domenica 1 dicembre 2013

La Novena e la Strana

Per citare Ennio Flaiano:"a volte ho delle idee con le quali non sono affatto d'accordo".
Esattamente quello che è successo a me quando ho deciso di iscrivere le mie figlie ad una scuola di suore. I pro e i contro erano tanti e non sto qui a srotolarveli tutti, ci vorrebbe troppo e poi ne ho parlato talmente a lungo con marito che non ne posso più. Ormai è fatta. Le stranette frequentano una scuola di suore.

Prima di oggi, avevamo già avuto alcuni brevi momenti di sconcerto, come quando la Polpetta giocando con mia madre le fece mettere le mani giunte e la invitò recitare l'Ave Maria o anche come quella volta in cui la Charmant, di ritorno dalla prima messa della sua vita, ha passato un intero pomeriggio cantando "Osanna nell'alto dei cieli".
Tuttavia avevamo superato questi episodi, un po' facendo i vaghi e un po' cercando di spiegare alle indottrinate il significato di quello che facevano.
Ma poi arrivano quelle giornate in cui sei quasi certo di aver fatto la scelta sbagliata, come quella volta in cui la scuola organizzò la visita dal Papa durante l'udienza del mercoledì e tutta la famiglia Strana si è ritrovata con le chiappe sul sedile di un autobus incastrato nel traffico di Roma, con dei costosissimi cappellini gialli infilati sulla testa,  e tra le bestemmie degli autisti e la rabbia dei genitori accompagnatori, tutto abbiamo visto fuorché il Papa, tutto abbiamo provato fuorché amore cristiano.
Ma si sa, sbagliando si impara. Così io e mio marito abbiamo deciso di prendere con filosofia queste piccole grandi scocciature, e di uscire fuori dal coro, nel nostro caso un coro Gospel, glissando elegantemente certi impegni.
Per esempio di ritorno dalla visita al Papa io ho domandato allegra alle mie figlie esauste:" Allora bambine, lo avete visto bene il Papa?"
"Beh, mamma, veramente no..." è stata la risposta delle mie eredi.
"Peccato" ho commentato io" perché il Papa non lo vedrete più, per lo meno non con me e non finché io avrò la patria potestà su di voi..." Poi ho investito con la macchina il cappellino giallo riversando su di esso tutta la mia rabbia.
Quindi, quando ci troveremo di fronte a qualche tentativo di imposizione religiosa, io e mio marito faremo quello che ci sembra più logico fare: ci daremo alla fuga in modo discreto ma fermo...alla chetichella insomma...senza dare nell'occhio.
In questo modo, ne siamo certi, le nostre figlie potranno godere degli aspetti positivi di questa scuola, e lo dico davvero, senza ironia, sono tanti e scamperanno gli aspetti un po' scuffioni e beceri.
Il metodo della fuga alla chetichella tuttavia non è sempre facile da attuare.

Il giorno 27 Novembre ad esempio, ha avuto inizio la Novena della Madonna Immacolata.
"Ma Madonna Immacolata!" Ho esclamato io quando lo ho saputo " e mo' che è sta Novena?!"
Sono andata su Wikipedia e ho scoperto che la Novena è un'attività di devozione cristiana che si ripete per i nove giorni consecutivi che precedono un evento religioso importante. Nel caso nostro si tratta di una preparazione alla festa dell'otto Dicembre.
Il mio stato d'animo di fronte a questo evento, una volta scoperto, è stato il seguente: perplessità e risatina trattenuta a stento.
Insomma ecco come la penso io, magari sbaglio ma credo che la spiritualità e tutto ciò che le ruota intorno, come la religione, siano cose da adulti. Sono concetti e sentimenti che nascono con la maturità, ai bambini non appartengono. I bambini sono di certo spirito oltre che corpo e mente, ma non sanno di esserlo fino a che, con l'adolescenza, non cominciano a porsi alcune domande esistenziali che li costringono ad interrogarsi sull'anima, sulla vita, sulla morte, e su tanti altri misteri che io stessa ancora sono ben lontana dal dirimere.
Dunque, inculcare nelle loro giovani menti delle preghiere appiccicate a memoria o far fare loro la Novena...non serve ad una beneamata mazza.

"Attenta Guendalina, pesa molto bene le parole che usi. Ti pare rispettoso infilare nella stessa frase le parole Novena e mazza?...beneamata per giunta"

Eccola, ve la presento, quella che ha appena parlato è Santina, l'angioletta che alberga dentro di me e che tenta di condurmi sempre sulla retta via. Vorrebbe che io fossi una Pia donna e bisogna proprio dire che poveretta, vive un'esistenza piuttosto frustrante perché di rado le do ascolto. A volte sì, come quando mi ha convinto ad iscrivere le mie figlie ad una scuola cattolica. Ma di solito no.

