giovedì 1 maggio 2014

Gioie e dolori

La Charmant ha attraversato una crisi e forse non la ha ancora nemmeno passata del tutto, non so.
Di quelle crisi sconvolgenti e travolgenti. Di quelle brutte che coinvolgono inevitabilmente tutta la famiglia.
Il motivo della crisi?
Un'amichetta stronza. Sì perché non c'è altro modo di definirla. Lo so, non dovrei dirlo. Lo so, i bambini sono tutti belli, santi e benedetti. Ma questa è stronza e io non ci posso fare niente.

Mo' uno si chiede:" e che farà mai questa ragazzina da sconvolgere la serenità di un'intera famiglia di strani personaggi?"
Io non lo ho ancora capito bene, ma questa ci è riuscita alla grande, manco fosse un'adulta. Allora, è stronza o no?
Forse sarebbe bene entrare un po' più nel dettaglio.
Incredibile a dirsi, tutto è cominciato quando a Ottobre la Charmant ha avuto un'influenza intestinale e ha vomitato. Ovviamente di notte. La scena è stata quella consueta da film dell'orrore:
La Charmant che urla nel cuore della notte, i due genitori assonnati scattano in piedi, corrono in direzioni del tutto casuali, altrettanto casualmente si scontrano, la Strana madre urta un occhio contro la spalla ossuta del suo esageratamente magro marito, la Strana impreca a bassa voce per non svegliare la polpetta, poi al buio, procedendo a tastoni, raggiungono la cameretta della urlatrice, accendono la luce e vengono travolti dal puzzo, dallo sconforto e dalla paura. C'è vomito ovunque, la Charmant ha i capelli arruffati, tutti sulla faccia e tutti inevitabilmente inzuppati di vomito. Il letto è da buttare, così come il comodino, "Bernardo" il cane di peluche, la cassettiera, le ciabatte e persino la scatola dei colori. Il padre prende la sfortunata figliola da sotto le ascelle e camminando con le braccia tese per non imbrattarsi di vomito anche lui, si avvia verso vasca da bagno. Mentre va, trattiene a stento dei conati e si fa tutto rosso in faccia per lo sforzo, nel tragitto pesta una chiazza di vomito sul pavimento, la ciabatta non aderisce più, inizia a scivolare in un rocambolesco aquaplaning, riesce miracolosamente a non cadere, ma si strappa un muscolo. La bambina ondeggia e piange, ma non le si può evitare questa specie di trattamento da caserma. La poverina viene messa nella vasca ancora vestita, qualcuno le toglie di dosso tutto quello che ha e poi con acqua calda e sapone viene strofinata a più non posso senza purtroppo riuscire a toglierle di dosso quella nauseabonda puzza di acido gastrico. Mentre il padre le asciuga i capelli con il phon massaggiandosi la schiena poi, la madre fra un conato ed una lacrima di disperazione spala vomito. Sì spala, infatti le servirebbe un badile, invece si accontenta dello scopettone, disinfetta, deodora, apre tutte le finestre, avvia la lavatrice facendosi il segno della croce. L'orologio segna le quattro del mattino.
Un'esperienza così ti segna e in qualche modo ti cambia per sempre. Dunque una bambina di sei anni per di più estremamente sensibile cosa vuoi che faccia una volta tornata a scuola dopo certi fatti? Li racconta alle sue amiche.
Le amiche della Charmant sono tre. Una è stronza.

Da quel momento, la stronza ha cominciato, Dio solo sa perché, a dire che la Charmant stava mentendo. Ha convinto le altre due amiche che la Charmant era una bugiarda e dal quel momento ha messo in dubbio tutto quello che lei diceva e ha insinuato il dubbio anche nella testa di tutti gli altri.
La Charmant ha quindi cominciato a dare i primi segni di un disagio che sarebbe diventato sempre più grave fino ad arrivare a febbraio quando tutti i giorni la Chamrmant sarebbe entrata in classe piangendo a singhiozzi tra la disperazione mia e di suo padre del tutto inermi di fronte a questo problema che non eravamo in grado di affrontare.
La povera Charmant ha cominciato fin da subito a raccontarmi delle angherie che subiva dalla stronza:" sai mamma, mi ha detto Genoveffa che non è vero che ho vomitato..." (chiameremo la stronza Genoveffa) le mie risposte erano sempre più o meno le stesse:" vabbeh, ma che te ne frega? tu sai che hai vomitato davvero. Chissenimporta di quella mezza calzetta di Genoveffa..." O anche "mollale un calcio in culo" (di questo consiglio mi vergogno, ma glie lo ho dato un giorno in cui ero molto nervosa) Oppure "e tu mandala a quel paese e vai a giocare con un'altra bambina..." Sottovalutavo il problema. Non mi rendevo conto di quanto quello che stava accadendo, stesse devastando l'equilibrio di mia figlia. La Stronza aveva convinto anche tutti gli altri bambini che la Charmant fosse bugiarda e che a scuola fosse una schiappa e così cosa ti va a succedere?! La Charmant le bugie ha cominciato a dirle davvero, a scuola ha cominciato a fare un sacco di errori e per di più piangeva, piangeva continuamente. Piangeva la mattina prima di entrare a scuola, piangeva la sera prima di addormentarsi, piangeva il sabato e la domenica quando si svegliava alle 6.30 convinta di dover andare a scuola.

Allora, è stronza o no questa ragazzina?
A un certo punto io mi sono voluta accertare di persona di cosa stesse accadendo in quella classe e così ho fatto quello che qualunque madre strana avrebbe fatto al mio posto: mi sono appostata ed ho origliato.
"Fammi un po' sentire con le mie orecchie cosa sta combinando 'sta Stronza a mia figlia..." Mi sono detta.
Così all'ingresso della scuola io portavo mia figlia vicino alla stronza, poi mi mettevo lì e origliavo. Successivamente mentre i bambini salivano in classe io seguivo, sempre appresso con le orecchie appizzate fino alla classe. Mi è toccato anche maltrattare la suorina bassa che tentava di cacciarmi, ma io imperterrita:"ah sor Ceci' non ci si metta pure lei che qui la situazione è grave!" Lei ha capito, oppure ha desistito perché sono mezzo metro più alta di lei.
Da questa osservazione da vicino ho capito, altroché se ho capito quale fosse il problema.

