giovedì 30 gennaio 2014

Intervista a Uga

Il compleanno di Uga è passato da poco.
Come tutti gli anni, quel giorno Amichetta le ha telefonato cantando a squarciagola "Tanti auguri a te". Io quest'anno, grazie a ben tre promemoria che mi ero scritta, non ho scordato la data da ricordare. Lo scorso anno me ne ero dimenticata e per questo mi sono sentita la peggiore cacca sulla faccia della terra.
Il Super, quando lo ha saputo si è risentito perché è il suo il compleanno che dimentico tutti gli anni e lui tutti gli anni mi perdona e spesso dimentica il mio! Questo rende la nostra amicizia unica e speciale. Che cos'è mo' questa cosa che mi dimentico anche il compleanno di Uga?!
Giusto, il compleanno di Uga non lo dimenticherò mai più! Giuro. Solo quello del Super.
Infatti quest'anno, per rimediare all'imperdonabile dimenticanza dello scorso anno, ho mandato a Uga un sms, un'email, le ho fatto gli auguri su Facebook e l'ho chiamata. "Mancava solo che mi scrivessi una lettera" ha commentato lei.

Comunque per festeggiare, io, Uga e Amichetta siamo andate a mangiare una pizza. Dato che né io, né quella debosciata eravamo riuscite a comprarle un regalo, abbiamo deciso di pagarle la pizza. Peccato che la pizzeria dove siamo state, ovviamente decisa da Amichetta che in fatto di locali tristi, squallidi e fuori dal tempo è imbattibile, fosse decisamente a buon mercato, quindi io e quell'altra cretina abbiamo offerto alla festeggiata un menu fisso (pizza, birra e supplì) a 9€. Praticamente le abbiamo fatto un regalo da 4,50€ riuscendo a fare così il regalo più squallido mai fatto ad anima viva sulla faccia della terra. Bel cacchio di capolavoro.
Ma è il pensiero che conta, e poi c'era anche il supplì incluso.
Comunque, prima della pizza, ci siamo permesse addirittura un aperitivo. La serata è partita malissimo. Amichetta era in piena crisi e ha dichiarato fin dal principio che aveva bisogno di bere:
"Questa sera mi ubriaco, quanto è vero Iddio!" ha esclamato trangugiando arachidi e scolando anche il mio prosecco prima ancora che Uga ci raggiungesse.
"Cominciamo bene" Ho commentato io mentre il barista (che aveva capito la situazione) piazzava direttamente la bottiglia del prosecco sul nostro tavolino.
Fortunatamente, le prodezze alcoliche di Amichetta si sono fermate là, perché nel menù fisso della pizzeria, era prevista una birretta media e lei era già brilla quando ha varcato la soglia del ristorante.
Pioviccicava quella sera, ma non so perché io e Uga ci siamo fatte trascinare da Amichetta a raggiungere la pizzeria a piedi dal bar. Una piacevole passeggiata in estate e con il cielo punteggiato di stelle. Un inutile fastidio in una serata invernale fredda e umida, soprattutto se soffri di cervicale e se ti tocca sorreggere un'amica che ha bevuto due prosecchi.
Fatto sta che alla fine siamo arrivate illese al tavolo.
"Sai che questa sera l'intervista non te la toglie nessuno, vero?!"
Le ho detto io appena ha poggiato le chiappe sulla sedia.
"Lo so" Ha risposto lei con una smorfia.

INTERVISTA A UGA

DOMANDA: Descriviti in due parole
RISPOSTA: Sono riccia.

D: Descrivi me in due parole
R: Sei matta.

D: Da quanto tempo ci conosciamo?
R: Dalle feste di compleanno di Amichetta e ancora oggi cantiamo il tanti auguri a te a squarciagola.
COMMENTO DELLA STRANA: In pratica non è cambiato niente.

D: Come definiresti gli anni in cui ci aggiravamo raminghe per i pub più sfigati dei castelli romani?
R: Grandi balli, bottiglie di vino scadente extra large, cocktail, Tequila e un paio di pantaloni ecopelle rossi che indossavi tu.
COMMENTO DI AMICHETTA: ma perché?! Erano sfigati quei locali?!...a me non sembra...
COMMENTO DELLA STRANA: Oh mio Dio...è vero, avevo dei pantaloni rossi ecopelle...se questa la legge mia sorella, sono fottuta.

D: Quando tua figlia avrà venti anni, le racconterai le nostre peripezie dei venti anni?
R: Assolutamente sì.

D: Di cosa ti vergognerai, mentre le racconterai quegli anni?
R: Delle mie amiche.
COMMENTO DELLA STRANA, rivolta ad Amichetta: Effettivamente ha ragione.

D: Hai mai capito perché se nel giro di dieci chilometri si aggira un tipo strano, costui inevitabilmente si avvicinerà ad Amichetta o al massimo a me?
R: Penso che lei abbia una particolare calamita che attira i matti. Come "l'incidentato" cioè quel tipo ingessato dalla testa ai piedi, che allietò per un'intera serata Amichetta, raccontandole i dettagli della sua radiografia.

D: Come spieghi il fatto che costui non si avvicinerà di certo a te?
R: Perché io mi giro e me ne vado. Come feci con quel tipo che per rimorchiarmi mi chiese "di che squadra sei?" io risposi "se tutti gli stadi del mondo esplodessero contemporaneamente, sarei felice" e me ne andai. È così che si dovrebbe fare, ho provato ad insegnarlo a questa cretina, ma non c'è verso.
COMMENTO DELLA STRANA: In effetti è strano che quello si sia rivolto a te, era più il tipo di Amichetta.
COMMENTO DI AMICHETTA: Ripensandoci però, l'incidentato non era affatto male...sotto tutto quel gesso e quelle fasciature, magari si nascondeva un grande uomo.

D: Trovi che io sia strana?
R: Niente affatto.

D: Perché credi che la gente mi trovi strana?
R: Perché è strana la gente!

D: Perché credi che io e tua cugina siamo diventate amiche quando ci siamo conosciute all'asilo? (NDR. Amichetta è la cugina di Uga)
R: Credo per sbaglio. Dopo la vostra amicizia è rimasta a livello di scuola dell'infanzia.

D: Perché credi che io e tua cugina siamo ancora oggi amiche?
R: Perché noi abbiamo ancora la testa che avevamo a tre anni. Sì, anche io sono deficiente come voi. E insieme siamo più stupide del solito.

D: Come spieghi che quando canti, i cani presenti corrono via infastiditi da ultrasuoni che solo loro possono udire?
R: Ma lo sai a proposito che mia figlia mi ha detto che sono stonata?! Io per ripicca le ho detto che non le canterò mai più "coscine di pollo" e lei allora è tornata sui suoi passi. Comunque le suore che mi hanno escluso dal coro quando avevo sette anni, non avevano capito la mia tonalità.
NDR. Uga comunque nonostante l'esclusione, si intrufolò lo stesso alla recita e cantò a squarciagola. Rovinò il coro.

D: Vorresti descrivere a parole tue il personaggio Super?
R: Lui è fantastico e soprattutto è una di noi.

D: Vorresti inviare tramite il mio blog un messaggio al Super?
R: Mi manchi tanto (lo dice con la voce rotta dal pianto) e quando ti perderai potrai sempre contare su di me.

D: Vorresti descrivere a parole tue il personaggio Amichetta?
R: Oddio mio!

D: Hai ancora il cruciverba che avevi inventato insieme a tuo marito quando eravate fidanzati? Quello in cui ogni domanda riguardava un episodio della nostra vita? Qual'è la domanda che ti piace di più di quel cruciverba?
R: Certo che ce l'ho!! La domanda più bella è quella su "mezzo colpo" un tipo sessualmente non proprio prestante che aveva incontrato Amichetta.
NDR. Sono giorni ormai che aspetto che Uga mi invii un sms con il testo preciso della domanda su mezzo colpo, ma dato che non lo fa, pubblico lo stesso l'intervista.

D: A quale di queste cose non rinunceresti mai:
Il sudoku o parole crociate mentre sei al bagno
Il caffè 
Il Cellulare 
R: Senza caffè e parole crociate, il mio intestino è morto. Quindi quelle due cose per forza consecutivamente.

D: Qual'è la cosa che dopo tanti anni che mi conosci, ti stupisce ancora di me?
R: Che ti perdi appena volti l'angolo.

D: Qual'è la cosa che dopo tanti anni che la conosci, ti stupisce ancora di Amichetta?
R: Che si perde appena volta l'angolo

D: Qual'è la cosa che dopo tanti anni che lo conosci, ti stupisce ancora del Super?
R: Non capisco come mai non sia ancora diventata signorina. Strano perché la sindrome premestruale la aveva...
COMMENTO DELLA STRANA: Guarda che si incazzerà a bestia per questa cosa!
COMMENTO DI AMICHETTA: Ma perché scusa...lui è contento di essere una di noi...
COMMENTO DELLA STRANA: Ma che contento?! Non hai notato come svalvola tutte le volte che diciamo questa cosa? Non lo so, non lo so se questa domanda la pubblico...quello fa il matto...dà di matto e si mette a sbraitare che la dobbiamo smettere, che dobbiamo rispettare il suo io maschile. Dirà che in questo modo stiamo minando la sua immagine virile nel mondo e che non vuole essere più amica nostra...oh cazzo!! Amico, amico, volevo scrivere amico!!
COMMENTO DI UGA: ahò, l'intervista è mia e rispondo come me pare...mica mi puoi censurare!

D: Qual'è la cosa che dopo tanti anni che la conosci, ti stupisce ancora di tua sorella?
R: Mia sorella è inquietante qualunque cosa faccia.

D: Qual'è la cosa che dopo tanti anni che lo conosci, ti stupisce ancora di tuo marito?
R: Che si perde appena volta l'angolo e che ancora non ha imparato ad usare niente di tecnologico.
COMMENTO DELLA STRANA: Uga è circondata di gente che si perde.

D: Qual'è la cosa che dopo tanti anni che la conosci, ti stupisce ancora di tua madre?
R: Che ancora mi critica per come mi vesto.

