martedì 23 giugno 2015

Mariongiola parte seconda

Si avvicinava il giorno della partenza e dalle parole di Marino, si intuiva che qualcosa di strano gli frullava per la testa.
"Mari', l'hai trovato questo camper?"
"Sì ragazzi. Un'ottima macchina. Vedrete che robetta. Nuovo, ben tenuto, il prezzo è accessibile. Sto facendo proprio un bel servizietto. Solo una piccola cosa...insomma, non è un problema eh, si risolve. Però mancherebbe un posto letto...ma tranquilli, io mi butto in una stanzetta da qualche parte, mi lasciate là la sera, mi faccio tre o quattro ore di sonno e poi vi raggiungo. Non ve ne accorgerete nemmeno. Intendiamoci, io amo la vita en plein air, mi ricorda la mia infanzia, però se manca un posto che posso fare? Qualcuno si dovrà sacrificare, e quel qualcuno sarò io".

Marino c'aveva fregato. Zitto zitto, aveva creato le condizioni per defilarsi dal camper, avere una stanza confortevole, farsi una doccia in santa pace, dormire da solo e svegliarsi tutto riposato al mattino seguente, poter fare la cacca senza nessuno nel raggio di quattro metri e il tutto fingendo che fosse assolutamente casuale e non voluto. 
Dal canto mio, non riuscivo a prendermela con uno che aveva utilizzato l'espressione "en plein air" con tanta disinvoltura e dunque gli ho fatto passare impunita la manovra paracula.
Marino però non aveva fatto i conti con il talento individuale.

Sì perché ognuno di noi ha dei talenti. Alcuni del tutto inutili, io per esempio riesco a piegarmi i pollice fino all'avambraccio facendo rabbrividire il Super ogni volta, Amichetta ha il potere, ovunque si trovi, di attrarre l'esemplare di sesso maschile più strampalato del circondario, Uga ha il talento del canto e così via. 

Mio marito lo Strano invece, ha il talento di riuscire a pizzicare sempre la struttura ricettiva migliore ovunque si trovi: serve un ristorante? lui ti porta dove si mangia bene e si spende poco. Serve un hotel? Un agriturismo, un B&B? Arriva lui e ti scova quello con il miglior rapporto qualità prezzo e nella posizione più strategica. Non c'è niente da fare, è imbattibile.

Proprio perché io riconosco questa sua dote, quando c'è da prenotare qualcosa, io mi rivolgo a lui. Gli fornisco destinazione, date del check in e del check out, numero di partecipanti e lui in men che non si dica, organizza l'evento. Un professionista.

Peccato che quando ormai eravamo a pochi giorni dalla partenza, il "professionista" non si era degnato di mettersi a cercare un agriturismo ligure che avesse anche delle piazzole sosta camper, come io gli chiedevo di fare da giorni.
Lo Strano infatti sta attraversando un periodo di forte devozione al lavoro e con questa scusa, ha trascurato il suo dovere di cercatore di hotel.
Una sbadataggine che poi ha pagato cara.
Dunque, inforcati gli occhiali e al grido di "Lascia perdere guarda, ci penso io. Che ci vorrà mai mi domando..." mi sono messa davanti al computer alla ricerca di un posto dove potessimo parcheggiare il camper e dormire al sicuro e allo stesso tempo piazzare Marino in una camera con un tetto sopra la testa.
Non ci ho messo molto. In men che non si dica, la ricerca mi ha condotto qui:



Non mi sembrava poi così male e in fondo era solo per una o due notti. Ma sì, senza pensarci troppo, ho telefonato e ho prenotato.
Detto fatto. Poche ore dopo eravamo tutti a bordo del Camper parcheggiato davanti alla scuola delle bambine ad aspettare che la campanella suonasse.
Alcune mamme curiose si avvicinavano a sbirciare e si complimentavano con Marino per la scelta, mentre io facevo tutti gli scongiuri possibili convinta del fatto che l'invidia di quelle donne ci avrebbe portato a scapicollarci in un fosso con tutto il camper a pochi chilometri dalla partenza. Ancora non sapevo che in realtà c'era ben poco da invidiare.
Finalmente le bambine sono arrivate mano nella mano, appesantite dai loro esagerati zaini sempre troppo rosa, seguendo ordinatamente la maestra e si sono infilate con un tuffo a volo d'angelo nel mezzo di trasporto.
"Queste portano zella, porca Eva. Sbrighiamoci ad andare via da qua" Intimavo io a tutti i presenti, parlando a denti stretti, infastidita dalle mamme che come mosche continuavano a girarci intorno.
Appena le indiscrete menagramo si sono allontanate, Marino impaurito dai miei anatemi ha infilato la prima con gesto solenne e siamo partiti.
All'inizio del viaggio l'entusiasmo era alle stelle: Le bimbe felici mangiavano panini, il gruppo cantava, accennava passi di danza, qualcuno inaugurava il bagno del camper, uno stacanovista riceveva telefonate di lavoro, io e Bellezza del Somaro ascoltavamo musica e spizzicavamo ogni ben di Dio (i giorni del rigore erano lontani) con la scusa di soffrire il mal d'auto e tutto sembrava procedere per il meglio.
Dopo quattro ore di viaggio e sei soste, nessuno degli adulti era più molto convinto che la scelta del camper fosse stata tanto brillante. Le bambine invece continuavano a divertirsi come matte mentre lo Strano continuava a ricevere telefonate di lavoro e Marino non ne poteva più di guidare ed ascoltare tutti i cacchi dei clienti di mio marito.
Alla quinta ora di viaggio, anche le bambine iniziavano a dare segni di insofferenza. Io e Bellezza del Somaro, non ci parlavamo più e Marino continuava a guidare e a resistere all'impulso di lanciare il cellulare dello Strano fuori dal finestrino.
Dopo sei ore di viaggio eravamo davanti al cancello dell'Agriturismo.
Ormai era buio e si era fatta l'ora di cena e anche se io e la mia compagna di merende non eravamo esattamente a stomaco vuoto, non mi dispiaceva l'idea di mettere le gambe sotto il tavolo e farmi servire una bella cenetta completa.
Non avevo fatto i conti con la mia mancanza di talento però.
Abbiamo spedito Marino in avanscoperta e la sua espressione al ritorno non era esattamente rassicurante. 
"Venite, io ho già visto tutto, la signora o signore non ho capito bene cosa fosse, ci sta indicando la strada" ha detto impallidito.
Una donna dall'aspetto inquietante ci ha accompagnati su una grossa terrazza sulla quale si affacciavano due porticine che dovevano essere le due stanze a noi dedicate.
"Sbaglio signora o ci dovrebbe essere anche un padrone di casa, mi sembrava di averlo letto su internet..." ha tentato di socializzare Marino.
"Mio marito, signore è venuto a mancare poco tempo fa." ha tagliato corto la vecchia facendo cadere un silenzio raggelante nella comitiva.
"Bella figura de merda Mari'" Ha commentato lo Strano a mezza bocca.
