mezzo

Dunque il Super questa storia dell'intervista ad Amichetta non l'ha presa molto bene. Lo ho capito subito, era nervosetto, stizzito. Mi rimproverava per un nonnulla ed era sempre sospettoso. Non me la contava giusta.
Ho cercato di tirare fuori il rospo, ma sapete come sono gli uomini. Dicono e non dicono, accennano ma poi si ritraggono.
Certo qualche dubbio mi era venuto quando mi ha scritto un'email con il seguente contenuto:” Si vabbè ma mo' però je devi da intervistare pure er super, eccheccaxzxz!”
Effettivamente era piuttosto eloquente la sua richiesta. Io nella mia insensibilità di donna, diva e mamma ho sottovalutato lo stato d'animo del mio storico amico e sono andata avanti dritta come un freccia rossa impazzito.
Intanto il super covava dentro di sé la frustrazione di essere stato ignorato da noialtre amichette.
Fino a che un giorno non se ne esce con questa storia della crisi dei quarant'anni con tre anni di ritardo. Non è che mi abbia spiegato poi molto, era vago, confuso, sapete come sono gli uomini in certe circostanze. Ma era chiaro che la faccenda fosse seria.
Ad un certo punto ha addirittura iniziato a fare il saccentello. Pronunciava frasi del tipo:” Si vede che non hai la crisi dei 40-in-ritardo-di-tre, tu"
“Adesso che fai? Discrimini?” Gli ho risposto innervosita. Gli ho anche accennato al fatto che la sua crisi era chiamata nell'ambiente :"La crisi dell'età di mezzo".
 Non l'ha presa bene e finalmente si è sfogato con una lunga crisi di pianto.
"Non piagne, sto lavorando per te".
Detto fatto, trascurando un paio di impegni di lavoro non prorogabili, ma chissenefrega, ho preparato le domande che gli ho inviato e alle quali lui dovrà rispondere con spontaneità e sincerità. 
Se l'è presa comoda però. Le domande glie le ho inviate martedì e credevo che l'indomani mattina avrei trovato le risposte belle e fatte nella posta elettronica. Invece niente.
"Mbè?!" Lo ho esortato via chat.
Mi ha risposto che aveva avuto difficoltà nel descrivere la nostra amicizia e che temeva il momento in cui avrebbe dovuto rispondere sul tema "Amichetta ed arachidi”. Gli ho elegantemente fatto pressione.
Poi questa mattina gli ho inviato un messaggio subliminale quando, rispondendo ad un commento di Simona de "la casa del coniglio bianco..." Ho scritto che se non si fosse sbrigato avrei anteposto alla sua intervista un post sulla sudorazione ascellare, uno sull'aerofagia e pure un'intervista alla mia dirimpettaia interamente in dialetto.
Evidentemente il messaggio non è arrivato a destinazione, così sempre questa mattina ho punzecchiato il nostro via chat.
Di seguito il copia e incolla della nostra conversazione. Ho solo mascherato i nomi per non essere denunciata da nessuno:

 io:  patrapum, patrapum, patrapum...sono io che tamburello con le dita della mano destra sul tappetino del mouse, la mano sinistra sotto il mento, la bocca storta in una smorfia e gli occhi impazienti a fissare la pagina della posta in arrivo...ma non sentirti affatto sotto pressione eh...
 Super:Ho appena finito di descrivere te, è stata un'impresa sfiancante. Scegliere le parole giuste per condensare il caos in poche frasi.

 io:  capisco...deve essere stata un'impresa!

 Super:  Poi mi è successa una cosa, che da quando m'è successa ha rallentato il mio metabolismo, che già non era una scheggia.

 io:  che d'è?

 Super: È stato da tuo zio. Il medico.

 io:  chi?!
chi è stato da mio zio?

 Super: però tuo zio non c'era. C'era Il sostituto che è pazzo, diglielo a tuo zio che ha un sostituto pazzo.
 io:  lo so...fuma in faccia ai pazienti e anche solo per questo sarebbe da prendere a schiaffi...che ti ha fatto ?!
 Super: Lui niente, m'ha solo imbottito d'antibiotici perchè avevo un po' d'acqua nelle recchie. Ma non è lui che mi ha rallentato.

 io:  E chi allora? o cosa? Hai incontrato mia madre lungo il vialetto che dipingeva la ringhiera e ti ha ammollato un pennello in mano e il cappello fatto con la carta del giornale?!?! è stata lei? Dimmelo che ci penso io...
Hai incontrato mia sorella che andava a farsi la messa in piega e ti ha trascinato a fare una manicure?!...
Cosa?!
Oddio, non lui!! Non Mister M. che usciva in bicicletta e ti ha messo sulla canna per andare a fare un giretto?!!!

