La serata si era preannunciata strana sin dalla cena.
Le mie figlie ultimamente sono fan scatenate di De André, in particolare amano il brano:"La guerra di Piero". Questa canzone (ma forse farei meglio a definirla poesia) non ha di certo un testo adatto a due bambine piccole, ma io mi dico che è sicuramente meglio di “Le tagliatelle di nonna Pina” e quindi le lascio fare. Cresceranno bene, mi ripeto mentre loro cantano a squarciagola le strofe che narrano la triste storia del soldato Piero, morto in guerra.
“...lungo le sponde del mio torrente
Voglio che scendano i lucci argentati
Non più i cadaveri dei soldati
Portati in braccio dalla corrente....”
Io e mio marito abbiamo passato la serata a chiedere alle due cantanti impegnate di abbassare la voce.
“E come gli altri verso l'inferno
Te ne vai triste come chi deve
Il vento ti sputa in faccia la neve...”
Le abbiamo provate tutte, personalmente credo di aver ripetuto “chi canta a tavola e a letto è un matto perfetto” almeno 50 volte.
“E mentre marciavi con l'anima in spalle
Vedesti un uomo in fondo alla valle
Che aveva il tuo stesso identico umore
Ma la divisa di un altro colore...”
Non c'è stato verso di farle smettere.
“Sparagli Piero sparagli ora
E dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
Cadere in terra a coprire il suo sangue...”
Ho bevuto un paio di bicchieri di vino per sopportare lo struggimento di quel brano che cantato da due bambine creava un contrasto che metteva ancora più in evidenza la drammaticità della situazione narrata nel testo.
“E se gli sparo in testa o nel cuore
Soltanto il tempo avrà per morire
Ma il tempo a me resterà per vedere
Vedere gli occhi di un uomo che muore...”
Le mie figlie sono convinte che Piero sia un nostro vicino di casa, che fortunatamente è vivo, vegeto e padre di due gemelle. E tutte le volte alla fine dell'esibizione mi domandano chi sia Piero.
“...e mentre gli usi questa premura
Quello si volta, ti vede e ha paura
Ed imbracciata l'artiglieria
Non ti ricambia la cortesia..."
Mio marito era molto meno trasportato di me, anzi direi che era piuttosto infastidito:”tu e la musica d'autore...” Borbottava mentre strofinava con forza sui piatti che poi mi passava da mettere in lavastoviglie.
Dopo la cena musicale, ciascuno di noi ha preso il proprio posto per l'operazione ninnna.
A mio marito spetta l'addormentamento della figlia maggiore.
Io, mi godevo i miei pochi minuti di pace, facendo zapping alla televisione quando dalla stanza accanto ho sentito un tonfo sordo. Ho contato fino a tre pensando che se fosse stato il corpo di mia figlia che rotolava giù dal letto, avrei di certo sentito immediatamente anche un urlo. Invece nessuno strillo e nemmeno pianti o lamenti. Solo qualche altro rumore e poi la porta che si apriva.
Mio marito è entrato in camera da letto massaggiandosi una natica.
“Ma che era quel botto?!”
“Sono caduto tentando di scendere dal lettino senza che la bambina se ne accorgesse”
Naturalmente lo ho ampiamente canzonato per l'avvenuto, ma da una parte ho provato tenerezza per quel padre premuroso e un po' imbranato.
“Che ci stiamo vedendo?”
Ha chiesto l'uomo di casa infilandosi sotto le coperte.
Lo ho informato che c'era una fiction su Rino Gaetano.
“Ah...e chi sarebbe?...”
In un baleno, la tenerezza che provavo ha lasciato il posto ad un fastidio che ha cominciato a invaderemi l'anima.
Ho provato a spiegare all'analfabeta musicale chi fosse Rino Gaetano. Cantautore romano ( di origini calabresi) che negli anni '70 ebbe molto successo con dei brani che dietro un aspetto burlone e da canzonetta, celavano significati impegnati e di denuncia sociale...in mio aiuto è arrivata la fiction che in quel momento proponeva uno dei maggiori successi dell'artista. “Ma il cielo è sempre più blu”.
“Ah, questa è sua?...”
Vagamente rinfrancata ho confermato.
“Ma non era di quell'altro...come si chiama dai...quello con la voce un po' roca...dai, quello che cantava anche motociclettaaaa...10 Hp...”
I miei occhi si sono spalancati, ho iniziato a far entrare aria a fatica attraverso le narici ingrossate, le labbra serrate e increspate, a denti stretti gli ho fatto notare che aveva appena citato “Il tempo di morire” di Lucio Battisti e che non c'entrava proprio niente con Rino Gaetano.
“Ma no, non era Battisti...allora doveva essere una cover quella che ho sentito...dai aiutami...quel cantante un po' bruto, biondo, grosso, che ha fatto l'isola dei famosi...chi è? Aspetta che lo so..."
Nella mia mente hanno cominciato a comporsi tutti i pezzi del puzzle impazzito che mio marito aveva lanciato in aria. Pezzo dopo pezzo ho tentato di mettere ordine quelle informazioni confuse, inesatte e drammaticamente sconclusionate. Ho passato circa cinque minuti in assoluto silenzio a riflettere. Poi nel buio della camera rischiarato solo dalla luce blu del televisore ho avuto una visione: l'enigma si è risolto. Ho svelato l'arcano. Un nome ha cominciato a lampeggiare come un'insegna luminosa di Las Vegas nella mia mente.
Adriano Pappalardo.
La mia testa ha compiuto una rotazione sul collo di 385 gradi. Avevo la faccia verde, gli occhi rossi infuocati e la lingua biforcuta che entrava e usciva dalla bocca. Ho aggredito il somaro:” ma sei pazzo?! Ma che hai sbattuto la testa invece che il culo prima?! Adriano Pappalardo?! Stai attribuendo ad Adriano Pappalardo un brano di Battisti e uno di Rino Gaetano?”