"Questa ci massacrerà tutti questa notte cogliendoci nel sonno e naturalmente comincerà da Marino" Ho aggiunto io terrorizzata.
La donna ha fatto per aprire la porta di una delle stanze ma appena ha infilato la chiave nella toppa una zaffata di naftalina ci ha investiti tutti lasciandoci tramortiti per qualche secondo. Le prime a riprendersi sono state le bambine che, probabilmente sotto l'effetto della sostanza tossica appena inalata, hanno cominciato a correre all'impazzata sulla terrazza. Noi adulti privi delle forze e della lucidità necessarie a fermare le piccole invasate, ci siamo affacciati a guardare quello che sarebbe stato il tugurio che avrebbe accolto la difficile nottata del povero Marino. Una stamberga rimasta chiusa probabilmente dal 1976.
Lo Strano, che nel pomeriggio, invidioso di Marino si era fatto preparare la stanza accanto alla sua, una volta visto cosa lo aspettava, ha cominciato ad indietreggiare e mettendo le mani avanti ha balbettato:"si-signo-gnora, per me... guardi, io...veramente,..."
"Sputa il rospo figliolo!" ha tagliato corto l'anziana infastidita assumendo l'espressione delle vecchie nei film western, mancava solo che sputasse per terra un tocco di tabacco.
L'intervento della vecchia ha dato allo Strano il tempo di riordinare le idee e inventare un paio di scuse secondo lui plausibili:
"Per me la stanza no grazie. Sa le donne hanno paura a rimanere da sole nel camper e poi le bambine sono molto attaccate alla figura paterna, inoltre amo la vita en plein air (l'espressione piena di fascino usata da Marino evidentemente non aveva colpito solo me) e vorrei godere appieno della nottata che ci attende per rendere davvero indimenticabile questo magico week-end sapientemente organizzato da mia moglie e da quest'altra..." 
Fantastico discorso, io e Bellezza del Somaro abbiamo ascoltato interessate ogni parola e alla fine abbiamo accennato anche un timido applauso mentre Marino appoggiava una pacca sulla spalla dell'oratore. Peccato che la vecchia avesse girato i tacchi e se ne fosse andata già dopo le prime sei parole, lasciando lo Strano a parlare da solo nella semioscurità e tramortito dagli effluvi della naftalina e noi altri allibiti a domandarci dove si comprasse la naftalina al giorno d'oggi.
Mesti e sfatti (e pure un tantino fatti grazie alla naftalina) siamo tutti tornati nel camper mentre Marino andava a fare un sopralluogo nella sala da pranzo.
Dopo cinque minuti qualcuno ha bussato alla porticina del camper. Era Marino:"Allora rega' non vi impressionate. Questi tre sono bruttissimi, ma proprio orrendi, uno peggio dell'altro e il posto è 'na merda. Ma voi non vi allarmate, mantenete la calma e venite a cena che è pronto. Scendete per le scalette a sinistra e state attenti a dove mettete i piedi che è buio pesto, bontà divina!".
Siamo partiti incuriositi quanto terrorizzati procedendo in fila indiana e cercando di non scapicollarci in quella che è apparsa a tutti come una discesa agli inferi. Ciascuno di noi cercava di sorreggersi poggiando la mano sulla spalla dello sventurato davanti a sé.
Alla fine del percorso accidentato abbiamo scorto una lucina che illuminava una porta malmessa di quelle in alluminio che tanto andavano di moda nei primi anni '80.
Lo scenario che ci si è parato davanti appena varcata la soglia è stato sconcertante. Ci avevano fatti entrare dalla cucina e fin qui niente di male, se la cucina non fosse stata questa: 