" Che palle, non le dare retta Guendalina...lo sai com'è fatta..tutta cuore e buoni sentimenti...ma dai un calcio nel culo a quella monaca strabica che si è inventata 'sta genialata della Novena e compra a tua figlia un bel pacchetto di patatine...belle unte...però dal signore!(cit. Jannacci postumo, dal brano Desolato) ah ah ah ah...Novena, mazza, Novena, mazza, Novena, mazza!"

Dio mio, scusatela. Questa è Brunilde la malefica (per forza è cattiva, con questo nome che si ritrova...) è piuttosto seccata pure lei, perché è costretta a convivere con quella buona. Non è malvagia come sembra...è più che altro un atteggiamento. Ma a volte esagera e allora io non la ascolto, infatti giuro solennemente che non infilerò mai più nella stessa frase le parole Novena e mazza....cazzo lo ho appena fatto di nuovo! Oh, no, adesso ho scritto pure cazzo...ok, qui ci vuole un punto e a capo.
La suora strabica è tale e quale a Igor, il mitico personaggio di Frankenstein Junior, solo che lei è un po' più anziana
Sono profondamente pentita. Santina è svenuta e Brunilde sta in piedi accanto a lei con le braccia incrociate e le sta dando dei piccoli calcetti con l'esterno del piede. Santina ancora non si rianima. Ma si riprenderà, è successo già tante altre volte...
Ma torniamo alla nostra Novena della Madonna Immacolata.
Il primo giorno, siamo state tutte colte dalla Novena come da un fulmine a ciel sereno. Eravamo io, la Polpetta e la Charmant. Come tutte le mattine, alle 8 in punto avevamo varcato il cancello della scuola e ci stavamo arrampicando sui consueti faticosissimi gradini sui quali quotidianamente trasciniamo le nostre borse, i nostri pensieri, i nostri impegni, la nostra stanchezza nonché le nostre chiappe pallide.
Nel mezzo del cammin, ci siamo imbattute nella mamma di un'amichetta della Charmant che con espressione alquanto preoccupata ci ha comunicato che saremmo dovute andare nella sala dell'accoglienza perché c'era la Novena dell'immacolata.
Abbiamo fatto tutte dietrofront e la abbiamo seguita, più che altro perché nessuno di noi sapeva cosa fosse questa Novena.
La sala dell'accoglienza è un grosso stanzone che all'occorrenza funge da refettorio e anche da teatro per le recite e i cori ma che la mattina dalle 7.30 alle 8.00 diventa il posto dove i bambini possono (o devono...ancora non lo ho ben capito e quindi applico il metodo della chetichella) essere lasciati dai genitori in attesa che le maestre li raccolgano per portarli in classe. Io a dire la verità sono riuscita a lasciare la Charmat in quello strano limbo, solo la prima settimana di scuola, dopo la bambina si è rifiutata adducendo le seguenti motivazioni: 1.c'è troppa gente e quindi troppa confusione, io mi stanco ancora prima di entrare in classe. 2. La suorina in miniatura che è deputata al controllo e alla accoglienza dei bambini è antipatica, c'ha sempre la faccia arrabbiata e mi urta i nervi con i suoi passetti minuscoli (Brunilde non proferire parola, non occorre guarda. Pensa piuttosto a Santina che ancora sta stramazzata per terra!). 3. Mi piace passare quei minuti con te e la Polpetta sulla panchina nell'atrio aspettando la maestra perché possiamo parlare di tante cose. 4. nella sala dell'accoglienza a volte fa caldo altre volte fa freddo, io sudo e poi mi raffreddo.
L'arringa della Charmant, come al solito impeccabile, mi aveva convinto già al punto 1, ma quando è arrivata al punto 4, non ho avuto più alcun dubbio e la furbetta lo sapeva bene. Quindi noi non avevamo mai usufruito del servizio dell'accoglienza e ci eravamo sempre sedute sulla nostra panchina ad aspettare il passaggio della classe della Charmant.
Quel giorno però, travolte dalla Novena, ci siamo ritrovate nella seguente configurazione:
La Charmant seduta sulla sedia più vicina alla porta, dietro di lei la suorina in miniatura e accanto la sua amichetta che giocava con una Winx.
La Polpetta sulla poltroncina fuori dalla sala dell'accoglienza, tutta imbacuccata con cappello sciarpa, guanti e cappotto, praticamente impossibilitata a muoversi.
Io a fare avanti e 'ndrè dalla porta alla poltroncina e ritorno preoccupata e angosciata mentre la aiutante della suorina cercava di calmarmi.
In tutta quella confusione, non ho prestato la minima attenzione a quello che accadeva nella sala. Con la coda dell'occhio ho visto un prete con un lungo tunicone nero e la suora strabica allegra e sorridente uno alla destra e una alla sinistra di un altarino dove era stata posizionata una Madonna e un paio di candele accese.