Il problema è che Genoveffa è una grandissima, colossale, oceanica Stronza.
Guarda, se esistesse un museo degli stronzi, Genoveffa dovrebbe essere portata lì e messa in una teca con una targhetta sotto:" la Stronza più grande del mondo".
Tutte le volte che la povera Charmant si avvicinava a lei, questa strega malefica in erba trovava il modo di ferirla a morte. "Vattene! Non voglio darti la mano!" Le diceva. Oppure, se la Charmant le si sedeva accanto in classe lei si alzava e cambiando posto le diceva:" io vicino a te non ci voglio stare, perché tu non sei brava e mi fai sbagliare...non sei brava come me a scuola..."

Ho riportato i risultati di questa osservazione allo Strano. Non ci poteva credere.
"Non capisco" diceva aggirandosi per casa con le mani incrociate sul fondoschiena e parlando con se stesso " io esco sempre di casa con una saccocciata di vaffanculi pronto a dispensarne a destra e a manca, mia moglie si porta uno zaino di vaffanculi, chè una saccoccia non le basterebbe per quanti ne molla...ma questa figliola, da chi avrà ripreso?..."
Non poteva trovare una risposta, era un uomo distrutto.

Mi sono rivolta alla maestra, le ho raccontato tutto quello che avevo sentito. Non poteva crederci nemmeno lei. "Ma come è possibile che io non me ne sia accorta prima?..." Mi chiedeva perplessa...
A parte il fatto che questa domanda alla maestra glie la avrei dovuta fare io:"dove cacchio stavi tu? Porcaccio boia! Come hai potuto non accorgerti di tutto questo?" Ma io avevo la risposta anche a questa domanda. La Stronza spara le sue fucilate sempre sottovoce, non si fa accorgere dagli adulti. Il suo aspetto è sempre angelico e ha sempre sulle labbra un dolce sorrisetto...ma poi appena gli adulti non la guardano, lancia la sua supposta...sempre diretta verso le chiappe di mia figlia porco mondo!
Una volta la Stronza mi ha addirittura affrontato a viso aperto. Al contrario della suorina, non si è intimorita di fronte al mio metro di altezza in più di lei. Ha aspettato che la Charmant si allontanasse un momento, poi una volta rimasta sola con me, mi ha guardata dritta negli occhi e con aria di sfida mi ha rivolto il suo interrogatorio:" mi ha detto la Charmant che tu le dici sempre di trattarmi male. Perché?..." Avrei voluto prenderla a schiaffi. Già me lo vedevo il suo visino angelico con il segno delle mie cinque dita sopra! Mi sono trattenuta. Ho fatto fatica però. Ho fatto un respiro profondo e le ho risposto. "Beh, non le dico di trattarti male così, tanto per fare, gratuitamente, se capisci quello che intendo. Le dico di trattarti male solo se tu tratti male lei. In pratica le dico di difendersi. Che dovrebbe fare, subire sempre?" Lei ha incassato la risposta con il suo solito sorriso da angioletto, poi appena la Charmant è tornata le ha detto sussurrando:" ha detto tua madre che non è vero che ti dice di trattarmi male, sei bugiarda..." La Charmant mi ha guardato persa e io sono intervenuta.
Lo so, non si fa.
Lo so, i bambini dovrebbero cavarsela da soli in certe situazioni, ma è stato più forte di me:
"Eh no carina, la bugiarda non è mia figlia...io non ti ho detto affatto questo. Ti ho detto che le dico di trattarti male solo se tu tratti male lei." La Charmant quel giorno è entrata in classe leggiadra chiacchierando allegramente con gli altri amichetti...io seguivo fissando in cagnesco la stronzetta e le auguravo una tremenda diarrea. Lo so, non si fa. La suorina mi guardava da lontano e non osava dire niente.
Insomma una situazione ingarbugliata e difficile da sbrogliare. C'erano troppe pedine, troppi dettagli di cui tener conto, troppa sensibilità, troppa cattiveria. Io e mio marito non eravamo capaci di risolvere questo enorme problema.
E così il problema è entrato a grandi passi dentro la nostra casa. La Stronza è entrata senza nemmeno bussare, senza chiedere il permesso, senza portare che ne so due paste, e si è piazzata idealmente sul divano del salotto con la sua cattiveria e il suo sorriso angelico.
Qualunque cosa facessimo, lei era lì. In ogni nostro discorso, sogno, discussione lei era lì e sembrava dirci:" vi ho messo in crisi eh?! Che genitori inadeguati che siete...tutto qui quello che sapete fare?..."
La charmant parlava spesso di lei, naturalmente tutti i suoi racconti erano agghiaccianti: soprusi, maltrattamenti, cattiverie, prepotenze alle quali la Charmant non era in grado di reagire con cattiveria come noi invece le suggerivamo di fare. Tanto che ad un certo punto abbiamo smesso di consigliarle di mandarla al diavolo o di picchiarla, perché lei non ci riusciva proprio. Le voleva troppo bene a 'sta Stronza e il solo pensiero di maltrattarla la faceva stare male...a questo punto ho alzato le mani, anzi le ho abbassate e le ho congiunte dietro alla schiena, unendomi alla passeggiata di riflessione di mio marito e in fila indiana appresso a lui, continuavo a domandarmi:"ma da chi ha preso sta figliola? Proprio non lo so..."

Comunque la situazione si era fatta pesante, non sapevamo proprio più che pesci pigliare. Il disagio di nostra figlia era talmente entrato nelle nostre teste e di conseguenza in tutte le nostre azioni, che è successa la cosa peggiore che potesse accadere, per mano mia e davanti agli occhi di mio marito.
Una mattina, dopo aver impiegato il consueto quarto d'ora a convincere la Charmant ad uscire di casa per recarsi a scuola, mi sono infilata in macchina con un diavolo per capello. Quella mattina mi toccava prendere la macchina di mio marito perché la mia era stata venduta con eccessiva fretta ad un senegalese ed io ero in attesa che arrivasse la nuova (vabbeh, nuova...usata, immatricolata nel 2003...) 
Quella mattina, ero al limite della sopportazione. Le lacrime di mia figlia pesavano ancora tra le mie mani che le avevano asciugate fino a un minuto prima. Sembravano lacrime di piombo tanto mi pesavano sui palmi mentre facevo il mio ingresso nel box a grandi falcate, scavalcando attrezzi e giocattoli del mare, redarguivo mio marito perché stava impiegando troppo tempo ad allacciare le cinture alle due minori, contemporaneamente verificavo di non aver dimenticato di prendere le cartelle (una volta mi è successo di lasciarle a casa) le colazioni, le figlie stesse e l'ombrello perché tanto per cambiare stava piovendo ed urlavo come un'ossessa:" Muoviamoci con queste cinture di sicurezza, benedetto uomo! Guardate che ora si è fatta mannaggia il demonio, adesso troveremo un sacco di fila a quella maledetta rotonda strapiena di automobilisti beceri che piuttosto che fare dieci passi a piedi si farebbero sparare ed arriveremo tardi, non troverò parcheggio e mi toccherà trascinare figlie, cartelle, ombrelli e me stessa sotto la pioggia per un chilometro!! Maledizione, accidentaccio..." Mentre imprecavo, mi lasciavo cadere pesantemente sul sedile, poi eseguivo meccanicamente le operazioni di chiusura dello sportello con sbattuta teatrale, accensione con parolaccia, ingranaggio della retromarcia con scuotimento di tutto il corpo, stacco frizione, acceleratore. O almeno così credevo di aver fatto.