Dalla cucina ci siamo spostati nella sala da pranzo dove non mancava proprio nulla. C'era anche un comodo divano dove accomodarsi a sorseggiare un cocktail aspettando la cena.
ah no, il divano non si poteva usare, era già occupato. Dal gatto.

Io e Bellezza del Somaro ci siamo prese per mano mentre le bambine incuranti hanno iniziato a giocare con il cane. Sì perché nella sala da pranzo, oltre al gatto, c'era anche il cane...
Ci siamo sentiti tutti in trappola.
Subito abbiamo appreso che la vecchia padrona di casa, Mariongiola, era aiutata da due tuttofare  a mantenere in piedi la baracca. Un uomo e una donna, marito e moglie. Lei, molto simile a Igor, l'indimenticabile personaggio del film Frankenstein Junior si occupava della cucina e lui identico sputato ad un indiano moderno di quelli che vivono nelle riserve farlocche degli Stati Uniti, con capelli lunghi e lisci e la panza pronunciata, pensava al giardino e all'orto.
Ci siamo accomodati tutti a tavola, un tavolone lungo rettangolare che faceva molto comune degli anni '70. E quando dico tutti, intendo tutti, compresi il gatto, comodamente accucciato sulle cosce di Mariongiola che ogni tanto faceva capolino e prendeva del cibo dalle mani della padrona e il cane al quale invece era riservata una sedia a parte.
Il menù della cena prevedeva uova sode tirate fuori quella sera stessa dal sedere delle galline, tutte rigorosamente dotate di un nome proprio, pasta fatta a mano con farina biologica, purtroppo impastata dalle stesse mani di Igor subito dopo aver estratto le uova come sopra descritto, patate coltivate dall'indiano nell'orticello dietro la casa, pane condito con l'olio prodotto da Mariongiola, pollo alla cacciatora. Non abbiamo voluto conoscere i dettagli della provenienza del pollo, ma chissà perché io sono riuscita ad immaginare tutta la scena del massacro della povera bestia ad opera dell'indiano che probabilmente subito dopo aver scotennato la bestiola, ne ha estratto il cuore dal corpo e lo ha sacrificato agli dei.
Durante tutta la cena io ho accuratamente evitato di guardare mio marito, ben sapendo cosa mi sarebbe accaduto se solo avessi provato a rivolgergli la parola. Ma nonostante non lo degnassi nemmeno di un mezzo sguardo, mi sentivo i suoi occhi addosso che mi bruciavano come un laser perforante ed avvertivo il suo risentimento anche senza che mi dicesse nulla. La sua voce risuonava nella mia testa secondo uno strano fenomeno di telepatia astiosa "Tu guarda dove cacchio sei riuscita a portarci, testa a pera!".
Con un certo ghigno di soddisfazione, ben conoscendo la mia avversione nei confronti degli esseri striscianti, il mio consorte mi ha fatto notare che il gatto e il cane non erano gli unici due animali presenti nella stanza...



Mariongiola, tutta orgogliosa del suo cimelio, ci ha tenuto a sottolineare che quella vipera era lì dal 1980 e che le veniva cambiato periodicamente l'alcool affinché non si rovinasse il suo splendido colore verde.
La serata è andata avanti a suon di gaffe, Marino ne ha infilate un altro paio come quando ha scambiato l'accento milanese di Mariongiola per straniero chiedendo alla donna se fosse Tedesca, ma anche mio marito ci ha messo del suo facendo qualche domanda personale a Igor e al toro seduto de noantri, che hanno cominciato a snocciolare tutte le tremende disgrazie che erano capitate loro nella vita e che loro però raccontavano accompagnandole con un inquietante risatina satanica. Una catena di sciagure degna di una tragedia greca raccontata da due personaggi del Rocky Orror Show.
"Questi ci ammazzeranno tutti e faranno scavare al cane una fossa dove nasconderanno i nostri resti..." commentavo io sussurrandolo all'orecchio di Bellezza del Somaro mentre sbucciavamo uova sode.
"Vedi, è qui che ti sbagli cara, perché sarò io ad ammazzarti" Rispondeva mio marito continuando a sottolineare ogni particolare scioccante presente in quella fottuta sala da pranzo.
Finito il frugale pasto ci siamo diretti ognuno nel proprio giaciglio. A mio marito è stato riservato il letto più scomodo del camper che lo ha costretto a dormire di sbieco tutta la notte. A Marino non è di certo andata meglio dato che ha dormito vestito e ha sniffato naftalina tutta la notte.
Il mattino seguente, grati di essere tutti ancora vivi, siamo scappati alle sette, saltando la colazione già preparata da Mariongiola e Igor con una scusa che abbiamo fatto inventare a Marino. Deve averne inventata una piuttosto scarsa, dato che Mariongiola ci ha presentato il conto di tutti i servizi che avevamo richiesto e poi non consumato.

Questa esperienza ci ha segnati per sempre tutti, siamo più uniti ora, più saggi e ci sentiamo anche più forti. Si affronta il mondo con una consapevolezza diversa dopo che si è sopravvissuti ad una simile vicenda.

A onore del vero va aggiunto che per la seconda notte, tutti ci siamo rifiutati di dormire in camper, così dopo un intero pomeriggio passato da Marino a fare telefonate nel vano tentativo di trovare una pensioncina che potesse ospitarci per la notte, mio marito ha preso in mano il telefono e con un'unica chiamata ha trovato un hotel a 4 stelle al centro di Pisa che al prezzo di una pensione ci ha rimessi al mondo tutti. Il professionista è tornato.