D: Racconta l'aneddoto più esilarante che ha visto protagoniste te e me:
R: Ne ho due:
1. Quando quel poeta ti scrisse una poesia in un pub. Non c'è niente da fare, quando eravate insieme tu e Amichetta, non ce n'era per nessuna...li avevate tutti a vostri piedi...
COMMENTO DELLA STRANA: Mi sa che è ironica...
2. Quando in campeggio tirasti fuori dalla borsa uno specchio da star, con tanto di lucine tutte intorno, lo piazzasti sul tavolino pieghevole e cominciasti a ritoccarti le sopracciglia.
COMMENTO DELLA STRANA: caspita...chissà dove è finito quello specchio...era utilissimo...

D: Racconta l'aneddoto più esilarante che ha visto protagoniste te e Amichetta?
R: Ne ho due, entrambe in terra di Spagna:
1. Passeggiavamo per le vie di una città non meglio specificata della Spagna. Lei portava un ampio gonnellone, ad un tratto le viene in mente di scavalcare un cordolo di cemento alto circa 30cm ricoprendolo interamente con la gonna e quindi nascondendolo ai miei occhi. Io venendo appresso, mi incollo il cordolo di cemento, che fa male.
2. Finalmente le concedo di prendere una mezza giornata di sole al mare. Io mi sono dovuta coprire interamente, dalla testa ai piedi con un pareo mentre lei dormiva al sole. Al suo risveglio io ero bordeaux e le ho chiesto:" non è che potremmo andare?...mi sento un po' sbruciacchiata", lei era fresca come una rosa.

D: Vuoi lasciare un messaggio a tutti i lettori del mio blog che non mi conoscono di persona?
R: La Strana è proprio così, non c'è nulla di caricato.
Inoltre vorrei anche dire che quello strano uomo che si è sposata, noi amiche lo abbiamo gabbato per benino perché gli abbiamo nascosto tutti i lati oscuri della Strana che lui sta scoprendo pian piano.


Ùûûūúüùúūú)))”” 

Questa strana sequenza di segni, l'ha fatta Uga che mentre le facevo l'intervista, ha scoperto come si fanno i caratteri speciali con l'iPad. Li ho lasciati perché, senza sapere cosa stesse facendo, Uga è riuscita a riprodurre esattamente il suo acuto. Quindi provate a leggerlo immaginando lei che canta con la bocca rivolta alla luna, tipo lupo mannaro.

Inoltre vorrei dire al Super che noi gli vogliamo bene sul serio. Ma tanto. Vorrei anche confessare che il commento sulla sindrome premestruale lo avevo fatto io, ma non ho avuto il coraggio di attribuirmelo perché temevo la sua reazione. Ti prego Super, comprendi lo spirito goliardico della serata, tieni anche presente che eravamo in presenza di Amichetta che aveva mangiato arachidi come un'addannata.

Infine vorrei informare mia sorella che i pantaloni rossi ecopelle li ho messi pochissime volte perché mi facevano sudare le gambe. Comunque ero molto giovane e per questo chiedo perdono a lei e al Signor Armani per aver commesso con ingenuità, ma senza spavalderia, una simile boiata. Una ragazzata, insomma, che non si ripeterà.

venerdì 24 gennaio 2014

La fine del calendario dell'avvento a feste finite

23  Dicembre  Il vecchio canterino di Perugia
Il 30 Dicembre, ho trascinato tutta la truppa in una gita nella città di Perugia.
Il meteo non è stato nostro alleato dato che è piovuto tutto il santo giorno e io ho passato tutto il tempo angosciata all'idea che una mia figlia potesse ammalarsi a causa di tutta quell'umidità. 
Beh, vabbeh! Tortelli ripieni di pomodoro e mozzarella alla crema di spinaci
Dopo un pranzo decisamente notevole consumato in un ristorante al centro della città, ci siamo rifugiati nella „Rocca“. Si tratta della fortificazione dell'antico Comune, ristrutturata ed abbellita da un sapiente gioco di luci che mette in risalto la struttura in pietra dal gusto medievale e un po' misterioso e all'interno della quale è stato organizzato un mercatino natalizio a dire il vero non proprio entusiasmante.
Estenuati dalla troppa pioggia, alla fine abbiamo spedito i due uomini del gruppo a recuperare le automobili nei civilissimi parcheggi attrezzati presenti in quasi tutta l'Umbria subito fuori dai centri storici, e ci siamo posizionate su un muretto ad aspettarli.
Le bambine erano pura energia compressa. Eccitate dalla vacanza, dalla pioggia, dagli ombrelli, dai carboidrati ingurgitati durante il pranzo e dalla loro naturale propensione a scatenarsi, inventavano i giochi più pericolosi e pazzi, costringendo me e mia madre a rincorrerle per salvare le loro vite e anche quelle dei poveri venditori che rischiavano un infarto ogni volta che una delle due minori sfiorava correndo le preziose merci stipate sui loro tavolini instabili.
Ad un tratto, la nonna ha avuto un'idea brillante:“ Separiamole“ mi ha detto con un'espressione tra il disperato e lo sconvolto. Così ha preso per mano la Charmant e la ha condotta per una tranquilla passeggiata „solo per bambini grandi e assennati“ (così l'ha definita per invogliare la bambina).
Io sono rimasta da sola con la polpetta. I miei metodi per convincerla a stare buona sono stati meno psicologici e più dittatoriali di quelli di mia madre:“ Io non ne posso più, vedi di stare seduta e ferma che altrimenti ti becchi il peggior castigo della tua vita“ sono state le mie argomentazioni. Hanno funzionato. Sono una pessima madre.
Mentre io e la piccola di casa eravamo sedute e io tentavo di ritrovare un minimo di equilibrio mentale, ha cominciato a sfilare davanti a noi un'intera comitiva di anziani. Erano un gruppo  molto nutrito, composto da personaggi di vario genere: dalla vecchia biondo platino in pelliccia e capelli cotonati come se non ci fosse un domani, al pensionato modesto con la coppoletta e il bastone, ma tutti rigorosamente over 80.
Sono buffi e teneri insieme gli anziani, ognuno con le sue nevrosi, i suoi acciacchi, la sua dignità e quel modo incerto di camminare.
Noi assistevamo immobili e piuttosto indifferenti a quella sfilata, fino a quando non è comparso lui: Sputato fuori dalla scala mobile insieme a tutti gli altri ma evidentemente il pezzo forte della carrettata di vecchi. Era un uomo ben piazzato, capelli total white impomatati, paltò nero elegantissimo e sciarpa in seta bianca. La sua carnagione era bianchissima fatta eccezione per le sue gote rosse che tradivano uno o due bicchieri di vino di troppo bevuti durante il pranzo a menù fisso che evidentemente gli avevano propinato in una trattoria lungo la statale.
L'uomo era allegro e canticchiava senza troppa convinzione fino a quando non ha incontrato lo sguardo mio e quello della polpetta che immediatamente siamo state ipnotizzate dalla stranezza del personaggio. Accorgendosi di avere due spettatrici, l'uomo ha alzato il volume e facendo i ghirigori con il dito indice che puntava dritto al mento della polpetta, ha cantato la strofa di punta del suo repertorio:“Stai lontano da 'sto cooooreeee...“
Io gli ho fatto timidamente il controcanto mentre la polpetta rimaneva a fissarlo seria.
Due passi dopo, l'uomo non si accorgeva dei gradini e cadeva rovinosamente sulla gradinata. È caduto dritto dritto, come fosse una statuina di legno. Non ha nemmeno messo le mani avanti e si è ritrovato sdraiato a faccia in giù sulle antiche scale della Rocca. Fortunatamente è uscito illeso dalla caduta e l'ho sentito dichiarare ai quattro soccorritori accorsi a raccoglierlo:“ Non mi sono fatto niente! Non avevo visto il primo gradino...c'è poca luce qui...mettete dei fari più intensi anche voi...ma che volete che sia un capitombolo di fronte a tanta meraviglia...sentimentaaaal“ Ha preso sottobraccio una vecchia e ha continuato a cantare illustrando alla povera donna le bellezze del luogo. Quella gli dava corda più che altro perché almeno si poteva appoggiare a qualcuno, ché quelle scale erano una vera tortura per le sue povere ginocchia doloranti. "Ma che è matta quella nonna che si appoggia a lui?" mi ha chiesto la polpetta e poi ha aggiunto:"hai visto mamma? è caduto tutto rigido"
Non avrei dovuto, ma ho riso di cuore, insieme alla polpetta che cercava di trattenersi.