Super:  Ho incontrato xxxxxxxx xxxxxxx che m'ha detto che non mi riconosceva per via dei capelli bianchi.
 io:  NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH
ha ancora la cofana in testa biondo platino?

 Super: Lei sempre uguale, io brizzolato spinto.

 io:  La prossima volta devi dire a Mirko di non esagerare con il bianco e di farti più sale e pepe.

Non mi ha risposto, come fa tutte le volte che dico o faccio qualcosa che lo irrita. Ma intanto le risposte non arrivano e i miei lettori sono impazienti di leggere il post sulle ascelle e il sudore.

Aspetterò. È così che fanno gli amici. Comprendono, aspettano, a volte tamburellano, ma aspettano.


martedì 18 giugno 2013

La bellezza salverà il mondo


L'infiorata di Genzano

Mi trovavo in casa ieri intorno alle 17.30. Era stata una delle mie giornate infinite, sveglia prestissimo, lavoro mattutino sfiancante e inutile, spesa all'ora di pranzo, pranzo all'ora del caffè, caffè all'ora della merenda e poi rientro delle piccole pesti e ancora lavoro.
Fortunatamente, fra un problema e una scocciatura avevo anche avuto un contatto con il Super, che via chat mi richiedeva un'intervista sul tema " la crisi  dei 40". Pare che il tormentato Super sia in piena crisi dell'età di mezzo e che voglia condividere con me questo momento. Mi sembra giusto, abbiamo condiviso l'infanzia, l'adolescenza, la prematurità, i trent'anni e ora anche questo.
Data la richiesta impellente avevo deciso di rimandare un post sul sudore ascellare e di anteporre l'intervista a tutto il resto, compreso lo studio di un  argomento che serviva per un nuovo lavoro per il quale, come sempre immeritatamente, ero stata incaricata.
Quindi ero seduta alla mia scrivania divisa fra lo studio, le domande da fare al Super e ancora qualche approfondimento sulle ghiandole sudoripare, le mie figlie giocavano in giardino molestando tutti i vicini con le loro liti da talk show. Squilla il telefono di casa. La reazione sempre la stessa:" Oddio mio, ma mo' chi è che rompe?!"
Rispondo al telefono ed era mio marito che mi informava che l'infiorata non era terminata domenica come credevo io, ma ieri con tanto di sfilata storica finale e "spallamento delle opere".
Non ci ho pensato nemmeno un momento, ho infilato di forza le figlie in macchina e siamo partite alla volta di Genzano di Roma.
Non potevo esimermi dal proporre sul mio blog questo fotoreportage sull'infiorata di Genzano. riguardare queste foto mi fa sentire davvero eroica perché le ho fatte con l'iPad mentre tenevo a cavacecio la mia figlia minore. Oggi infatti ho un tremendo torcicollo. Ma ne è valsa la pena.
L'infiorata di Genzano è una manifestazione che si svolge da 235 anni a Genzano di Roma, ridente comune dei Castelli romani.
Consiste nell'adornare una celebre via del centro storico del paese con delle composizioni create da Maestri infioratori utilizzando petali di fiori, terricci, foglie e sabbie.
In tutta la provincia di Roma, l'infiorata è entrata nell'immaginario collettivo e anche nel parlato comune, tanto che si usa l'espressione :" Ammazza che infiorata che hai fatto!" quando si crea qualcosa di molto colorato o quando ci si veste in modo sgargiante. O per lo meno nella mia famiglia questa espressione si usa.

Il sogno di Mirò e sullo sfondo la chiesa cistercense di S. Maria della Cima.
Abbiamo parcheggiato fuori dal centro storico e io ho trascinato entrambe le mie figlie per una lunghissima salita esortandole a sbrigarsi che altrimenti avremmo perso la sfilata storica. Qualche lamentela, un paio di minacce e siamo arrivate in cima.
Arrivate alla via dell'infiorata, mi sono incontrata con mio marito e abbiamo percorso la via ammirando delle vere opere d'arte.
Le bambine erano estasiate, così come i tanti turisti accorsi da tutto il mondo per vedere quello spettacolo unico.
Abbiamo assistito ad un concerto d'archi e siamo saliti allo storico balconcino del palazzo comunale che annualmente viene aperto per l'occasione in modo da consentire ai turisti di godersi lo spettacolo dall'alto.
La bellezza salverà il mondo, come scrive in un suo romanzo Dostoievskij, era il motto dell'infiorata di quest'anno.
Lascio la parola alle immagini
Dall'opera "San Francesco, esempio per l'umanità"

Nelle opere dell'infiorata vengono trattati temi di attualità o si celebrano eventi storici
Particolare