 Le parole del prete mi sono del tutto sfuggite, avevo altri pensieri come quello ben più importante di verificare che mia figlia non stesse sudando.
Ad un certo punto ha fatto il suo ingresso nella sala, la maestra della Charmant, tutta trafelata e alquanto perplessa ha esclamato rivolta verso di me:" Ah, ma è iniziata la Novena...io nemmeno lo sapevo, le chiedo scusa signora, io non ne sapevo niente..."
Io non ho risposto e mi sono domandata: "Perché la maestra chiede a me se è iniziata la Novena e lo fa con l'atteggiamento di una che pensa che io sappia cosa sia la Novena e poi perché mi sta chiedendo scusa?!..."
Questi inquietanti interrogativi, non hanno fatto in tempo a formularsi completamente nella mia testa, che già mia  figlia si trovava in fila appresso alla maestra e con occhi di ghiaccio mi fissava e con il solo movimento del labiale mi stava dicendo: " mai più, chiaro?!" credo abbia fatto anche il gesto dello sgozzamento, ma non ne sono certa perché io ero frastornata, quasi ipnotizzata da quella situazione troppo complicata per i miei neuroni già compromessi.
Così ho cercato pace e dopo aver lasciato la polpetta nella sua classe ho tirato le somme:
"Dunque vediamo un po', ho capito che la Novena consiste in mille bambini di varie età, stipati in una sala, tutti a far finta di ascoltare un prete vecchio con un tunicone nero che li indottrina su argomenti che loro probabilmente non capiscono, aiutato da una suora strabica che sorride felice, convinta di aver portato altre mille anime nella casa del creatore. Il tutto dura circa mezz'ora al giorno per 9 giorni, vale a dire 4,5 ore. All'incirca lo stesso tempo che impiegherei a leggere a mia figlia un bel libro intero e a commentarlo insieme a lei"
Brunilde alla mia destra (sì, perché io sono strana e la cattiva la tengo sulla spalla destra mentre la buona sta su quella sinistra) urlava come una pazza:

" Non la mandare, non la mandare!! Nascondetevi nel cesso, dietro una fratta o dove vi pare, ma risparmia a 'sta figlia questa inutile rottura di scatole!"

Santina alla mia sinistra sussurrava:

" Non la mandare...aio, che male, devo aver sbattuto la testa cadendo durante lo svenimento...comunque non la mandare, siediti con lei sulla vostra panchina e leggendole un libro attendete che arrivi la sua classe, ma non la mandare"