24  Dicembre: Il ritorno dalle ferie al freddo
"Sai che ti dico?" Mi fa lo Strano prima di partire per la vacanza di capodanno "quasi, quasi, chiedo al mio amico di venire a casa il giorno prima del nostro ritorno e di far ripartire la caldaia...così quando arriviamo troviamo casa calda"
"eeeeh BUM, il solito esagerato! Ma perché dobbiamo sprecare il gas, scusa?! Tu spegni la caldaia a pellet, quella a gas non la mettiamo proprio in funzione e quando torniamo, ti metti cinque minuti e fai ripartire direttamente quella a pellet...che ci vorrà mai? Sei il solito sprecone...ventiquattro ore con la caldaia a gas accesa e sai che suonata alla prossima bolletta?! No guarda, non se ne parla proprio...che ci vorrà mai a scaldare casa? due ore e sembrerà di essere alle Hawaii..." E me ne  sono andata usando un canovaccio come gonnellino, improvvisando una danza hula e canticchiando un tipico motivetto hawaiano.
Il giorno 2 Gennaio, la nostra breve vacanza era già giunta al termine.
Siamo rientrati a casa intorno alle 17, carichi di borse e borsoni e io ero già proiettata con la mente alle mille lavatrice che mi aspettavano, tanto che mentre varcavo la soglia di casa dicevo a mio marito:" le borse portale direttamente davanti alla lavatrice, guarda...così schiaffo tutto dentro e non ci penso più..."
Ma mentre pronunciavo questa frase, già alla parola "lavatrice" la mia lingua ha cominciato ad incepparsi e i pensieri si sono fatti confusi. Le mani hanno cominciato a dolermi e i denti a battere per il gran freddo.
Il termometro interno di casa segnava 11,5 gradi.
Lo Strano ha mollato due pesantissimi borsoni di fronte all'oblò della lavatrice e poi non ha perso nemmeno tempo ad insultarmi. Sapeva che ne andava della salute delle sue figlie. Così, è partito verso il vano caldaia con la Diavolina in una mano e l'accendino nell'altra borbottando:"Eccolo là...altro che Honolulu...qui ce prende na broncopolmonite a tutti!"
"Accidenti..." ho sussurrato io mentre infilavo il bucato dei panni scuri in lavatrice e intanto intimavo alle mie figlie di correre finché io non avessi finito. "correre vi scalderà, vederete...oh, guardate che è un'eccezione eh?! in casa non si corre, ricordatevelo...in alternativa potete saltare sul posto" Avviato l'elettrodomestico, ho preso entrambe le figlie e le ho portate sul divano. Le ho coperte con due piumoni, ho infilato loro i guanti, i cappelli con il copri orecchie e le babbucce di lana spessa.
Lo Strano ha impiegato più di mezz'ora a far ripartire la caldaia. Ha avuto dei problemi di tiraggio, dice. Secondo me, i primi venti minuti li ha impiegati seduto sul gradino, con il cane seduto accanto e ha raccontato al quadrupede tutte le sue sventure. Me li immagino i discorsi dei due vecchi amici:"beata te che stai fuori casa, guarda...non sai io quante ne passo lì dentro!"
Comunque alle 18 la caldaia era stata avviata ma noi non avevamo ancora potuto avviare i riscaldamenti perché dovevamo aspettare che l'acqua arrivasse alla giusta temperatura.
Alle 19 abbiamo mangiato pizza tutti imbacuccati. Io e lo Strano ci siamo scaldati con del vino, anche se era piuttosto vecchio e aveva preso d'aceto.
Intanto la temperatura interna scendeva inesorabilmente a causa del calare delle tenebre che avevano buttato giù a picco quella esterna di temperatura.
Alle 20.00 abbiamo scaldato bagno e camera da letto con la stufetta elettrica e ci siamo messi tutti nel lettone cercando calore nei corpi dei nostri vicini.
Il telecomando della TV non funzionava. Abbiamo capito solo il giorno seguente che era per il troppo freddo.
Mi sono alzata a fatica dal letto e saltellando per il freddo sono arrivata al decoder e lo ho sintonizzato su un documentario.
Mentre tornavo a letto anelando il calore del corpo della polpetta che avevo lasciato sotto due piumoni e una coperta, lo Strano mi ha canzonato:"ah Hawaiana! Non ce lo fai un balletto stasera?!"
Mi sono infilata sotto le pezze confidando nel meteo. Ho confidato molto male perché quella è stata una delle notti più fredde di questo inverno.
Per tutta la notte abbiamo sentito la nostra caldaia sbuffare e bruciare pellet come un'invasata.
Alla fine, la mattina seguente la temperatura in casa era quasi accettabile, ma i tanto agognati venti gradi li abbiamo raggiunti dopo ventiquattro ore.
Di tutta questa storia, quello che più mi fa innervosire, non è il freddo patito, non sono le battutine sarcastiche di mio marito che si sono susseguite per tutto il giorno, non è nemmeno l'idea di aver rischiato di far prendere una bronchite alle mie figlie (cosa che fortunatamente non è accaduta).
Quello che davvero mi fa imbufalire è che nel vano caldaia ci dorme il cane e che l'hawaiana, la avrà fatta lei quella notte! Con tanto di cocktail fra le zampe e di gonnellino di paglia! Mentre mi giravo e rigiravo nel letto con il freddo pungente che mi si aggrappava alle tempie e mi impediva di addormentarmi, pensavo a lei, il fottuto quadrupede, che danzava nel suo vano caldo caldo al suono di un ukulele e intanto sghignazzava all'idea di noi quattro congelati nel lettone.

25 Dicembre: il bancomat i contanti e il portafogli. Quando le feste finiscono
Quando le feste finiscono, lasciano sempre un po' storditi. Non so perché, ma quando uno torna dalle ferie si sente stanco. Dovresti sentirti un leone, rigenerato dalla vacanza, con la mente riposata e pronta a ripartire, ma niente da fare. Sei floscio, deconcentrato, privo di verve. 
Questo racconto è ambientato in data 7 Gennaio 2014 e con questo terminerò questo strampalato calendario dell'avvento. Qualcuno starà pensando:" questa è proprio strana...già un calendario dell'avvento come il suo, io non lo avevo mai visto,per di più, lo finisce a fine Gennaio, ma terminarlo con una data che non fa nemmeno parte delle feste natalizie, è proprio da matti..."
Ma il giorno in cui finiscono le feste fa comunque in qualche modo parte delle feste stesse. Perché le contiene e le raccoglie in quella strana sensazione di cui sopra. Quella sensazione per cui uno si sente spossato, per nulla ristorato e con la mente ritorna continuamente a quei pochi giorni in cui la sua vita ha preso una piega differente e le sue giornate erano scandite da ritmi differenti. Inevitabilmente ti viene da pensare che la vita vera sia quella che hai vissuto in vacanza e che quella che conduci solitamente non abbia molto senso.
Il nostro ritorno alla realtà è stato brusco e traumatico: le stranette sono tornate a scuola il 7 Gennaio, portandosi dietro tutto il carrozzone di cartelle, sciarpe e cappelli da mettere e levare, merende da preparare, quaderni, matite colorate, ansie, lavatrici, preoccupazioni, spese da sostenere. Gli adulti di casa hanno ripreso a pieno ritmo il lavoro nella stessa data.
Lo Strano il 7 Gennaio alle 7 del mattino, ha aperto gli occhi facendo una smorfia, come fa in tutte le sue giornate lavorative, con le orecchie doloranti a causa delle mie urla.
Non ci sopportiamo io e lo Strano tra le 7 e le 7 e 25 di tutte le giornate lavorative, nessuna esclusa. Io detesto il suo ciondolare stanco, il suo perdersi dentro casa sua, il suo dormire in piedi mentre tenta di trascinare le figlie in bagno e finge di aiutarmi a preparare Polpetta e Charmant nel loro allestimento da scuola, ma in realtà non è che sappia proprio bene cosa stia facendo, il suo broncio, il suo silenzio. Lui detesta il mio andare di fretta, la mia voce alta, il mio buttare gli occhi al cielo sottolineando la sua lentezza, il mio broncio, il mio silenzio.
Poi, dalle otto in poi, quelle stesse cose che ci hanno irritato, ci fanno sorridere.
Quella mattina, nel turbine di ordini, grida, incitamenti in stile militaresco e occhiatacce, ho comunicato allo Strano che nel mio portafogli c'erano in tutto 3 euro e 7 centesimi. "Oggi non ho proprio tempo di fermarmi a ritirare al bancomat...che poi non è che sia proprio certa di dove si trovi esattamente in questo momento il mio bancomat...cioè, non che lo abbia proprio perso...l'ho solo temporaneamente perso di vista...ma non preoccuparti, lo ritroverò! Tu lasciami solo tutti i contanti che hai, tanto tu puoi ritirare con il tuo bancomat, troverai di certo il tempo tu. Io no, non ho tempo, io c'ho da fare mille cose, non posso mettermi a cercare il mio bancomat per tutta casa..."
Le ho contate, ci sono 88 parole nel discorso che ho pronunciato. Lo Strano ne avrà sentite sì e no 60 e di queste ne avrà comprese all'incirca 30. Nel suo stato comatoso, ha effettuato una grossolana scrematura e alla fine ha decretato che di tutto il mio fastidioso ed interminabile discorso, le uniche parole da prendere in considerazione erano 8:  "Tu lasciami solo tutti i contanti che hai" e così come una specie di automa, ha sfilato i contanti dal suo portafogli e li ha infilati nel mio.
La mia folle corsa intanto continuava imperterrita fra grida, capricci, colazioni consumate di fretta in macchina, cappelli con il pon pon, letture sulla befana.
Non potevo mica, io con tutto quello che ho da fare, ricordarmi che due giorni prima, nel corso di una delle ultime giornate di vacanza, avevo pronunciato quest'altro di discorso:
"Oggi non ho proprio tempo di fermarmi a ritirare al bancomat...che poi non è che sia proprio certa di dove si trovi esattamente in questo momento il mio bancomat...cioè, non che lo abbia proprio perso...l'ho solo temporaneamente perso di vista...ma non preoccuparti, lo ritroverò! Tu lasciami solo il tuo bancomat, tanto oggi mica devi uscire, non hai niente da fare no? Cosa ci fai con il bancomat tu oggi? Io invece c'ho da fare mille cose, non posso mettermi a cercare il mio bancomat per tutta casa adesso, devo andare a comprare i dolcetti da mettere nella calza della befana."
Mio marito in uno stato semivegetativo dovuto all'atmosfera vacanziera, si era alzato dal divano come un robot, aveva sfilato il suo bancomat dal suo portafogli e lo aveva infilato nel mio. Naturalmente, sei millisecondi dopo aver compiuto questa azione, aveva dimenticato quello che aveva fatto e infatti si era ritrovato in pigiama nell'ingresso a grattarsi una chiappa domandandosi:"che ci faccio qui?" Poi con una scrollata di spalle, era tornato sul divano pensando che come sempre si era perso in casa sua e non preoccupandosene affatto.
Insomma sarà stato perché io avevo troppo da fare, sarà stato perché lui quando si trova in casa non vuole utilizzare nemmeno mezzo neurone, fatto sta che il destino beffardo ha voluto che io quella mattina uscissi di casa con i contanti, il bancomat di mio marito ed il mio bancomat ( che misteriosamente è ricomparso quella stessa mattina nel mio portafogli, dove in realtà era sempre stato, solo nascosto dalla tessera della palestra) e che lo Strano invece prendesse la porta di casa fischiettando senza nemmeno un soldo in tasca.
Lo Strano quella mattina aveva mille giri da fare, era già in ritardo ed era in riserva già da due giorni: "meno male che devo passare davanti a quel distributore economico, almeno faccio un bel pieno e cominciamo l'anno buttando un sacco di soldi in gasolio, però economico"  pensava imbronciato mentre guidava.
Detto fatto, arrivato al distributore, ha riempito il serbatoio come se stesse per scoppiare una guerra. Insieme al benzinaio, ha fatto anche una manovra tutta particolare grazie alla quale si riesce a caricare qualche litro in più.
"Sono 82 euri dotto'" Gli ha detto il benzinaio cingalese.
Mio marito con un gesto sicuro ha messo mano al portafogli e mentre faceva il gesto di tirarlo fuori dalla tasca posteriore, hanno cominciato ad affollarsi nella sua mente le immagini di me che gli chiedo di darmi il bancomat, e poi di me che gli chiedo i contanti, ha cominciato a sentire la mia voce stridula, le mie urla mentre gli intimavo di mettermi soldi e bancomat nel portafogli, ha rivisto tutto come in un film. I singoli fotogrammi si susseguivano uno dietro l'altro veloci e una volta aperto il portafogli negli occhi del mio consorte si è palesata drammatica la realtà: "Io non posso pagare".
Il cingalese è rimasto qualche secondo a fissarlo, mio marito intanto fra l'incredulo e l'irritato cercava di accampare scuse, di spiegare.
Il cingalese ha tagliato corto:" spostate dotto' che me blocchi tutto traffico...lasciami documento e vai prende i soldi"
Credo che quello che ho appena descritto sia stato uno dei momenti più imbarazzanti della vita di mio marito.
Il povero Strano, messo alle strette, ha tirato fuori la sua patente, l'ha consegnata fra le mani del cingalese che già non lo guardava più ed era intento a far fermare il cliente successivo nel punto giusto, ed è ripartito mogio ed avvilito.
una volta recuperata la minima lucidità necessaria, lo Strano ha realizzato che in quel momento, la persona più vicina al punto in cui si trovava lui, era mia madre e così mi ha fatto una telefonata intimidatoria in cui mi minacciava di avvertire la mia consanguinea di prestargli 100 euro per pagare il debito e recuperare il suo documento.
"Ah ma'...stavolta l'ho fatta grossa. Lo ho mandato in giro per il mondo senza soldi e senza bancomat...corri, fai svelta, manda Mister M. ad aspettarlo giù sul marciapiede e prestagli 100 euro...sennò stavolta finisce male!" Queste le mie parole per spiegare la situazione.
Non avevo nemmeno finito la frase, che Mister M era già sul marciapiede con 100 euro in mano.
Lo Strano è passato senza quasi fermarsi, ha ritirato dal bancomat umano e lo ha ringraziato vergognandosi come non mai : "manco quando ero ragazzino mi sono mai dovuto far prestare i soldi per mettere la miscela al motorino...tu guarda questa come mi ha ridotto oh..." Questi i pensieri che passavano nella mente dello Strano mentre ribatteva verso il distributore:"che poi come si fa a perdere temporaneamente di vista il proprio bancomat? Se lo sarà perso, sta rincoglionita! e io più rincoglionito di lei che le do ancora retta..."
Preso da questi pensieri in libertà, mio marito si è accorto della pattuglia della polizia sul ciglio della strada, solo quando il rosso della paletta ha attirato inesorabilmente la sua attenzione.
"'Giorno. Patente e libretto per cortesia"
Lo Strano, compiendo gesti lenti e sperando che nel frattempo gli venisse in mente una scusa credibile, ha preso tempo consegnando nelle mani del tutore della legge il libretto di circolazione.
"Patente prego..." Ha ribadito il poliziotto
"Ecco, posso scendere agente?" ha chiesto timidamente lo Strano
"Se desidera..."Questa la risposta a voce alta.
"Mo questo perché deve scendere? Ecco il matto va'...pure oggi l'ho beccato, me pareva strano che non ne avevo fermato nemmeno uno oggi... " Questo il pensiero dello sbirro.
Lo Strano, stando bene attento a fare movimenti lenti e pensando:"Non sia mai che questo me spara pure" è sceso dalla macchina ed ha improvvisato il seguente discorso:
"Veda agente, la patente io non ce l'ho...eh no, non ce l'ho, la mia patente sta al distributore in mano al cingalese...io sono uscito di casa questa mattina fischiettando perché non mi ero reso conto che mia moglie, mi aveva levato contanti e bancomat dal portafogli...non me ne ero proprio reso conto guardi, ci mancava solo che mi prendesse per i piedi e mi sgrullasse per fare uscire pure gli spicci dalle tasche, in mutande m'ha fatto usci' sta grandissima disgraziata...poi io sono andato al distributore e ho fatto il pieno...pure la manovra per fare entrare più carburante abbiamo fatto io e il cingalese...perché stavo al distributore economico e volevo approfittarne. Alla fine siamo riusciti a far entrare 82 euro di gasolio in questa macchinetta! Si rende conto? 82 euro! un record...poi vado a paga'...e mi accorgo che mi aveva tolto tutto...sta donna mi ha tolto tutto, si rende conto?!...allora il cingalese si è reso conto della situazione...dice che anche lui è sposato...e io sono venuto qui da mia suocera...che mi ha prestato 100 euro...li vede i 100 euro?!...eccoli, ce li ho ancora tutti interi in tasca...ora vado dal cingalese, lo pago, mi riprendo la patente e se vuole torno qui..."
"se ne vada, e non si faccia più vedere" Ha risposto il poliziotto scuotendo la testa.
Ma mentre mio marito entrava in macchina, ha aggiunto sospirando:"...sono sposato pure io, ma non mi faccia dire altro che se ci sente la collega qui vicino, ce fa corre a tutti e due...c'ha na mira sta disgraita..."