In realtà non avevo ingranato la retromarcia, ma la prima.

La macchina è partita e prima che io potessi accorgermi di quello che avevo fatto, la mia folle corsa di era già arrestata contro il muro del vano caldaia.
Il tutto sotto lo sguardo attonito di mio marito.
Permettetemi di riassumere la vicenda capovolgendo la situazione e guardando la stessa scena attraverso gli occhi dello Strano:

Mia moglie questa mattina è entrata alle sette in camera da letto. Già stava strillando mentre abbassava la maniglia della porta:" muovetevi, sveglia! Giù dalle brande che è tardi!! Forza che mi fate fare tardi! Il latte, lavarsi il viso, fare pipì...la tuta, le scarpe...e pettina quei capelli che altrimenti ci fanno il nido dentro gli uccellini!" Sembra di stare in caserma tutte le mattine, porcaccio boia.
Poi, come è ormai abitudine da qualche settimana a questa parte, la charmant ha cominciato a piangere perché non voleva andare a scuola.
Ha paura di una compagna di classe che l'ha presa di mira e ci sta facendo passare l'inferno.
'Sta stronza.
Dopo circa un quarto d'ora di opera di convincimento sul divano, io seduto a destra, mia moglie a sinistra e la charmant in mezzo a noi, siamo riusciti a convincerla. Le abbiamo asciugato le lacrime, le abbiamo soffiato il naso e l'abbiamo aiutata ad alzarsi per andare a scuola a prendersi la sua razione di merda quotidiana...
Guarda se un giorno o l'altro non mi tocca andare a scuola a fare un casino della Madonna eh...
Poi le tre donne di casa si sono infilate nella mia macchina, due di loro sbadigliavano, la terza urlava.
Mi è toccato anche prestare la mia macchina a quella pazza esaurita di mia moglie. La sua era ridotta in condizioni pietose. L'ho venduta a un senegalese che commercia in mutande e calzini al mercato e gli serviva un bagagliaio capiente per trasportare la sua merce.
Ma questa pazza che ti fa?! Entra nella MIA macchina, nel frattempo non perde l'occasione per farmi due o tre cazziatoni, così buttati là fra un'imprecazione contro il demonio e una contro il traffico e la società consumistica schiava delle automobili e dei motori a combustione interna, poi ingrana la prima e si schianta contro un muro!
No dico, con la mia macchina. Con dentro le mie figlie.

Subito dopo l'impatto mi sono girata a guardare le mie figlie. La polpetta stava osservando da vicino un biscotto e sbriciolava impunemente nella macchina di suo padre, la Charmant guardava sconsolata fuori dal finestrino probabilmente pensando che avrebbe preferito rimanere tutta la mattina nel box, nascosta dentro il trasportino puzzolente del cane piuttosto che andare ad affrontare quella bulletta della stronza.
Le mie figlie non si erano praticamente accorte di nulla. Probabilmente avevano scambiato il colpo ricevuto per una delle mie frenate isteriche della mattina. Accertatami delle condizioni delle bambine ho guardato mio marito.
Era in piedi accanto alla macchina, i tendini di tutto il corpo tirati come la corda di un funambolo, pronti a cedere da un momento all'altro. Braccia in avanti, dita completamente aperte e leggermente piegate, come se tra le mani stesse tenendo un enorme pesantissima palla. Ciabatte ai piedi, piedi leggermente sulle ventitré, gambe flesse come se fosse appena atterrato dopo un salto da tre metri di altezza, pigiama stropicciato, felpa con cappuccio, il cappuccio lo teneva in testa per ripararsi il capo glabro dal freddo sferzante della mattina. Con il colpo, il cappuccio gli era ricaduto sulle spalle lasciando scoperto il volto con la sua espressione che gli dava un aspetto non umano.
Il viso di mio marito era trasfigurato. Era un misto fra l'Urlo di Munch e la faccia di Tardelli che esulta dopo aver fatto gol ai mondiali. Solo che mio marito non esultava e non correva.
La mandibola era caduta così in basso che quasi gli toccava il petto, gli occhi erano sgranati, le labbra livide, sulle guance si intravedevano delle venuzze viola.
Ho fissato questa immagine nella mente come in un istante eterno che non dimenticherò mai.
Credo di aver pensato:" ora mi ammazza"
Finalmente mio marito ha tentato di proferire parola.
Il labiale è stato chiarissimo, la frase storica che mio marito ha cercato di pronunciare in quel frangente è stata la seguente:" ma....porco cazzo...."
Dato lo shock però la voce non è uscita al primo tentativo. Mio marito ha sfiatato come se qualcuno gli avesse bucato i polmoni e i suoi occhi si sono fatti ancora più grandi.
Al secondo tentativo però è riuscito a far uscire l'aria intrappolata nei polmoni fino a quel momento, così il fiato è uscito con tutta la potenza di chi è rimasto incastrato a lungo e finalmente si libera. Alla parolaccia è seguita una lunga sequenza di frasi sconnesse che non ho colto. Sono riuscita solo a capire che il mio consorte si rifiutava di vedere cosa fosse successo alla sua macchina, poi camminando con le gambe rigide e agitando le braccia come una marionetta si è infilato in casa sbattendo la porta.
Io sono scappata, letteralmente.
Ho finalmente ingranato la retromarcia e mi sono defilata cominciando a fare nella mia testa l'elenco dei paesi che concedono l'asilo politico.
La Polpetta e la Charmant a quel punto si sono riavute dal loro stato di tranche e hanno cominciato a fare commenti:
"Mamma, non si dice quella parola con la C..." Ha detto la polpetta.
"Lo so amore, ma non mi sembra il caso di farlo notare a papà in questo momento. È furibondo, lasciamolo solo che è meglio" le ho risposto io facendo finta di essere calma.
"Meno male che non era la macchina grande mamma, altrimenti sai papà come si arrabbiava?!" Ha aggiunto la Charmant.
Ho evitato di farmi vedere per tutta la giornata e alla fine lo Strano, dandomi prova di immenso amore, mi ha perdonato.