“Ma che c'è da seccarsi tanto, scusa?...ma che sono parenti tuoi 'sti due?...”
Mi sono tolta il piumino di dosso con un gesto di stizza e sono scesa in cucina a bere un limoncello. Bevevo disperata seduta sola al tavolo della cucina e intanto scuotevo la testa.
Di nuovo a letto, immaginavo Battisti e Gaetano rivoltarsi nelle loro tombe, mentre io mi rivoltavo da una parte all'altra in attesa di prendere sonno.
Il mattino seguente un cerchio stringeva forte le mie meningi e la luce mi sembrava troppo forte. Ho fatto colazione con ciambellone e antidolorifico, fissando la mia tazza di Brontolo con dentro del caffè nero e con due bambine che cantavano in sottofondo:
“Dormi sepolto in un campo di grano
Non è la rosa non è il tulipano
Che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
Ma sono mille
Papaveri
Rossi...”
La guerra di Piero a me l'ha insegnata il mio maestro di musica alle elementari! Si vede che ha proprio fascino sui bambini...o forse era perché eravamo in 5^ e stavamo studiando le 2 guerre mondiali...mah...
RispondiEliminacomunque bellissima canzone, anche se un po' triste!
Triste ma piena di poesia. Per questo piace ai bambini, loro sono gli esseri più vicini alla poesia perché ce l'hanno dentro. Purtroppo poi crescendo alcuni si rovinano!! Tipo quello sconsiderato di mio marito!!
EliminaMa come abbiamo fatto a sposarci questi mariti!! Io vivo perennemente nel mio mondo favoloso e lui è la realtà fatta persona!Non ti lamentare troppo ringrazia che almeno tuo marito ti mette a letto le bimbe! Prima di conoscerlo andavo al cinema, compravo cd e mi piaceva scoprire nuovi artisti e nuove musiche suggestive, bei testi belle poesie, bei romanzi (a proposito come va la montagna incantata?)Da quando ci siamo sposati e peggio ancora da quando sono nati i due pestiferi il nulla (come quello della storia infinita) Figuriamoci se mio marito sa chi era rino gaetano o lucio battisti, lui non si ricorda nemmeno come si chiama il suo vicino di casa !La sua musica preferita è quella da discoteca (che non si può nemmeno chiamare musica) ma io prima di sposarlo gli ho fatto giurare che non doveva più sentirla in mia presenza. Io invece in gioventù ero fan di Sting, ora mi fa molta compagnia Morgan con il suo album Canzoni nell'appartamento.De Andrè è insuperabile e fai bene a farlo sentire alle tue figlie che impareranno qualcosa. Con i mariti invece è una causa persa.
RispondiEliminaCi hanno ingannato! Ecco la verità...prima di sposarmi mio marito taceva la sua ignoranza musicale, oggi la sventola senza vergogna!! Come è vero che la vita culturale subisce una forte battuta di arresto con l'arrivo dei figli...ma perché?! Mi mancano tanto i musei, il cinema, i miei amati concerti di musica jazz...mi sembra un'altra vita. PS. La montagna incantata procede, a rilento ma procede ed è più bella ad ogni pagina.
Eliminasimpatica la storia e bella da raccontare, mi fa malinconia De Andrè e le sue poesie-in-musica ( sono "vecchiettina",ahimè...) ,continua così , ciao ! :)
RispondiEliminaGrazie! De André è spesso malinconico è vero. Ma hai ragione, le sue sono poesie in musica.
EliminaRicordo una vacanza sulle note di De Andre` ........indimenticabile!
RispondiEliminaRicorda la razza una volta toccaro il ffondo puo` solo migliorare...l`esempio sono le bambine.
P.s. Ma insegnare '' Le tagliatelle di Nonna Pina'' facendole passare per una famosa canzone di Celentano , a tuo marito, non avrebbe prezzo!!!!!!!
Fimato l` Altra :-)
Questa della razza che migliora dopo aver toccato il fondo me la rivendo alla prima occasione utile con quell'asino patentato!!
EliminaCara signora L'Altra, lei è diabolica ma geniale...questa mattina lo sveglio canticchiandola e poi gli chiedo stupita:"ma come, non conosci questo famosissimo brano di Celentano?!"
Mio marito è convinto che i bimbi DEBBANO crescere con de Andrè...un po' meno convinto è di Rino che invece a me piaciucchia parecchio...ma in casa il musicologo è lui quindi alzo le mani! :) Battisti invece, mi scuso in anticipo, ma non piace proprio a nessuno...siamo in comune accordo di amore per i Nomadi, poi lui prende verso robette toste che io non amo particolarmente. Sono piuttosto preoccupata invece per quando Margherita andrà a scuola perché mio marito dice che vuole insegnargliela lui la storia vera alla bimba..."non le cavolate che ti propinano i libri che inseriscono a scuola!"(cit.) incrocio le dita e speriamo bene!!!
RispondiEliminaConcordo con voi su Battisti, che dall'Olimpo della musica non ci sentano, che bello però che De André metta tutti d'accordo. Non potrebbe essere altrimenti...che bimba fortunata la piccola Margherita, conoscerà la storia sviluppando un pensiero critico ed imparando qualcosa dagli avvenimenti del passato, non appiccicando a memoria date e nomi.
EliminaTenerissimo interno familiare. E grazie per aver menzionato Rino Gaetano, Calabrese (sì con la c maiuscola), come me!
RispondiEliminaUna grande perdita Rino Gaetano. Avrebbe potuto dare ancora molto. Magnifica terra la Calabria.
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