venerdì 17 gennaio 2014

Il calendario dell'avvento seconda parte

SOTTOTITOLO: Solo io ancora parlo in termini natalizi a metà Gennaio, quando tutti invece cercano di dimenticare le feste appena passate...tutti tranne mia sorella che ha ancora l'albero di Natale in sala.
SOTTOTITOLO AL SOTTOTITOLO: Solo io faccio 'sti sottotitoli così lunghi.

Una delle tante voci nella mia testa:" Allora, ti vuoi sbrigare?!...Qui più che il calendario dell'avvento finisci per fare la quaresima di Pasqua..."
Strana:" Ahò un po' di pazienza! Ci vuole tanto a raccontare un mese di vita strana. E poi io ora vorrei scrivere un post sul povero Strano che per colpa mia si è ritrovato dal benzinaio senza contanti né bancomat e se ne è accorto solo dopo aver fatto 82€ di rifornimento..."
Una delle tante voci nella mia testa:" Dopo, quello lo scrivi dopo! Finisci una buona volta quello che cominci, benedetta donna!"

15 Dicembre. Il cane misterioso
Eccolo, il cane misterioso
Tutti i giorni io percorro questo tratto di strada circa quattro volte: La mattina mentre e vado a portare le bambine a scuola, quando ritorno indietro, quando vado a riprenderle e quando torniamo a casa.
Ebbene, tutti i santi giorni, lui è lì. Solo, a guardare annoiato le automobili che gli sfilano davanti.
Se ne sta lì seduto, bianco, buono, il cane misterioso, come se aspettasse qualcuno. Questo essere ignoto è una delle poche certezze della mia esistenza. Lui sta là e aspetta. Cosa non so.

16  Dicembre L'incidente
Accade poi che una sta andando ad accompagnare le figlie a scuola di buon ora, ma non di buon umore perché subito dopo dovrebbe andare a protocollare una richiesta urgente in zona EUR (zona che non brilla mai per scorrevolezza del traffico, ma se ci rimani incastrata sotto Natale, rischi di farci capodanno) e poi tornare di corsa per incontrare la mamma della compagnetta della charmant per visionare insieme la stoffa rosa da usare come tovaglia.
Capita che scendendo una ripida discesa, una prenda in pieno una trasparente, invisibile, malefica lastra di ghiaccio e si ritrovi a fluttuare nel nulla per alcuni interminabili secondi per poi interrompere la propria folle pattinata contro il cordolo di un marciapiede, che oltre a fermare il veicolo impazzito, ha spaccato tutta la parte destra dell’avantreno.
Ok lo ammetto, ad un certo punto ho frenato e sul ghiaccio, non si fa...mai preteso di essere un pilota di formula uno io...a me la macchina mi deve spostare da un posto all'altro senza rompersi o farmi fare male. Tanto per essere ancora più antipatica: chiunque pensi che guidare sportivo sia figo è un imbecille. Io guido da vent'anni e ne ho visti di "sportivi" spiaccicati contro i pali della luce...l'unico vero segreto in auto per guidare bene è andare piano e rispettare sempre i limiti di velocità. Tutto il resto è un film di James Dean, che infatti è morto giovane.
Può succedere anche che in quell'occasione una chiami i vigili urbani e che questi non si degnino nemmeno di rispondere, e che poi questa povera disgraziata si rivolga ai carabinieri, e che questi la dirottino sulla polizia e che quest’ultima le dica di chiamare i vigili urbani ma che no, no, fino alle 9.00 quelli non ci sono mica…il tutto mentre altre tre macchine ripetono la stessa acrobazia automobilistica davanti agli occhi fuori dalle orbite della nostra protagonista.
Così una povera disgraziata si ritrova a telefonare al marito che si precipita tutto insonnolito e le lascia la propria macchina per andare a lavorare e capita pure che questa poraccia mentre si reca a lavorare, telefoni in Comune, pronta a dirne quattro al responsabile della viabilità, con un bel discorsetto già pronto più o meno di questo genere:“ deficienti, incoscienti, asini, figli di puttana, ANDATE A SPARGERE DEL SALE SU QUELLA FOTTUTA DISCESA PRIMA CHE QUALCUNO SI FACCIA MALE“. Però poi succede che il responsabile, guarda caso, non sia in ufficio e che la poveretta in questione si ritrovi a fare un discorso con i medesimi contenuti, ma dai toni meno aggressivi con un impiegato che si occupa di beni culturali.