"Stop violence against women"
Salvator Dali' - Cristo di San Giovanni della croce
La sacra vigna
L'inclinazione di Artemisia Gentileschi
Risvegli (Elogio a Rita Levi Montalcini)
Giuseppe Verdi - Lirica e pathos
La lunga via dell'infiorata
Il concerto
Scorcio

Particolari de "Il sogno di Mirò"
In cima alla via dell'infiorata. Da qui alla fine della sfilata partono i bambini del paese per una folle corsa  con la quale termina la manifestazione

"L'abbraccio: Francesco, Benedetto XVI" Avvenuto quest'anno proprio ai Castelli romani 


La sfilata degli sbandieratori
Rievocazione storica
La luna sta a guardare

Madonne e Signori
Alti prelati
Il popolo. A Genzano si mangia molto bene...oltre che città dell'infiorata,  essa è città del pane, del vino e dell'enogastronimia

L'immancabile banda
Una volta terminata la sfilata storica, tutti i presenti sono invitati a invadere la via dell'infiorata per distruggere le opere. Un anno di programmazione, mesi di lavoro per un evento che nasce e muore nel giro di tre giorni e nel giro di pochi minuti viene distrutto. "Il bello è ciò che cogliamo mentre sta passando. E' l'effimera configurazione delle cose del momento in cui ne vedi insieme la bellezza e la morte. (Mauriel Barbery)

Immagini dello "spallamento" cioè la distruzione delle opere

E se dopo l'infiorata ti vai a mangiare una fetta di "Pinsa Romana" è capace che ti ritrovi queste vicine di tavolo...

Popolane della sfilata mangiano la Pinsa Romana
Messaggio per il Super: Resisti Supeeer che oggi ti mando le domande...

sabato 15 giugno 2013

Quando dirò basta

Silenzio, tutto è immobile intorno, solo il rumore dell'orologio con il suo tic tac incessante a scandire i miei pensieri.

Adesso basta!
E sbatto i pugni sul tavolo.

Sono stanca di essere sempre troppo stanca

Sono stanca di non trovare mai la colazione pronta quando mi sveglio la mattina. Mai, nemmeno a Natale, Pasqua al mio compleanno o il giorno della festa della mamma. 
E gesticolo esageratamente contando con le dita le ricorrenze elencate.

Sono stanca di sentire la frase :"eh in questo periodo si sta meglio fuori che dentro casa" e il giorno dopo "eh in casa si sta più freschi che fuori"

Sono stanca di non riuscire mai a vedere la fine di un film o telefilm perché mi addormento sempre prima
E passeggio nervosamente avanti e indietro.

Sono stanca di non riuscire mai a scrivere e leggere quanto vorrei
E alzo le braccia al cielo.

Sono stanca di sentire la frase:" ora non può, perché sta a blogga'"
E guardo in cagnesco mio marito.

Sono stanca delle mamme che comprano gelato più patatine in busta alle figlie di tre anni appena uscite dalla piscina. A mezzogiorno per giunta.

Sono stanca delle briciole. Quelle di cui mi a volte mi devo accontentare e quelle che devo continuamente rimuovere dal pavimento.
E indico le briciole sotto il tavolo della cucina. Poi corro a prendere la scopa per raccoglierle.

Sono stanca delle persone che mi raccontano dei VIP dicendo"eh quello è gay..." E a me da fastidio anche solo che qualcuno pensi che io possa appartenere alla cerchia di quelli che catalogano gli esseri umani in base ai loro gusti sessuali.
Lo dico urlando e intanto sabato per terra la scopa fino a spaccarla.

Sono stanca delle persone vuote, che pensano che il massimo traguardo nella vita sia comprare l'ultimo iPhone e soprattutto sono stanca di doverle stare a sentire e di dover guardare i loro iPhone nuovi di zecca. Che poi gli iPhone sono tutti uguali, che cacchio me lo fai vedere a fare?
E mi tiro i capelli con entrambe le mani.

Sono stanca di vedere i capillari rotti sulle mie gambe
E indico i miei polpacci martoriati.

Sono stanca di :" eh ma ci vuole pazienza, noi donne abbiamo una marcia in più, gli uomini non ci riescono proprio a fare tutto quello che facciamo noi...poverini"...poverini un cazzo!

Sono stanca di sentirmi continuamente in colpa perché mi lamento anche se ho tutto, più di tutto, e anche qualcosa in più
E mi schiaffeggio la guancia destra con la mano destra.

Sono stanca di dover fare cose che non ho nessuna voglia di fare

Sono stanca dei clienti che dicono "l'appetito vien mangiando" oppure " abbiamo fatto trenta facciamo trentuno" ma poi non hanno i soldi per pagare. Se sai di non poter pagare un lavoro, non commissionarlo.
E riduco in mille pezzi minuscoli un foglio di carta. Ne mangio anche una parte per la rabbia.