Tanto per la cronaca, alla fine mio marito una mezza rivoluzione a scuola la ha scatenata, con la mia complicità e soprattutto su mio suggerimento si è rivolto al preside, facendo infuriare la maestra che ora odia lui e osanna me perché crede che io abbia fatto o detto qualcosa alla Chamrmant che ha in qualche modo risolto la situazione. In realtà io ho proceduto per tentativi come una che cammina in una stanza completamente buia e lo stesso ha fatto mio marito. Vuoi per qualcosa che abbiamo fatto o detto noi, vuoi per una forza inspiegabile e salvifica che ognuno di noi ha dentro di sé e che la Charmaht solo ora ha scoperto di avere, la situazione si sta normalizzando. La Chamrmant non piange più, sta facendo amicizia anche con gli altri compagni di classe e all'occorrenza dice alla stronza che è un'antipatica (io preferirei che le desse della stupida idiota crudele invidiosa testa di cazzo, ma mi accontento di antipatica). La macchina di mio marito è rimasta illesa perché il muro lo ho colpito con la sola targa, in compenso il muro del vano caldaia è ridotto così

Il tutto per la gioia del cane che sta concludendo l'opera scavando di tanto in tanto nel tentativo di portare a termine il suo sogno di fuga e le bambine la aiutano staccando pezzetti di gesso che usano per scrivere sulla lavagna.



lunedì 10 marzo 2014

Cipolle e bonton


Una domenica mattina in casa Strana:
"Sta uscendo il caffè, Quanto zucchero?"
"Manco 'no chicco! O' cafè se beve amaro..."
"Bah, contento tu..."
La pioggia continua a cadere a secchiate sulle finestre, mi affaccio e vedo che fuori fervono gli ultimi preparativi per la partenza...
"Non abbiamo più molto tempo, dobbiamo partire!
"Eeeeeeh e quanta fretta! No momènt' fammi gustare sta tazzuliella di cafè in Santa pace, si peggio 'e muglierema..."
"A proposito, ma tua moglie dove sta? Non la vedo da almeno un'ora..."
"Chilla poverella sta a tribola'...tutte quelle bestie, tutte azzeccate...e quella puzza Marò e che puzza...ma che r'è?! No cane muorto?!"
" hai ragione, si sente fino a qui...il mio di cane non può essere...sta qui che scodinzola vivo e vegeto...ahò a proposito, il cane ce lo dimentichiamo eh?! Patti chiari e amicizia lunga...sull'arca o lei o io!!"
Non faccio in tempo a dire così che l'inutile quadrupede prende e mi molla una lunghissima pisciata sul pavimento della cucina. Il tempo di trasalire, urlare, saltare in piedi e cominciare a rincorrere il canide che mi giro e Noè non c'è più, è uscito e ha lasciato la porta aperta...
"ma 'ndo va sto vecchio con questo tempaccio, si buscherà una broncopolmonite... Poi si lamenta e dice che c'ha i reumatismi...e ti credo...ma guarda un po' se mi tocca uscire a cercarlo..."
Esco dalla porta di casa riparandomi con l'ultimo numero di Vogue, arrivo in giardino giusto in tempo per vedere Noè che issa la scaletta dell'arca.
"Ehi! Tu! Dove cacchio vai?! Vecchio pazzo, pure il caffè ti ho offerto! Fai salire anche noi, siamo io, lo Strano e due stranissime creature che abbiamo messo al mondo, non puoi lasciarci qui, ahò!! Mi senti?! Facci salire!!"
Noè non mi ascolta più, è indaffarato a dare le ultime disposizioni agli animali:
"Tu, mettiti 'cca, tu invece vai alloco, Addò stanno le giraffe? Forza ragazze che il tempo è denaro...su, in posizione come abbiamo visto nelle prove, iamm' belli su, gli elefanti dove sono finiti, facite ampresso che siete in terza fila su, su...e cing e sei e sette e otto..."
All'improvviso sul ponte della nave tutti gli animali sono schierati in struttura piramidale, Noè solo in prima fila, in seconda fila due giraffe in piedi sulle zampe posteriori, poi elefanti, cammelli, leoni, tutti immobili in piedi ad aspettare l'attacco:
"Can't touch this!" Attacca a cantare MC Hammer e tutti cominciano a muoversi all'unisono in una coreografia hip hop perfettamente eseguita, io assisto allibita a questa scena, soprattutto nel momento in cui tutti, guardando nella mia direzione, con il dito indice della zampa destra fanno di no e con quello della sinistra si indicano una natica.
"Ma siete pazzi?! Smettete di cantare e ballare, qui noi ci affoghiamo oh! Sta arrivando un'onda alta tre metri...e a giudicare dalla puzza, non è nemmeno acqua!! Fermi fermi aspettateeeee...."
Lo scalmanato gruppetto continua a ballare ignorandomi mentre tra le file di provetti ballerini si insinua il mio cane con le orecchie basse e la coda fra le gambe inseguito dalla moglie di Noè che con lo scopettone in mano lo rincorre urlando:"
"Vien' acca! Cane 'e niente! Figlie'ndrocchia!! T'aggiaccire!! Brutta pisciona!"
"Lo stupido canide si è fatto riconoscere pure sull'arca di Noè" penso io scuotendo il capo e dimenticando per un istante la tragedia che si sta per abbattere su di me. Un istante brevissimo perché mi giro e l'onda anomala sta per travolgermi.
Urlo:"noooooooooo...arrivano i franzosi!"E mi sveglio tutta sudata.
Sono seduta sul letto, i capelli piu scompigliati del solito, ho il fiatone e gli occhi ispiritati. Improvvisamente mi accorgo che l'urlo lo ho fatto veramente e mi ritrovo lo Strano in mutande in piedi accanto al letto con una abat-jour in mano che minaccia l'aria:" chi è, dove sta?! Che è? Il ladro?! Dov'è?!"
Poi lo Strano cade in ginocchio e realizza anche lui che è stato tutto un brutto sogno. Nessun ladro, nessun pericolo in vista, solo una moglie pazza che ha fatto un incubo e lo ha svegliato alle sei del mattino urlando frasi incomprensibili.
"Tranquillo, ho solo fatto un brutto sogno...scusa, torna a dormire"
"Tu non sei matta, no. Pensavo di sì, invece no, non sei matta. È molto peggio di così. Tu sei posseduta! Appena mi riprendo chiamo il prete e ti faccio esorcizzare, procaccio boia!"
Sgattaiolo fuori dal letto, questa volta l'ho combinata grossa...io e il mio maledetto sonnambulismo.
Cammino assonnata e urto una sedia " maledetti franzosi" insisto. "Te ne vai o no?" Mi risponde lo Strano al limite della sopportazione.
Scendo in cucina, è lì che mi rifugio tutte le mattine per stare un po' sola con i miei pensieri confusi. Mi siedo, poggio i gomiti sul tavolo e mi porto le mani fra i capelli."Dio mio ma che è questa puzza?!"
Ci penso un momento, la puzza è ovunque: nelle mie narici, in bocca, sulla mia pelle, sui capelli...ODDIO MIO!! Sono io a puzzare in questo modo. Comincio ad annusarmi ovunque, le ascelle, il pigiama, le mani, sì, sono proprio io e puzzo "a cane muorto..."
Mi preparo un caffè, oggi è l'ultimo giorno in cui posso permettermi questa squisita bevanda. Da domani inizierò una dieta delirante che eliminerà dalla mia vita il caffè per ventotto giorni. Quindi in questo week end avrei dovuto scatenarmi: succulenti pranzi e cene, pizza, cornetti, dolci squisiti.
E invece no.
Mi fa male la testa.
Le immagini della serata di ieri cominciano a farsi sempre più nitide nella mia mente obnubilata man mano che l'aroma caldo e rassicurante del caffè raggiunge le mie narici e da lì si insinua fino al cervello procurandomi una scossa di piacere. Dura poco, perché nemmeno l'odore prepotente e confortante del caffè riesce ad annientare la puzza.