17 Dicembre La brutta abitudine di perdere le cose
Uno dei tanti lavori volanti che mi è piombato fra capo e collo a Dicembre (e io che programmavo di lavorare fino al 16 e poi di dedicarmi anima e corpo all'organizzazione della festa della Charmant…) mi ha costretto a recarmi in un gigantesco palazzo dove risiede un dipartimento speciale del Comune di Roma e dove, districandomi in un labirinto di piani rialzati, scale, numeretti da prendere e moduli da compilare, ho finalmente protocollato una richiesta per avere un documento che risale agli anni '60 e che sarà disperso chissà in quale buio scantinato di chissà quale archivio.
Due ore e quaranta minuti di fila e 5€ di parcheggio, per avere un puzzolente foglietto con un lunghissimo numero di protocollo, un sorrisetto sarcastico dell’impiegata e il seguente discorso di commiato:“ torni tra dieci giorni per ritirare il documento…facciamo quindici va‘ che ci sono le feste…ah e nel frattempo incroci le dita!“.
Quando ero alla seconda ora e venti minuti di attesa però, mi sono accorta che la cool girl era on line su Facebook…direttamente da Londra! Così, nonostante mancassero solo tre persone da servire prima di me, l’ho contattata per chiederle dettagli sul suo imminente ritorno in patria.
Abbiamo chiacchierato del più e del meno fino a quando non è arrivato il mio turno.
Mi sono alzata con la borsa aperta, il cellulare, l’iPad, la sciarpa, il cappello e un libro in mano (ma quante mani ho?) e mi sono presentata affannata al cospetto di un'impiegata gentile ma totalmente assente che mi ha salutato senza nemmeno staccare gli occhi dallo schermo del computer. In tutto la mia permanenza davanti allo sportello è durata 26 secondi netti, compreso il discorsetto finale della donna al di là del vetro, quindi non ho fatto in tempo a sistemare niente nella borsa e sono stata congedata con il foglio del protocollo che naturalmente dovevo prendere tra le mani.Così, mi sono allontanata tenendo in mano la borsa aperta, il cellulare, l’iPad, la sciarpa, il cappello, un libro e il foglietto del protocollo. Mi sono appoggiata sul primo tavolino libero per sistemare tutto, ma per prima cosa ho salutato la cool girl che nei 26 secondi che ho passato davanti allo sportello, mi aveva frettolosamente informato che doveva andare a lavorare.
Ho fatto tutto alla rinfusa, senza pensare troppo a dove mettevo cosa e mi sono precipitata verso casa.
Mentre mi arrampicavo sulla mia montagnuccia con la testa piena zeppa di pensieri, mi ha chiamato la mia cliente, chiedendomi di inviarle via email la ricevuta del protocollo.
Arrivata a casa, ho cominciato a cercarla ovunque, in macchina, in borsa, in casa, niente.
L’avevo lasciata su quel fottuto tavolino, era evidente.
La mattina dopo, ho spedito lo Strano dritto dritto a controllare su quel tavolino. Nonostante fosse giorno di chiusura e fosse in corso un brindisi natalizio per tutti gli impiegati del dipartimento, lo Strano si è intrufolato furtivo e ha chiesto a due donne di aiutarlo ché sua moglie ne aveva combinata una delle sue. "Fatemi questo regalo di Natale, vi prego" ha implorato il mio consorte come gli avevo chiesto io di fare.
Le due donne, entrambe vicine alla pensione, con un bicchiere di plastica in mano colmo di spumante da due soldi, i capelli cotonati e gli occhiali appesi ad una catenella, hanno scartabellato un po', tanto per fare contento lo scocciatore, poi una delle due ha esclamato:"ti ha detto male giovanotto, hai beccato l'unico giorno in cui fanno le pulizie qua dentro...quando c'è il brindisi natalizio, fanno tirare tutto a lucido..." e l'altra ha chiosato:" stavolta non ti salva nemmeno Babbo Natale! Bisogna che torni e lo fai ristampare...e AUGURI". Lo hanno lasciato lì a fissarle demoralizzato e se ne sono andate improvvisando una specie di trenino a due vagoni sollevando i calici divertite.
Così, il martedì successivo mi è toccato tornare. Peccato che fosse il giorno del compleanno di mia figlia e che questa avesse chiesto di andare a giocare con la neve e poi a pattinare sul ghiaccio...la mia salvezza è stata un noto centro commerciale di Roma, dove avevano organizzato per il periodo natalizio un'area dove i bambini potevano giocare con la neve vera e accanto c'era anche una pista di pattinaggio sul ghiaccio. Tutto un po' posticcio, ma la mia salvezza.
Così ho lasciato tutta la mia famiglia ad aspettarmi in macchina e sono entrata nel fatidico ufficio per farmi ristampare la ricevuta con il numero del protocollo.
Quando è arrivato il mio turno, mi ha accolto un'impiegata seccata e scontrosa, di quelle che si disegnano la linea delle labbra con una matita rosso scuro che conferisce alla loro espressione un'aria arcigna e schifata.
Le ho spiegato la situazione, scusandomi con aria contrita e le ho chiesto cortesemente di ristampare la ricevuta.
Mi ha guardato come se fossi un venditore di enciclopedie porta a porta, poi senza dire niente si è alzata ed è scomparsa dietro un paravento.
Una persona normale avrebbe immaginato che sia andata a consultare un terminale dove c'è l'archivio delle richieste protocollate, o a guardare qualcosa che le sarebbe servito per recuperare la mia pratica. Io invece ho avuto una visione della donna che appena dietro il paravento ha dato un pugno ad un'anziana collega tanto per sfogarsi, poi ha scaraventato il portaombrelli contro una finestra riducendola in frantumi e ha baciato in bocca un collega figo che era rimasto imbambolato a fissare quell'attacco di isterismo. Una volta finito, si è risistemata la gonna e i capelli, un carré nero perfetto, ed è tornata da me.
Per questa ragione, quando mi ha passato il foglio con aria antipatica dicendomi:" per questa volta va bene, può capitare, ma che non diventi un'abitudine. Pensi se tutti facessero come lei..." io, invece di rispondere quello che mi sgorgava dal cuore e cioè:" e secondo lei io ci provo gusto a tornare due volte nello stesso posto brutta oca con la faccia impiastricciata?!" ho preso il foglio con delicatezza rispondendo:"ha ragione signora, non accadrà più..." e me ne sono andata alla chetichella, senza dare mai le spalle a quella che nelle mie fantasie era una pazza potenziale assassina.

18 Dicembre Il vecchio che recita „A Silvia“ nel bar
La giornata del compleanno di mia figlia si è complicata notevolmente a causa del mio passaggio presso l'ufficio della pazza. In pratica era mezzogiorno passato quando sono riuscita a tornare in macchina, con le gambe che ancora tremavano di paura e di nervoso. A quel punto, le due fameliche figliole cominciavano a reclamare cibo e acqua. Così, ho fatto accostare lo strano in seconda fila e mi sono infilata dentro il primo bar per acquistare pranzo e bevande.
Nel bar, mentre mi facevo scaldare dei panini è entrato un anziano signore, di quelli con un velo celestino sugli occhi, che dopo aver scambiato un paio di battute con il barista, si è voltato verso di me e ha attaccato:
Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi? 
Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.
La recitava con un tale trasporto, con un braccio alzato, il busto impettito e tutto il resto, che non ho avuto il coraggio di spiegargli che non mi chiamo Silvia e che quella poesia era dedicata a una che era morta...quindi non è che fosse il massimo della galanteria, recitarla guardandomi fisso negli occhi.
Il barista lo ha lasciato declamare e poi ha concluso:"Alè!"
Io ho ringraziato, ho preso il pacchetto con i panini, e sono tornata in macchina avvilita.

19 Dicembre Pipì Santa
Le recite natalizie ci hanno travolto con tutto il loro carico di commozione, stupore, imbarazzo e voglia di scappare lontano.
La polpetta con i suoi compagnucci di tre, quattro e cinque anni, ci ha deliziato con una recitina in cui lei faceva la parte di un angioletto.
La maestra mi ha chiesto di metterle una calzamaglia bianca e le ha infilato un vestitino da angioletto tutto bianco immacolato, ben stirato con le decorazioni dorate. Un amore.
Mentre glie lo infilava, la donna ricordava ai bimbi e alle loro mamme che glie lo avrebbero dovuto togliere dopo la rappresentazione, che quei vestitini dovevano rimanere così immacolati perché il pomeriggio seguente sarebbero serviti ai bimbi dell'altra sezione.
La recita è iniziata e il coro degli angioletti è stato meraviglioso...fino a quando la polpetta non ha cominciato ad assumere uno strano atteggiamento: mentre cantava con la bocca spalancata, sottolineando tutte le parole con quel modo di fare così tenero che hanno i bambini, la mia strana figlia ha cominciato a tirare su il vestito, mostrando le cosce fasciate dalle calzamaglie bianche e le mutande a tutto il teatro.
La maestra, dalla prima fila, le faceva segno di tirare giù e lei faceva no con la testa facendole gli occhiacci.
Alla fine della recita, sono corsa sul palcoscenico per congratularmi, ma la polpetta mi ha accolto con freddezza:" sì, sì, sono stata brava, me lo dici dopo...ora portami di corsa al bagno che mi sono pisciata sotto!"
"Ma come?!" Sono rimasta a bocca aperta io...
"La maestra si è scordata di farci fare la pipì prima di salire sul palco e io stavo scoppiando...ne ho fatta poca, giusto per non farmi fare male alla pancia...ma ora sbrighiamoci che non so quanto la reggerò ancora e se sporco il vestito dell'angioletto qui succede il finimondo..."
Il vestito si è salvato e anche le calze perché le uniche bianche che avevo erano adatte a bambine di due anni e così, il cavallo arrivava a metà della coscia di mia figlia. Le mutande invece le ho dovute levare in fretta e furia e così la polpetta ha partecipato alla festicciola natalizia post-recita senza mutande, ma con la vescica finalmente svuotata.