Sono stanca di quelli che se fai bene, non dicono niente ma se fai male ti si scagliano addosso aggressivi e cattivi come un diavolo della Tasmania

Sono stanca di quelli che parlano di politica e ancora credono in qualcosa perché io non credo più a niente e non voglio più sentire nessuno
E mi tappo entrambe le orecchie con le mani.

Sono stanca della mia pancia gonfia e dei fottuti rotoli di ciccia
E mi afferro i rotoli di ciccia con le dita tirando e graffiandomi tutto l'addome.

Sono stanca di sorridere quando tutto mi sembra un pianto
Una lacrima mi scende sul viso.

Sono stanca degli ignoranti, dei parvenu, e di tutti quelli che pensano che la cultura non serva a niente e che chi studia sia un idiota. si dovrebbero vergognare della propria ignoranza e invece ne vanno fieri, maledetti beceri imbecilli con la testa piena di pensieri vacui
E prendo a calci una sedia.

Sono stanca di non staccare mai, di non riuscire mai a rilassarmi davvero e di pensare in continuazione che dovrei darmi una calmata
Mi verso con le mani tremanti un bicchiere di limoncello.

Sono stanca di essere sempre maledettamente in ritardo
E lancio il bicchiere contro una finestra spaccandola.

Sono stanca del correttore automatico dell'iPad!

Sono stanca di queste malefiche formiche che trovo ovunque
E comincio a pestare le formiche una per una, con una violenza che potrebbe uccidere un uomo.

Sono stanca di non poter dire sempre quello che penso perché :" eh ma alla tua età ancora non lo hai capito che dire la verità non paga?..."
E scimmiotto l'atteggiamento di quelli che mi fanno le prediche.

Sono stanca di essere antipatica con le persone che amo, di accorgermene, ma di non riuscire a fare diversamente
Un gruppetto di vicini si è assiepato di fronte a casa mia attirati dalle urla.

Sono stanca di infila i panni nell'oblò - metti poco detersivo nella vaschetta - cotoni - 30 gradi - risparmio tempo - avvio - stendi i panni - ritira i panni - stira i panni (pochi)- piega i panni - riponi i panni
E scaravento a terra la lavatrice.

Sono stanca del maledetto stendino che cade pieno di panni stesi, per terra sulla terrazza!
E prendo a calci lo stendino fino a distruggerlo.

Sono stanca di quelli che si offendono, di quelli che "l'etichetta!" di quelli che sanno sempre tutto e non sbagliano mai
Qualcuno chiama le forze dell'ordine

Sono stanca di non sentire mai le parole "grazie" "brava" "scusa". Che c'é?! Le hanno tolte dal vocabolario, ste cacchio di parole?!
Occhi sbarrati, gesto di stizza.

Sono stanca delle straficone che alla domanda "qual'è la parte del tuo corpo che non ti piace?" Rispondono timidamente "...mmmmh ho un sacco di difetti ma la parte peggiore sono i piedi..." Ma dillo che ti piaci tutta perché sei una gnocca da paura!! Che c'è di male?!
Accorrono due poliziotti e fanno irruzione in casa mia attraverso la finestra spaccata.

Sono stramaledettamente stanca di dimenticare sempre a casa la lista della spesa( dedicato alla mia amica Farfalla)
Le due guardie mi prendono sotto braccio e cominciano a portarmi via.

Esco sorridendo e guardo la folla che mi fissa stupita.

"Sono stanca di questo fottuto dolore alla ossa"
Urla la mia dirimpettaia anzianotta.

Arriviamo davanti alla volante.

"Sono stanco della puzza dei piedi di mia moglie"
Urla il mio vicino di casa.

"Sono stanco di essere antipatico e molesto e giuro che non lo sarò mai più."
Urla il terzo vicino, quello che tutti odiano.
Scatta spontaneo un applauso mentre i poliziotti mi fanno entrare nella volante tenendomi delicatamente la testa perché non la sbatta contro lo sportello.

Un poliziotto accende il motore mentre l'altro mi guarda e mi dice piano "sono stanco di vivere in casa con mia suocera".

Mio marito mi sorride dal finestrino dicendo:" sono stanco di mangiare le polpietre di tua madre".
Le mie figlie aggiungono:" sono stanca di andare all'asilo" e " sono stanca di non saper leggere".
Il cane mi guarda andare via e pensa"sono stanca di essere una mangiapane a tradimento".

Ecco, io il giorno in cui darò di matto definitivamente me lo immagino così.