Circa dodici ore prima, gli Strani si trovavano in auto diretti verso casa di amici. Mi piacciono questi due ragazzi, hanno due figli anche loro, coetanei delle Stranette e sono sempre gentili e sorridenti.
Io non comprendo la loro simpatia nei miei confronti perché io sono sempre antipatica e mal disposta. Ma non con loro, con loro ricambio la gentilezza...poi però, per non smentire la mia fama da orso Marsicano, quando sono sola con lo Strano li prendo un po' in giro. Bonariamente, si intende. L'ho detto, questi due mi vanno a genio...
Insomma che sarà mai? Li chiamo William e Kate! Ma è solo per sottolineare la loro estrema educazione, i modi garbati, il lessico forbito e totalmente privo di dialetto o parolacce (Dio mio, cosa penseranno di me?!)
Vabbeh, insomma quella sera eravamo ospiti a casa loro, su Strambolandia e zone limitrofe si stava abbattendo una di quelle eccezionali bombe d'acqua alle quali la Natura, ormai stanca dei nostri maltrattamenti, ci ha abituato. La macchina degli Strani procedeva a rilento sulle strade piene di buche (ahò, ma a qualche stronzo è venuto in mente di ripararle un po' meglio 'ste buche che io non faccio altro che vedere squadre di operai con gli impermeabili arancioni che gettano buste di asfalto freddo dentro le buche e poi ci danno giù come matti con quella specie di scopettoni?! Lo volete capire che alla prossima pioggia staremo da capo a dodici?!)
Comunque, mentre guidava tentando di individuare dove fosse la strada tanta era l'acqua che ci cadeva sul parabrezza, lo Strano mi minacciava:" vedi di comportarti bene questa sera...lo sai che a me stanno tanto simpatici questi due..."
"Chi William e Kate?"
"Ecco che cominci! Ti prego per una volta in vita tua potresti evitare di essere imbarazzante?!"
"Ma che dici la Regina Elisabetta verrà a farci visita questa sera oppure data la veneranda età preferirà prendere un tè nelle sue stanze?..."
"Non cominciare! Sii educata, ringrazia sempre, non fare storie, non polemizzare e non fare discorsi sconclusionati come sai fare tu! Siamo intesi?"
"Intesi..." 


Il caffè mi aiuta a svegliarmi, vorrei avere un cornetto per salutare degnamente il periodo della mia vita in cui ho mangiato tutto quello che volevo, nelle quantità che mi pareva a me e alle ore più impensate (periodo che mi è costato parecchi chili accumulati da buttare giù fra lacrime e sudore) ma non ce l'ho e così ripiego sul pane e marmellata "peccato non avere un po' di nutella, vabbeh dopo il pane e marmellata mi sparo un paio di cioccolatini avanzati dalla calza della befana...fottute feste, è sempre così: rimangono chili di dolci, "quello" non li tocca manco con un dito, accidenti a lui e alla sua moderatezza, alle due debosciate non ne faccio mangiare perché non le voglio intossicare di porcherie...e io mi rovino...mannaggia il demonio!" Questi i miei pensieri mentre mi reco in bagno decisa a fare una doccia dove probabilmente dovrei usare la trielina per lavare via l'olezzo.



Arrivati sotto casa dei nostri aristocratici amici, abbiamo dovuto sfidare le intemperie per riuscire ad entrare in casa. A me, mentre tribolavo con gli ombrelli, gli stivali di gomma, la bottiglia di vino, gli impermeabili, i cappelli, le sciarpe, la crostata, i capricci e il terrore che le due bambine potessero ammalarsi, mi sarebbero anche sgorgate dal cuore un paio di parolacce, ma le occhiatacce dello Strano mi hanno fatto desistere dallo scatenarmi.
Una volta arrivati in casa, i due amici ci hanno accolto con la solita cortesia ed educazione. I bambini, dopo essere stati sfamati, sono scomparsi nella cameretta a giocare e noi ci siamo potuti godere una cena in Santa pace...
O per lo meno questo era quello che credevo io...
In realtà mentre consumavano un ottimo antipasto a base di Salame di Cinta, pecorino e vino rosso, io sentivo un odorino inquietante provenire dalla cucina. 
"Questa sera abbiamo pensato ad una cena francese..." Ci ha annunciato lui mentre lei era in cucina a dare disposizioni alla servitù sulla preparazione della cena. No, dico, poi quell'altro si stupisce se li chiamo William e Kate...
"Aia" ho pensato io e poi non so perché ma mi è cominciato a venire in mente il film "il Marchese del Grillo" dove c'era quel prete matto, un personaggio meraviglioso, che ce l'aveva a morte con i francesi, che lui chiamava "li franzosi" e a me faceva ridere da morire perché mi ricordava mia nonna; anche lei detestava i francesi:
"Ma che ne so, mi stanno antipatici...sono spocchiosi...capiscono tutto loro!" Diceva sempre, tutte le volte che per una qualunque ragione si nominava il popolo francese" e poi non sono capaci a mangiare: gli dai una cosa puzzolente e ti dicono che è buona! Non capiscono niente"
Io ovviamente ero d'accordo con nonna, anche se non è che avessi conosciuto tanti francesi in vita mia, a parte Claire, la signora che alle elementari si occupava di tutte le nostre recite facendo da regista e coreografa. Lei però era simpatica. Bruttissima, ma simpatica.