20 Dicembre Un posto ameno
Dopo le feste natalizie ho trascinato la mia famiglia inclusi mia madre e Mister M. in una località amena in Umbria.
Abbiamo o meglio HO scelto un posto piuttosto isolato...vabbeh totalmente isolato.
Sospeso tra cielo e terra
Esattamente a venti chilometri dal centro del paese. Venti chilometri di nulla sospeso tra campi arati, boschi e dolci colline.
Alla fine, tre chilometri di strada sterrata

Chilometri che ci separavano dalla civiltà, dal caos e dalla frenesia delle feste natalizie ancora in corso, dallo shopping, dal clamore.
Nemmeno il navigatore aveva la più pallida idea di dove diavolo fossimo finiti
Chilometri e chilometri che dovevo interporre tra me e il mondo. Solo portandomelo dietro un pezzetto di mondo. Un pezzetto del mio di mondo, quello strano.
Il cielo al nostro arrivo rispecchiava l'umore dei miei parenti
Peccato che il pezzetto del mio mondo che mi sono portata dietro fosse non proprio consapevole di dove lo stessi portando.
Il giorno del nostro arrivo poi, non siamo stati nemmeno aiutati dal meteo, infatti questi famigerati venti chilometri li abbiamo percorsi immersi in una nebbia fitta che a me dava la sensazione di essere entrata in un'altra dimensione, mentre ai miei familiari ha fatto pensare a Massimo Troisi e Roberto Benigni che arrivano a Frittole.
Appena arrivati
Scesa dalla macchina, ho fatto un respiro profondo e una circonduzione completa delle braccia, felice di aver raggiunto quella meta tanto agognata, poi mi sono girata ancora sorridente verso i miei compagni di avventura ma appena li ho guardati in faccia, il sorriso sulle mie labbra si è smorzato.
Tutti mi guardavano in cagnesco e quando ho esclamato:"solo io potevo portarvi in un posto così..." mia madre con occhi di ghiaccio mi ha risposto:" sì, solo tu guarda..." Mister M. intanto si guardava intorno sorridendo mentre mio marito iniziava a scaricare la macchina caricandosi sulle spalle tutte le valige e brontolava:"Ma tu guarda questa dove ci ha portato tutti...questa è matta. Questa è matta e io sono solo con lei in mezzo al niente..."
Io proprio non riuscivo a capire da dove nascesse il disagio di tutti in un luogo così meraviglioso e mentre me lo domandavo è arrivato il custode di quell'angolo di paradiso. Un uomo schivo, solitario, ma che pareva risolto, equilibrato in pace...fino a che mia madre non lo ha fatto innervosire esclamando:"Ah, qui d'estate deve essere proprio un paradiso...." intendendo dire con quella frase sibillina che in inverno invece lei non lo trovava affatto un paradiso e che lo giudicava troppo isolato e privo di vita. Il custode ha risposto secco che per lui quel posto era un paradiso sempre, soprattutto quando non c'era nessuno. Mi è diventato subito simpatico, il custode.

21 Dicembre Capodanno
Il mio sogno di sempre è passare il capodanno facendo finta che non lo sia.
Da sola in una stanza a leggere un libro, bere del buon vino, in pigiama, senza frenesie, senza caos, senza veglionissimi o trenini.
Ho intitolato questa foto: Civiltà...Lontana. Si prega di notare, il lungo tratto di buio e silenzio che mi separa dalla vita.
Condividevo questo sogno con il Super il quale però quest'anno mi ha sorpreso festeggiando con un vero e proprio veglionissimo durante il quale pare si sia scatenato insieme a sua moglie in folli danze (lui è campione mondiale, nonché ideatore, di uno stile detto "free dance") è impazzito, mi sono detta. Oppure è rinsavito, non lo so.
Beh comunque io quest'anno ci sono andata davvero vicina a realizzare questo sogno. Il 31 sera ero in pigiama già alle sei del pomeriggio. Io e mia madre abbiamo preparato una buona cenetta ma senza troppe pretese. Giusto per goderci il buon cibo.
Alle 21.00 avevamo finito di mangiare anche la frutta secca di fine pasto e ci siamo messi a guardare il circo di Montecarlo in televisione. Tra l'altro le mie figlie lo hanno apprezzato tantissimo e alle 23.30 è iniziato gli Aristogatti. Per loro è stato un seratone, un po' meno per gli adulti di casa che, a parte me, credo abbiano passato la serata più noiosa della loro vita. A nulla sono valsi i miei tentativi di spiegare loro che non avere niente da fare è bello perché quando uno non fa niente in realtà sta con se stesso e riprende contatto con il proprio io più profondo. Loro mi guardavano di traverso senza nemmeno rispondermi e si scambiavano sguardi e battutine di intesa e rassegnazione.
Alle 23.59 abbiamo preso la bottiglia e alle 24.00 la abbiamo stappata, poi ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti:"E mo'? Che facciamo?!"
Mio marito, preso dalla disperazione, si è attaccato alla bottiglia e se ne è scolata metà, poi è partito come un treno, ha preso la porta di casa e ha cominciato a correre per il borgo completamente deserto cantando "Sasueeeraaaa...A, E, I, O, U, IPSILON!" correva senza nemmeno il cappotto, scaldato solo dall'alcool che aveva ingurgitato, le mani in tasca e le spalle strette, dietro di lui, solo il cane del custode, che puntava i canini affilati, dritto dritto alle sue magre chiappe infreddolite.
A mezzanotte e dieci, eravamo tutti a letto.
La mattina seguente, il povero Strano si è svegliato con un gran mal di testa. "La sera Leoni..." questo è stato il mio buon giorno.
Lui ha accampato delle scuse asserendo che non aveva chiuso occhio quella notte a causa dei messaggi continui che sono arrivati sul cellulare mio e su quello di mia madre, poi ha concluso dicendo:" Meno male che domani torniamo a casa va'..." e ha iniziato l'anno assumendo un antidolorifico.

22 Dicembre  Il furto della legna 
Certo, dopo un primo momento di scoramento, i miei familiari hanno iniziato a vedere i lati positivi del posto dove li avevo trascinati a loro insaputa. Abbiamo visitato le magiche città dell'Umbria, mangiato bene (troppo per quanto mi riguarda) bevuto bene (troppo per quanto riguarda sia me che lo Strano) e ci siamo goduti i meravigliosi paesaggi offertici da quella che per pochi giorni è diventata la nostra casa.
La vista dalla torre dove dormivamo...
 Un borgo risalente all'anno mille, sapientemente restaurato e riportato agli antichi splendori da squadre di architetti ed antiquari.
La nostra casa, aveva un camino spettacolare, datato 1321 e recentemente restaurato.
Eccolo, il camino.
Per i primi giorni, abbiamo chiesto al custode filosofo di portarci delle cassette piene di legna e tutte le sere, venivamo rapiti dalla magica atmosfera del camino acceso.
Un giorno, percorrendo i venti chilometri di nulla che riportavano alla base, i due vecchi del gruppo hanno notato una catasta di legna, poggiata così, un po' alla rinfusa sul ciglio della strada. Sembrava dimenticata là...oppure sembrava accatastata da qualcuno che si era premurato di raccoglierla, tagliarla ed accantonarla in attesa di andarla a prendere. La comitiva all'unanimità, ha decretato che l'ipotesi corretta, fosse la prima e così, notte tempo, io, lo Strano e Mister M.(l'unico che teoricamente avrebbe dovuto conoscere l'esatta ubicazione della catasta e che non voleva venire per paura di essere acciuffato) siamo partiti, cassetta del custode vuota nel bagagliaio e coscienza sporca ben celata dall'oscurità, alla conquista di un po' di legna per riaccendere come tutte le sere la magia di quell'antico camino.
L'operazione non è stata per così dire delle più discrete. Abbiamo impiegato un bel po', per ritrovare il punto esatto, perché Mister M. era talmente spaventato che ha avuto un vuoto di memoria, abbiamo fatto svariati avanti e indietro per riuscire a posizionare, la macchina in modo tale che, nella totale oscurità, i fari potessero illuminare a sufficienza e affinché lo Strano potesse sottrarre dalla catasta un ventina di chili di legna e scappare senza rompersi una gamba. Insomma, io non so a quanti chilometri da noi si trovasse in quel momento la più vicina anima viva, ma se qualcuno c'era, di certo ci deve aver notato...
Lo strano ha indossato lo zuccotto in pile, ha sfilato furtivo la cassetta rosso fiammante dal bagagliaio ed è partito intimandoci di stare allerta e di fare silenzio.:"State all'occhio! E non combinate casini là dentro!".
Appena si è avviato correndo, Mister M. ha abbassato i fari della vettura al minimo.
"Riaccendi!" Ho sussurrato io che nel frattempo stavo riprendendo la scena dal cellulare.
"No, no ci vedono..." Ha risposto lui paralizzato dal terrore.
Sono riuscita a convincerlo a rialzare i fari, solo perché il video non veniva bene con quella scarsa luminosità, ma ormai,  lo Strano era di ritorno.
Correva appesantito dalla cassetta piena, inciampava e intanto ci malediva e malediva sé stesso per essersi fatto convincere a compiere quella bravata, per essersi fatto trascinare in quel posto dimenticato da Dio, per il capodanno, per tutto quello che glie era toccato di sopportare da quando mi aveva conosciuto.
Avrei voluto pubblicare l'intero video, ma dato che lo Strano mi ha minacciato che se lo avessi fatto, sarebbe andato dall'avvocato, allora eccovi solo un frammento:
Il video è un misto fra "the blair witch project" e "Fantozzi contro tutti" è esilarante e se lo mettessi su you tube diventerei ricca. Ma è destinato a rimanere negli archivi di famiglia.
Durante il viaggio di ritorno, mentre io non riuscivo a smettere di ridere e Mister M. riprendeva colore dopo lo spavento, lo Strano scuoteva la testa e rivolto a me commentava:" Che poi una cassetta di legna, ma quanto costerà mai?...se ne buttano tanti di soldi porca zozza...ma chi me lo ha fatto fa'?!...ah sì, lo so chi me lo ha fatto fa': è stata un'idea de tu' madre...ma lei mica ci è venuta a rischiare di finire in gattabuia insieme a noi!"