Beh, quando il bene e il male addirittura sono concordi, una che può fare? ho deciso che il giorno seguente saremmo rimaste sulla nostra panchina ad aspettare.
Detto fatto.
L'indomani, abbiamo varcato il cancello della scuola alle 8 in punto e siamo andate a prendere posto sulla nostra panchina. Fin lì tutto bene se non che durante la mezz'ora di attesa sono passate circa sette persone di cui, tre maestre, due papà, una vecchia che non so chi fosse e la suorina in miniatura. tutti ad esortarci ad andare nella sala accoglienza (ahò, ammazza se è antipatica la suorina in miniatura...ti viene voglia di farle un'entrata in scivolata mentre si aggira brontolando per i corridoi con i suoi odiosissimi passetti piccoli e di farla andare lunga per terra con le braccia in avanti e il mento che struscia sui marmittoni).
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la maestra , quando ho accodato alla fila la mia elegante figlia , lei con una faccia contrita e rivolgendosi a me ha detto:" mi dispiace signora, la bambina me la deve portare giù nella sala accoglienza..."
La crisi si è impossessata di me, non sapevo cosa fare. Da un lato c'ero io, con le mie convinzioni, la mia stranezza, le mie varie personalità per una volta concordi e soprattutto con la mia figlia Charmant determinata a non partecipare a questa Novena. Dall'altra c'era un mondo che io non conosco ancora bene, ma che unanime cercava di farmi capire che stavo sbagliando. Che fare? Chi aveva ragione? Forse nessuno, forse tutti.
Così ho tentato di applicare il metodo della chetichella.
La mattina dopo, il terzo giorno della Novena, ho temporeggiato, ho perso tempo in tutti i modi, ho fatto la strada più lunga, non ho trovato parcheggio, ho permesso alle mie figlie di fermarsi a giocare con il gatto della scuola (quello che a noi piace tanto perché fa gli agguati alla suorina in miniatura. Giuro, si apposta dietro un muretto e quando lei passa, le salta sulle gambette corte e la graffia...lo vedi che è antipatica?!) insomma ho fatto di tutto per arrivare tardi. Alla fine, abbiamo varcato la soglia della sala accoglienza alle 8.20. Purtroppo non è stato sufficiente. La Novena era ancora in corso di svolgimento. Ho tentato di convincere la Charmant ad entrare, ma con scarsi risultati. Alla fine, l'ho dovuta quasi trascinare mentre Brunilde, seduta sulla mia spalla, limandosi un'unghia commentava:" e poi la cattiva sarei io...". Insomma venendo meno a tutti i miei principi, sono entrata insieme a mia figlia in questa sala.
Mi sono posizionata accanto alla maestra, con mia figlia attaccata alle gambe che mi stringeva le mani. Immediatamente altre due bambine sono andate ad attaccarsi alle gambe della maestra, la quale aveva già un'espressione piuttosto preoccupata sul volto.
Mi sono finalmente concentrata sul contenuto della Novena. Volevo capire cosa sconvolgesse tanto mia figlia.
C'era questo prete, piuttosto anzianotto, alla sinistra dell'altarino che faceva cantare il Salve Regina ai bambini. Alla destra, la suora strabica faceva il controcanto e batteva le mani fuori tempo. Il maestro di musica, tentava di accompagnare il tutto con la pianola e l'espressione sul suo volto diceva chiaramente:" dieci anni di conservatorio, vent'anni di esperienza e mi tocca accompagnare 'sto matto..."

Io non ci ho capito niente del testo, perché ero ancora un po' stralunata, ma sono riuscita a capire che alla fine dell'esibizione, il prete ha redarguito i bambini con un sorriso divertito sulle labbra, dicendo:" eh, ma è mai possibile che il Salve Regina io lo abbia cantato da solo?...la prossima settimana, mi raccomando, tutto a memoria!"
Mi sono voltata verso la maestra chiedendole:" Ma che è 'sto Salve Regina, a me manca!"
La maestra, sconvolta da quello che aveva appena sentito mi ha risposto:" è una preghiera, del tutto inadatta a dei bambini di sei anni in quanto il contenuto è ostico anche per chi studia teologia da trent'anni"
Mi si è aperto il cuore, ho sgranato gli occhi. Se non è una dichiarazione di dissenso questa! Un sorriso incontrollato di gratitudine e complicità rivolto alla maestra, si è spalancato sulla mia bocca. Mi sono ritrovata a ringraziare Dio per averci mandato questa maestra.
Tanto per essere chiari, tra le parole del Salve Regina, spicca questa frase:

"...A te sospiriamo, gementi e piangenti
in questa valle di lacrime..."

Non occorre alcuna chiosa.
Finito con il salve regina, il prete ha dato un nuovo attacco al maestro ed è partita una musica dal tono grave, tipo organo e il prete nero ha cominciato ad intonare un canto in latino, incitando i bambini a ripetere pulcher mater e non so cosa altro. Ho guardato la maestra che non si è nemmeno voltata verso di me, ma la sua espressione la diceva lunga.
"Beh, si salvi chi può. Io e mia figlia possiamo" Ho esclamato prendendo la Charmant per mano e conducendola fuori da lì. Già sulla porta, ho sentito il prete esaltare i bambini domandando con il tono di un motivatore scadente di una società di venditori porta a porta:" Dove andiamo noi la domenica?!" e i bambini tutti in coro:" A MESSA!"
Mi bastava. Mentre mi allontanavo dalla sala, seguita dal gatto dispettoso, il prete continuava a rivolgere la domanda e i bambini a rispondere a voce sempre più alta.
La suorina mi ha visto ma non ha proferito parola, forse ha avuto paura che le aizzassi contro il gatto (lui sì, creatura innocente di Dio) oppure ha temuto che potessi dirle dove potevano andare lei e gli altri la domenica...Brunilde mi stava suggerendo una serie di risposte adatte che io ho finto di non sentire.
Per noi la Novena è finita là. Da domani ho deciso che in quella mezz'ora leggerò a mia figlia un libro, sulla nostra panchina, e la aspetto proprio la prima persona che verrà a dirmi di portare la bambina nella sala di accoglienza...la aspetto a braccia aperte e spero che sia pronta a porgere l'altra guancia.