Finita la doccia faccio subito la prova odore che va malissimo. La puzza viene da dentro, non posso farci niente, me la devo tenere e passare l'intera giornata con nausea e mal di testa.
Finito il pane e marmellata attacco con i cioccolatini. Solo due, giuro...vabbeh dai tre...quattro...ok, cinque!
Sono inquieta, vago per casa piegando panni, attività che solitamente allieta tutti i miei week end e intanto penso, rimugino, inveisco.
Si sveglia la Charmant, non mi accorgo di lei fino a che non me la ritrovo in sala, in piedi dritta e immobile accanto al termosifone. Sembra la bambina di un film dell'orrore. Faccio un salto e un urletto. "Amore di mamma, così mi fai prendere un infarto! La prossima volta fai una delle tue tante attività rumorose quando ti alzi: che ne so, starnutisci, inciampa, fai cadere un oggetto, insomma annùnciati che altrimenti mi fai prendere una sincope!"
"Mamma, che cos'è questa puzza?"



Insomma ho passato il resto dell'antipasto ad ingozzarmi, certa che dopo sarebbero seguite pietanze antipatiche come i franzosi. Accompagnavo il tutto con del vino ("mi servirà" mi ripetevo) ad un certo punto, la padrona di casa sparisce in cucina per ricomparire dopo pochi minuti con quattro meravigliose ciotoline. Il servizio era impeccabile e l'aspetto da ristorante. Ma l'odore...l'odore diceva tutto. Mi era appena stata messa sotto al naso una zuppa di cipolle!



Riesco a tenere la Charmant quieta solo con una abbondante colazione, alla quale io naturalmente mi unisco. Per tutto il tempo mi tocca tentare di convincerla a non svegliare il padre e la sorella" sono le sette del mattino, poverini, lasciali dormire...soprattutto papà"
"Perché, che ha fatto papà?"
"Niente, è un po' nervoso questa mattina...".



Non sapevo davvero cosa fare. Io mangio tutto, davvero, sono onnivora non mi ferma niente, non lascio mai niente nel piatto, spolvero come un'ossessa qualunque cosa mi si metta davanti, ma la cipolla e l'aglio...quelli proprio non li reggo!
È più forte di me, sono puzzolenti, pesanti, e prepotenti. Prepotenti sì, perché se uno mette l'aglio nella preparazione di un piatto, secondo me, quello prende il sopravvento e invece di esaltare i sapori di quello con cui si accompagna, li schiaccia e li trasforma tirandone fuori il peggio. L'aglio è un usurpatore e la cipolla è sua sorella. Il peperone no, per esempio. Quello ha sì un sapore forte, ma se uno prepara che so, un sughetto all'ortolana e mette insieme peperone, zucchina, melanzana, basilico e pomodorini, il peperone se ne sta lì al suo posto. Quando ti capita in bocca il peperone, senti il peperone, ma quando ti capita la zucchina, senti la zucchina...non so se mi spiego. Credo che mio marito catalogherebbe quello che ho appena fatto tra i miei discorsi sconclusionati, quindi mi sono astenuta dal farlo di fronte alla zuppa di cipolla. Ma rimaneva il problema di come fare a non mangiare la zuppa di cipolla senza offendere i miei gentilissimi ospiti.



Sono le sette e trenta e la Charmant è incontenibile, non regge più, deve andare a svegliare sorella e padre. Dal padre vuole coccole, dalla sorella, giochi. Non posso farci niente, devo lasciarla andare. E lei va.
Sento la polpetta iniziare subito a parlottare e ridere e lo Strano che fa un verso tipo lupo mannaro che guarda la luna piena "ma che avete tutte questa mattina? È una congiura?!" Mi avvicino lentamente al letto e lui vedendomi incrocia le dita a mo' di croce e mi caccia via.



Ho cominciato a scansare piano piano tutti i pezzi di cipolla dalla fetta di pane infilata per storto dentro la zuppa "mangerò solo il pane, del resto farei bene ad approfittarne perché fra qualche ora, il pane di grano duro me lo scordo...solo pane di grano germogliato..." Pensavo mentre cercavo di girare e rivoltare la ciotola per iniziare questa operazione certosina. Solo che i pezzetti di cipolla erano tagliati così piccoli che rimuoverli tutti dalla mollica era praticamente impossible. Mi sono fatta forza ed ho infilato in bocca il primo boccone. Era pane intriso di un liquido giallastro con il sapore di cipolla, ogni tanto mi capitava sotto i denti anche un pezzetto intero. Un inferno. Immediatamente l'ho buttato giù con un sorso di vino. Avrei fatti così ad ogni boccone. Ma restava il fatto che non mi piaceva, non mi piaceva proprio, ma non potevo dirlo, non potevo fare nient'altro che mandarne giù qualche boccone per non fare brutta figura. Non mi era mai capitato di essere invitata a cena da qualcuno che mi cucinasse qualcosa che non mi piaceva. Come si fa in questi casi? Cosa dice il Galateo? Certo escludevo l'idea di confessare la mia antipatia per la cipolla. Il discorso su cipolla, aglio e peperoni, quello anche era meglio evitarlo. Lo avevo promesso: niente discorsi sconclusionati.



Porto un caffellatte forte allo Strano, che sembra gradirlo. Le due stranette sono prese dal gioco corrono tra le camere e ridono come pazze. Mi fanno girare la testa con tutto il loro andare avanti e indietro. Le redarguisco.
"Bambine! Smettetela, mi fa male la testa..."
"La sera leoni...la mattina..." Commenta lo Strano senza nemmeno guardarmi in faccia.
"Non è che tu hai qualche antenato francese eh?" Gli chiedo sarcastica...
"No, perché?"
"Niente, mia nonna pensava di sì..."


Ero nei guai, gli altri tre commensali mangiavamo cucchiaiate di zuppa facendo complimenti alla cuoca, io ero ancora al secondo boccone. Mi sentivo in colpa. Immaginavo la padrona di casa intenta a tagliare le cipolle a pezzetti piccoli piccoli, perché così la cipolla fa una bella cremina. Me la immaginavo impegnarsi con passione, perché la cucina spesso è amore e cucinare per qualcuno, nella mia cultura è un gesto di affetto. In pratica, per come la vedo io è come se lei mi avesse abbracciato e io la avessi allontanata. È un gesto brutto, non si fa. Evitavo di guardare lo Strano che mangiava con la faccia sul piatto senza mai girarsi verso di me. Lui sapeva cosa stava passando dentro la mia testa e tremava all'idea di quello che avrei potuto dire o fare.