Ecco fatto...mi sono dilungata troppo. Mi tocca finire il calendario dell'avvento con un post a parte...ce la farò, ce la farò. Sento il fiato della quaresima sul collo, ma io sarò più veloce!
Dedico questo Post ad una persona che oggi compie gli anni e fa cifra tonda! Spero di averti regalato un sorriso!

martedì 7 gennaio 2014

Il calendario dell'avvento e un incipit difficile


Le feste sono finite e io risbuco fuori come quelli che ti dicono:" buone feste passate!"
Abbiate pazienza, per una strana come me, le feste comportano uno sconvolgimento tale che non si riesce a concentrarsi su altro.
...scritto dopo qualche giorno...
Avevo circa quattro anni quando lo vidi la prima volta e rimasi così folgorata da quell'oggetto che questo sarebbe rimasto nei miei desideri di ragazzina per il successivo decennio.
Sto parlando del calendario dell'avvento. Sapete quel calendario che ha tutte le caselline? Uno lo inizia l'otto Dicembre e ogni giorno apre una casella.
Come mi piaceva quello che vidi a casa di un fratello di mio padre. Era bellissimo, tutto verde e rosso e ogni casellina conteneva un dolcetto e una breve storiella.
...scritto dopo qualche giorno...
Accidenti, non so proprio da dove ricominciare.
...scritto dopo qualche giorno...
Qualcuno si sarà chiesto dove sia finita io e la mia strana famiglia nell'ultimo mese. Mi avete lasciato a combattere per risparmiare a mia figlia la novena della Madonna Immacolata e poi di me, più nessuna notizia. Ebbene da allora mi sono successe talmente tante cose che ci vorrebbe un mesetto per scriverle tutte. Così ho deciso di compattare tutto nel mio personalissimo calendario dell'avvento. A feste finite, ripercorrerò con voi, come nel più strampalato dei calendari dell'avvento, gli episodi salienti accaduti a me e ai miei familiari in questi giorni di festa.

Dunque siete pronti? Mettetevi comodi:

8 Dicembre: La tradizione
Erano le sei e mezza del mattino di domenica 8 Dicembre. Io ero come al solito sveglia, intenta a leggere un avvincente romanzo mentre il resto della famiglia giaceva in improbabili posizioni, ciascuno dolcemente addormentato e intento a sognare e a recuperare energie che gli sarebbero servite qualche ora più tardi per toglierne a me di energia. Ognuno a suo modo.
Per lo meno, io credevo che fossero tutti addormentati fino a quando una dolce melodia in evidente contrasto con il silenzio ovattato della casa, mi ha fatto brutalmente rivedere le mie convinzioni. La melodia proveniva dalla stanza della Charmant e pareva il clarion di un film dell'orrore. Quatta quatta, mi sono avvicinata alla porta della cameretta sperando fino all'ultimo che la bambina fosse vittima del sonnambulismo ereditato da sua madre. Mi sono ritrovata di fronte alla porta chiusa con accanto mio marito o il suo fantasma, non lo so. Abbiamo messo contemporaneamente la mano sulla maniglia e abbiamo aperto insieme la porta che invece di scricchiolare come nel più classico dei film dell'orrore, in realtà struscia sul pavimento da metà apertura in poi facendo un rumore fastidiosissimo che fa accapponare sì la pelle, ma non per la paura.
Non appena i nostri occhi si sono abituati all'oscurità, ci siamo resi conto che la bambina era coricata nel letto nella stessa posizione in cui la aveva lasciata il padre la sera precedente, infagottata nel piumino bloccato da una coperta messa per traverso e infilata sotto il materasso in modo da impedirle qualunque movimento che la possa scoprire durante la notte  (noi di casa chiamiamo questa strana pratica: il sacchetto) ma da quel fagotto comunque continuava ad uscire questa assurda melodia sulla quale veniva cantato un brano dal testo ancora più assurdo, soprattutto considerata l'ora:

„Sono le piccole cose belle
che fan bella la nostra vita
quando accadono all'improvviso
un sorriso spunterààààà“

Io e il mio strano consorte siamo rimasti lì a fissarla, un punto interrogativo brillava come un'aureola sulle nostre teste, le nostre mandibole avevano ceduto ancora una volta all'unisono lasciandoci con le bocche spalancate ma incapaci di proferire parola.
Improvvisamente mi sono girata e mi sono accorta che lo Strano non era più al mio fianco. Lui era scomparso e dalla camera da letto accanto si udivano rumori di un corpo goffo che si rigirava nel letto e brontolava:“ Ma tu guarda questa: quando deve andare a scuola ci vogliono le cannonate per svegliarla e oggi che potremmo dormire tutti, si sveglia alle sei e mezza cantando un allegro motivetto...che palle oh...“
Mi sono accostata a mia figlia, convinta che fosse posseduta e che di lì a poco avrebbe cominciato a parlare al contrario e invece lei si è rizzata a sedere sul letto, con un sorriso angelico, mi ha buttato le braccia al collo e ha esclamato:“Mammina! Dobbiamo fare l'albero! Sono troppo emozionata per dormire!“
Ho cercato di convincerla ad aspettare ancora un po', ché avremmo avuto tutto il giorno a disposizione per fare l'albero di Natale, ma ho riscosso poco successo e così' alle sette meno dieci mi sono ritrovata entrambe le figlie che scendevano le scale, in fila indiana come da mie indiscutibili disposizioni, con le mani ben ancorate al corrimano. La Charmant, sognante e fresca come un bocciolo di rosa; la Polpetta invece con i ricci scompigliati, gli occhi semichiusi, il solito orsetto tenuto per una zampa e l'espressione seccata di chi è appena stato svegliato.
Alle sette e venti avevamo terminato tutte la colazione e io non ho trovato nessun modo migliore per perdere altro tempo che coinvolgere le bambine nel portare la colazione a letto al padre.
Sapevo che non avrei fatto cosa gradita, ma non avevo davvero nient'altro da inventarmi. Siamo salite come i tre re Magi, portando la tazza con il caffellatte scuro come piace allo Strano, un piattino con i suoi biscottini preferiti e l'iPad dal quale usciva la voce sensuale di Michael Bublè che cantava melodiosamente una canzone natalizia.
Lo Strano non ha potuto mostrare alle figlie entusiaste il suo disappunto, che solo io ho colto, e così ha fatto colazione, fingendo di essere felice di quella bella sorpresa ma con due cartoccetti fatti con la carta igienica infilati nelle orecchie a mo' di tappo perché no, pure Michael Bublè no!
Alle otto e quaranta minuti di domenica 8 Dicembre, l'albero di Natale era completo, con le lucine accese e tutto il resto.


9 Dicembre: L'albero di Natale
L'albero di Natale di casa Strana, possiede in sé tutta l'essenza della bizzarria della nostra famiglia. Io e lo Strano abbiamo lasciato che le due bambine bislacche si occupassero di tutto. Abbiamo consegnato nelle loro pericolose mani tutta l'attrezzatura e ci siamo messi a guardare.
Il risultato è un albero di Natale totalmente privo di grazia. L'accostamento cromatico è terribile, è assente qualunque proporzione, l'equilibrio è alquanto precario e a stento si riescono ad intravedere i rami in plastica del vecchio catorcio.
Un disastro che però le nostre figlie amano a tal punto che sarà un'impresa convincerle a smontarlo.
Eccolo in tutto il suo splendore:
L'albero degli Strani
Qui sotto invece potete ammirare lo Strano colto da una crisi follettisitca compulsiva generata dai quintali di polvere sprigionatisi durante il montaggio dell'albero che probabilmente ci farà pizzicare il naso fino al nuovo anno:
Sullo sfondo, l'albero strano e la gioia delle stranette
10 Dicembre. Ancora Novena
 La storia della novena io la consideravo conclusa il 7 Dicembre, ma mi sbagliavo di brutto. Dopo una pausa di un solo giorno, dal 10 in poi mi sono ritrovata di fronte il famigerato prete baritono che cantava, spiegava, raccontava e se ne inventava di tutti i colori per coinvolgere il suo giovane pubblico. Sì, perché di una cosa devo rendere atto al religioso: per la Novena di Natale si è impegnato: ha fatto mascherare ogni giorno una persona e ha parlato ogni volta di un personaggio diverso. Tramite i suoi attori improvvisati e credo non proprio volontari a giudicare dalle espressioni di qualcuno di loro, ha raccontato ai bambini vari episodi della bibbia. Il mio preferito in assoluto è stato Zaccaria, un vecchio barbuto, che alcuni bambini avevano scambiato per Babbo Natale, che non so bene dove avessero preso e che per fortuna doveva stare in silenzio, come la storia di Zaccaria richiede, perché se avesse potuto parlare, non  so cosa gli sarebbe uscito da quella bocca.
Nota. Se qualcuno di voi si sta chiedendo chi accidenti sia 'sto Zaccaria, sappia che è in ottima compagnia, anche io ho dovuto documentarmi perché proprio non sapevo della sua esistenza...
Comunque alla fine, mi sono dovuta rassegnare e partecipare alla Novena insieme alle mie due figlie. La Charmant, voleva sì partecipare, ma solo in mia presenza. La Polpetta invece, adorava la Novena e avrebbe partecipato anche da sola, ma mi tollerava e ogni tanto ne approfittava per farsi fare una coccola.
Io vivevo la cosa con umore altalenante: Alcuni giorni, sopportavo con stoica rassegnazione, altri giorni mi giravano talmente tanto che sono arrivata persino a maltrattare la suorina (ho fatto valere la mia statura e l'ho spaventata) altri giorni ancora, mi vendicavo partecipando attivamente. Sembravo una pazza invasata, battevo le mani quando nessun altro lo faceva e cantavo a squarciagola:“Dormi dooooormii, fai la ninna nanna Gesùùùù“ con un vocione che mi veniva identico spiccicato a quello del prete il quale in più di un'occasione, si è guardato intorno per capire da quale strano petto di uomo uscisse quel suono tanto basso. Il mio intento era quello di far credere al prete che fosse una voce divina, ma l'unico obbiettivo che centravo era quello di creare il vuoto intorno a me, con tutte le mamme e le maestre che mi guardavano scandalizzate.



11 Dicembre: Magnificat
Il brano preferito dal prete pazzo che si è occupato di preparare le nostre anime al Natale, era il Magnificat. Un brano rigorosamente in latino del quale non si capiva un accidente se non il ritornello che in tono allegro recitava:
„Magnificat
Magnificat,
Magnificat Anima Mea
Dominum.“
Io lasciavo che il prete se la cavasse da solo nell'inciso, del quale ignoravo ogni sillaba, e mi univo al coro delle voci bianche per il ritornello del quale alla terza o quarta ripetizione, avevo compreso le quattro parole, grazie alle mie vaghe reminiscenze di latino studiato, male, al liceo.
Notavo tuttavia con stupore, che la Charmant intonava il ritornello con un certo entusiasmo e così un giorno mi sono avvicinata a lei per sentirla cantare quel brano a dir poco pretensioso.
Ecco le parole che uscivano dalla bocca di mia figlia che tutta orgogliosa intonava:
“Magnificat,
Magnificat,
Magnificat Anima Mea
DUBIDU'“
Non ho nemmeno tentato di spiegarle che la parola giusta fosse Dominum, perché quel malinteso era diventata la mia parte preferita di tutta la Novena.