Lo strano e la polpetta stanno facendo colazione a letto, la Charmant gioca con una Barbie e io spizzico qua e la pezzi di colazione altrui (la terza per me). Sto cercando di levarmi dalla bocca quel sapore, ma non se ne vuole andare. Penso alla dieta che mi aspetta da domani e mangio un altro biscotto.



Ero in empasse. Ancora un'altra cucchiaiata di zuppa di cipolla e avrei cominciato a parlare della mia teoria sull'aglio, la cipolla che è sua sorella, i peperoni e tutto il resto, quando la padrona di casa mi ha lanciato l'ancora di salvezza:" prima l'ho preparata tutta entusiasta, poi mi sono venuti dei dubbi, mi so in chiesta se qualcuno fosse che so, allergico alla cipolla..."
Dovevo prendere al volo la fune di salvataggio che mi aveva lanciato inconsapevolmente Kate, aggrapparmici con tutte le mie forze e tirarmi fuori da quella situazione:
"In effetti io sono un po' intollerante alla cipolla, mi piace moltissimo, questa zuppa poi è strepitosa, ma la cipolla mi fa male, per cui se non ti offendi io mi fermerei qui...per non stare male questa notte, solo per quello"
"Ma certo" mi ha risposto la padrona di casa con il suo consueto garbo"mangia pure quella che vuoi e non preoccuparti"
Ero in salvo. Ho continuato a spezzettare un po' il pane in modo che sembrasse meno e alla fine le ho ridato la bellissima scodella praticamente piena. 
Per secondo è andata meglio, c'era una Fondue Bourguignonne. Per saperne di più, ecco un link interessante: http://www.cucchiaio.it/ricette/ricetta-fondue-bourguignonne-francese
Ho mangiato tutta allegra i miei pezzetti di manzo fritti nell'olio bollente e ho ripreso il colorito. Mi sono anche ustionata un labbro perché ad un certo punto avevo dimenticato di cambiare forchetta e ho infilato in bocca direttamente la forchetta proveniente dall'Olio bollente...però a quel punto ero all'incirca al secondo bicchiere di vino, quindi credo di poter essere scusata...per di più, nonostante il dolore lancinante e la vescica che mi sono procurata sul labbro superiore, non ho imprecato, ne manifestato in alcun modo la mia pazzia. Mi sono limitata a dire "aia" mentre dentro la mia bocca si scatenava un putiferio manco avessi ingoiato lava fusa, ma io ferma lì, impassibile. Naturalmente ho spento l'incendio con un sorso di vino.



"Certo questi biscottini insulsi per colazione l'ultimo giorno prima della dieta...potevo fare di meglio, per di più non ne sento praticamente il sapore, tanto sono ustionata, e poi ho un mal di testa...a me comunque, li franzosi mi stanno antipatici come a mia nonna" faccio questo discorso sconclusionato mentre mio marito e la polpetta si alzano dal letto e mi lasciavano a parlare da sola.
"Quando avrai finito questa interessante conversazione con te stessa" mi fa mio marito già sulle scale" ti aspetto in cucina, io mi faccio un altro caffè"
"Eppure secondo me, qualche antenato francese questo ce lo deve avere..." Rispondo io parlottando a bassa voce.
"Che hai detto?" Chiede mio marito dalla cucina, intento a preparare la macchinetta del caffè e in realtà ben poco interessato a quello che dico io.
" Niente, niente, je arrive!" 






giovedì 30 gennaio 2014

Intervista a Uga

Il compleanno di Uga è passato da poco.
Come tutti gli anni, quel giorno Amichetta le ha telefonato cantando a squarciagola "Tanti auguri a te". Io quest'anno, grazie a ben tre promemoria che mi ero scritta, non ho scordato la data da ricordare. Lo scorso anno me ne ero dimenticata e per questo mi sono sentita la peggiore cacca sulla faccia della terra.
Il Super, quando lo ha saputo si è risentito perché è il suo il compleanno che dimentico tutti gli anni e lui tutti gli anni mi perdona e spesso dimentica il mio! Questo rende la nostra amicizia unica e speciale. Che cos'è mo' questa cosa che mi dimentico anche il compleanno di Uga?!
Giusto, il compleanno di Uga non lo dimenticherò mai più! Giuro. Solo quello del Super.
Infatti quest'anno, per rimediare all'imperdonabile dimenticanza dello scorso anno, ho mandato a Uga un sms, un'email, le ho fatto gli auguri su Facebook e l'ho chiamata. "Mancava solo che mi scrivessi una lettera" ha commentato lei.

Comunque per festeggiare, io, Uga e Amichetta siamo andate a mangiare una pizza. Dato che né io, né quella debosciata eravamo riuscite a comprarle un regalo, abbiamo deciso di pagarle la pizza. Peccato che la pizzeria dove siamo state, ovviamente decisa da Amichetta che in fatto di locali tristi, squallidi e fuori dal tempo è imbattibile, fosse decisamente a buon mercato, quindi io e quell'altra cretina abbiamo offerto alla festeggiata un menu fisso (pizza, birra e supplì) a 9€. Praticamente le abbiamo fatto un regalo da 4,50€ riuscendo a fare così il regalo più squallido mai fatto ad anima viva sulla faccia della terra. Bel cacchio di capolavoro.
Ma è il pensiero che conta, e poi c'era anche il supplì incluso.
Comunque, prima della pizza, ci siamo permesse addirittura un aperitivo. La serata è partita malissimo. Amichetta era in piena crisi e ha dichiarato fin dal principio che aveva bisogno di bere:
"Questa sera mi ubriaco, quanto è vero Iddio!" ha esclamato trangugiando arachidi e scolando anche il mio prosecco prima ancora che Uga ci raggiungesse.
"Cominciamo bene" Ho commentato io mentre il barista (che aveva capito la situazione) piazzava direttamente la bottiglia del prosecco sul nostro tavolino.
Fortunatamente, le prodezze alcoliche di Amichetta si sono fermate là, perché nel menù fisso della pizzeria, era prevista una birretta media e lei era già brilla quando ha varcato la soglia del ristorante.
Pioviccicava quella sera, ma non so perché io e Uga ci siamo fatte trascinare da Amichetta a raggiungere la pizzeria a piedi dal bar. Una piacevole passeggiata in estate e con il cielo punteggiato di stelle. Un inutile fastidio in una serata invernale fredda e umida, soprattutto se soffri di cervicale e se ti tocca sorreggere un'amica che ha bevuto due prosecchi.
Fatto sta che alla fine siamo arrivate illese al tavolo.
"Sai che questa sera l'intervista non te la toglie nessuno, vero?!"
Le ho detto io appena ha poggiato le chiappe sulla sedia.
"Lo so" Ha risposto lei con una smorfia.