12 Dicembre: L'acquisto Telethon
Pare sia tradizione consolidata nella scuola delle due stranette, che nei giorni precedenti alle vacanze natalizie, si organizzi nei corridoi della scuola un mercatino il cui ricavato viene interamente devoluto a Telethon.
Così, quei corridoi solitamente silenziosi e ordinati, si trasformano in un piccolo Suk dove la merce viene donata direttamente dagli alunni della scuola. Ognuno porta qualche vecchio giocattolo con cui non gioca più e mamme volenterose si improvvisano commercianti, arricchendo il loro mercato con dolci fatti in casa e succhi di frutta che offrono ai loro piccoli clienti.
Io, che naturalmente non sapevo nulla di questa iniziativa, mi sono ritrovata ad inciampare tra libri e giocattoli usati mentre accompagnavo affannata le mie figlie nelle rispettive classi, e ho deciso di mettere alla prova la charmant: le ho messo 5 euro nella tasca dicendole:“ All'ora della ricreazione, guarda bene tutta merce e poi scegli quello che ti piace di più. Bada bene, che questa è la prima volta nella tua vita che ti compri qualcosa tutta da sola! La scelta sarà solo tua“
Quando sono andata a riprendere le piccole pesti all'ora di pranzo, non vedevo l'ora di scoprire cosa avesse scelto la mia raffinata figliola. In cuor mio speravo fosse un libro, anche se in realtà non mi facevo grosse illusioni. C'erano troppi giocattoli bellissimi, colorati e molto ingombranti che potevano attirare di più la sua attenzione.
La bambina è entrata in macchina tutta fiera del suo acquisto:“Mamma, ho comprato una cosa bellissima, la più bella che c'era...me la sono aggiudicata proprio io!“
„Di che si tratta?! Sono curiosa?!“ Ho chiesto.
La Charmant ha assunto un'aria da furbetta ed ha esclamato annuendo:“è una cornice d'oro!“
„Come una cornice?...“ Ho esclamato incuriosita
„Sì, una cornice tutta d'oro con dentro una foto. La foto è un po' sfocata, ma è bellissima.“
Ho messo la freccia ed ho accostato la macchina. Non potevo aspettare un minuto di più. Tutto quel ben di Dio di giocattoli e mia figlia va a scegliere una cornice?!
Comincio a frugare nella cartella della bambina. Ho dovuto frugare a lungo perché questa cornice non saltava fuori. Alla fine, in fondo allo zaino, ti vedo questo:
Cosa c'è? serve che commenti?
13 Dicembre: Il regalo del cinese
Sono riuscita a spendere 37 euro dal cinese in una volta sola. Non so bene come sia successo, ma una lucetta per la festa della charmant di qua, un bigliettino rosa di là, alla fine mi sono ritrovata a spendere una fortuna.
Il ragazzo alla cassa dall'età indefinita che non sa dire una parola di italiano, mi ha guardato incredulo ed era tanta la sua felicità che mi ha voluto omaggiare di questo dono:


Per chi non lo avesse capito è un foglio pieno zeppo di stickers a tema cattolico.
Il mio primo pensiero è stato:“Oh mio Dio!“
Il secondo pensiero è stato: „ chi può pensare che questo sia un bel regalo?“
Il terzo pensiero è stato:“ Lo regalerò alla cool girl…starà benissimo con il suo profumatore da auto che raffigura un Cristo che tiene in braccio un’automobile anni 70“
Il quarto pensiero è stato:“ si deve essere sparsa la voce che partecipo attivamente alla Novena.“
14 Dicembre: Anche le Barbie vanno al gabinetto
Si avvicinava il compleanno della charmant. Abbiamo cominciato a pensare all’organizzazione circa un mese prima io e la povera donna che ho coinvolto prima che scoprisse quanto sono strana. La donna in questione è la mamma di una compagna della charmant che ha avuto la sventura di nascere pochi giorni prima di mia figlia e soprattutto di diventare sua amichetta.
Con un entusiasmo trascinante ho convinto la mamma ad organizzare la festa insieme. Ho iniziato a farle girare la testa con regalini, biglietti di invito, decorazioni, feste a tema, palloncini.
Questa brava ragazza si è ritrovata invischiata in una maniacale organizzazione che prevedeva l’affitto di una sala dove non ci fosse nemmeno l’ombra di un gonfiabile, il totale rifiuto di rivolgersi ad animatori professionisti, la pretesa di fare tutto da noi (compreso il buffet) e la scelta di un tema non scontato che alla fine è ricaduta su „Barbie Glamour“.
Lei tentava di non contraddirmi, credo più per timore che per convinzione e così ha dovuto assecondare le mie stranezze, come quando mi ero messa in testa di trovare un gruppo rock disposto ad esibirsi ad una festa pomeridiana di bambine di sei anni.
Vorrei rasserenare tutti sul fatto che Il mio tentativo comunque è fallito.
Ad ogni modo, ho preso e ho trascianto la mia sfortunata compagna di sventura a visitare la sala che sarebbe stata teatro di quella che io avevo deciso doveva diventare la festa dell’anno!
„Ne parleranno per anni della nostra festa, vedrai!“ Annunciavo con occhi da matta alla mia nuova amica. Lei mi guardava spaventata ed annuiva e credo che il suo pensiero ricorrente fosse fuggire con una scusa qualunque dalle mie farneticazioni. Alla fine non è fuggita e con uno stoicismo fuori dal comune data anche al sua giovane età, si è messa a tagliuzzare cartoncini e a ricercare veli di tulle rosa per tutta Roma.
Quando siamo andate a visitare la sala prescelta, abbiamo entrambe avuto la percezione che la festa sarebbe stata sì un successo, ma che la padrona della sala avrebbe potuto rovinare tutto anche solo aprendo la bocca per salutarci quel giorno.
La signora era una vera buisness woman, con le sue regole ferree, il suo controllo da mastino e la sua agenda strapiena di foglietti e di prenotazioni. Peccato che a tutto questo non corrispondesse una preparazione da donna d’affari di wall street. Io e la mia compagna lo abbiamo capito quando ha tentato di pronunciare la parola fidejussione e invece le è uscito una specie di scioglilingua; un suono che io non sono nemmeno capace di riprodurre, figuriamoci di scrivere.
Nonostante le nostre preoccupazioni, la donna si è tenuta alla larga dalla festa e alla fine siamo riuscite a creare un’atmosfera da sogno come le nostre due principesche figliole desideravano
La foto non rende molto l'idea. Quelle due fonti di luce sono i candelabri di cristallo che mi avevano regalato al matrimonio. Ho passato il pomeriggio a temere che qualche bambino scalmanato me li facesse cadere.
Devo ammettere che molto, anzi moltissimo lo devo all'intervento di mia sorella. Quando si tratta di essere glamour, a lei non la batte nessuno. Così l'ho chiamata e l'ho convocata. Lei si è presentata in un'elegantissima tuta e con il cambio glamour nella macchina, in un attimo si è disfatta di tutti gli oggetti kitsch che la donna stramba aveva disseminato nella sala per decorarla (a suo modo) e ha dato a noi due mamme adoranti le disposizioni necessarie.
Conetti di popcorn, pizzette e bicchierini di cioccolata
Io e l'altra mamma, ci siamo prostrate di fronte alla gran maestra e abbiamo eseguito i suoi ordini senza discutere. 

Alla fine ho scoperto che la mamma dell'altra bimba è molto simile a me, l'ho capito quando l'ho trovata a nascondersi in cucina per sfuggire alle mamme perfette degli altri bambini invitati, vicina ad una crisi isterica perché non ne poteva più di intrattenere conversazioni ed essere socievole. Le ho confessato che io ero lì per la stessa ragione ed entrambe abbiamo ringraziato il cielo che i due papà delle festeggiate fossero molto più votati di noi all'empatia. Per questo mi ha sopportato e alla fine anche ringraziato (io temevo che fosse ironica nel ringraziarmi...invece era seria! Mi stava ringraziando sul serio!)
Tuttavia, come in tutte le favole che si rispettino, c'è stato l'inciampo, la scarpetta perduta per le scale, la strega che si presenta nel bel mezzo della festa.
Nonostante l'atmosfera glamour ed incredibilmente "stilosa" che siamo riuscite a riprodurre compromettendo seriamente la nostra salute psichica, la vecchia padrona di casa, quella Megera senza scrupoli, è riuscita a fregarci ed ha appiccicato sulle pareti del gabinetto il seguente cartello, del quale noi ovviamente, ci siamo accorte solo a festa finita:
Se qualcuno di voi avesse il dubbio di avere un'allucinazione, vi confermo che sì, c'è proprio scritto:" SI PREGA DI GETTARE LA CARTA ASSORBENTE SOLO ED ESCLUSIVAMENTE NEL CESTINO ALTRIMENTI MISETTAPPA U CESSU"
Quando lo ha visto mia sorella, ha avuto una crisi isterica e ha cominciato a fare a pezzi il festone carnevalesco che la donna aveva lasciato appeso al muro.
Nonostante la vecchia strega, la festa è stata un successone, le mie pizzette sono andate a ruba, mia madre mi ha fatto giurare che dalla prossima festa in poi mi rivolgerò ad un forno e smetterò di cucinare di notte e le mie figlie sono tornate a casa in questo stato:
Non si nota la gioia che sprizza da tutti i pori?
Ho capito, come al solito mi sono dilungata. Niente da fare, nemmeno il 2014 mi ha portato il dono della sintesi.
Allora direi che il primo pezzo del calendario dell'avvento si conclude qui.
A prestissimo la seconda parte...
Comunque buon anno e buone feste passate a tutti voi.
Ma che schifo questo "buone feste passate"...ma che vuol dire?! Scusate, mi dovete scusare, sono maleducata e del tutto priva di tempismo.