INTERVISTA A UGA

DOMANDA: Descriviti in due parole
RISPOSTA: Sono riccia.

D: Descrivi me in due parole
R: Sei matta.

D: Da quanto tempo ci conosciamo?
R: Dalle feste di compleanno di Amichetta e ancora oggi cantiamo il tanti auguri a te a squarciagola.
COMMENTO DELLA STRANA: In pratica non è cambiato niente.

D: Come definiresti gli anni in cui ci aggiravamo raminghe per i pub più sfigati dei castelli romani?
R: Grandi balli, bottiglie di vino scadente extra large, cocktail, Tequila e un paio di pantaloni ecopelle rossi che indossavi tu.
COMMENTO DI AMICHETTA: ma perché?! Erano sfigati quei locali?!...a me non sembra...
COMMENTO DELLA STRANA: Oh mio Dio...è vero, avevo dei pantaloni rossi ecopelle...se questa la legge mia sorella, sono fottuta.

D: Quando tua figlia avrà venti anni, le racconterai le nostre peripezie dei venti anni?
R: Assolutamente sì.

D: Di cosa ti vergognerai, mentre le racconterai quegli anni?
R: Delle mie amiche.
COMMENTO DELLA STRANA, rivolta ad Amichetta: Effettivamente ha ragione.

D: Hai mai capito perché se nel giro di dieci chilometri si aggira un tipo strano, costui inevitabilmente si avvicinerà ad Amichetta o al massimo a me?
R: Penso che lei abbia una particolare calamita che attira i matti. Come "l'incidentato" cioè quel tipo ingessato dalla testa ai piedi, che allietò per un'intera serata Amichetta, raccontandole i dettagli della sua radiografia.

D: Come spieghi il fatto che costui non si avvicinerà di certo a te?
R: Perché io mi giro e me ne vado. Come feci con quel tipo che per rimorchiarmi mi chiese "di che squadra sei?" io risposi "se tutti gli stadi del mondo esplodessero contemporaneamente, sarei felice" e me ne andai. È così che si dovrebbe fare, ho provato ad insegnarlo a questa cretina, ma non c'è verso.
COMMENTO DELLA STRANA: In effetti è strano che quello si sia rivolto a te, era più il tipo di Amichetta.
COMMENTO DI AMICHETTA: Ripensandoci però, l'incidentato non era affatto male...sotto tutto quel gesso e quelle fasciature, magari si nascondeva un grande uomo.

D: Trovi che io sia strana?
R: Niente affatto.

D: Perché credi che la gente mi trovi strana?
R: Perché è strana la gente!

D: Perché credi che io e tua cugina siamo diventate amiche quando ci siamo conosciute all'asilo? (NDR. Amichetta è la cugina di Uga)
R: Credo per sbaglio. Dopo la vostra amicizia è rimasta a livello di scuola dell'infanzia.

D: Perché credi che io e tua cugina siamo ancora oggi amiche?
R: Perché noi abbiamo ancora la testa che avevamo a tre anni. Sì, anche io sono deficiente come voi. E insieme siamo più stupide del solito.

D: Come spieghi che quando canti, i cani presenti corrono via infastiditi da ultrasuoni che solo loro possono udire?
R: Ma lo sai a proposito che mia figlia mi ha detto che sono stonata?! Io per ripicca le ho detto che non le canterò mai più "coscine di pollo" e lei allora è tornata sui suoi passi. Comunque le suore che mi hanno escluso dal coro quando avevo sette anni, non avevano capito la mia tonalità.
NDR. Uga comunque nonostante l'esclusione, si intrufolò lo stesso alla recita e cantò a squarciagola. Rovinò il coro.

D: Vorresti descrivere a parole tue il personaggio Super?
R: Lui è fantastico e soprattutto è una di noi.

D: Vorresti inviare tramite il mio blog un messaggio al Super?
R: Mi manchi tanto (lo dice con la voce rotta dal pianto) e quando ti perderai potrai sempre contare su di me.

D: Vorresti descrivere a parole tue il personaggio Amichetta?
R: Oddio mio!

D: Hai ancora il cruciverba che avevi inventato insieme a tuo marito quando eravate fidanzati? Quello in cui ogni domanda riguardava un episodio della nostra vita? Qual'è la domanda che ti piace di più di quel cruciverba?
R: Certo che ce l'ho!! La domanda più bella è quella su "mezzo colpo" un tipo sessualmente non proprio prestante che aveva incontrato Amichetta.
NDR. Sono giorni ormai che aspetto che Uga mi invii un sms con il testo preciso della domanda su mezzo colpo, ma dato che non lo fa, pubblico lo stesso l'intervista.

D: A quale di queste cose non rinunceresti mai:
Il sudoku o parole crociate mentre sei al bagno
Il caffè 
Il Cellulare 
R: Senza caffè e parole crociate, il mio intestino è morto. Quindi quelle due cose per forza consecutivamente.

D: Qual'è la cosa che dopo tanti anni che mi conosci, ti stupisce ancora di me?
R: Che ti perdi appena volti l'angolo.

D: Qual'è la cosa che dopo tanti anni che la conosci, ti stupisce ancora di Amichetta?
R: Che si perde appena volta l'angolo

D: Qual'è la cosa che dopo tanti anni che lo conosci, ti stupisce ancora del Super?
R: Non capisco come mai non sia ancora diventata signorina. Strano perché la sindrome premestruale la aveva...
COMMENTO DELLA STRANA: Guarda che si incazzerà a bestia per questa cosa!
COMMENTO DI AMICHETTA: Ma perché scusa...lui è contento di essere una di noi...
COMMENTO DELLA STRANA: Ma che contento?! Non hai notato come svalvola tutte le volte che diciamo questa cosa? Non lo so, non lo so se questa domanda la pubblico...quello fa il matto...dà di matto e si mette a sbraitare che la dobbiamo smettere, che dobbiamo rispettare il suo io maschile. Dirà che in questo modo stiamo minando la sua immagine virile nel mondo e che non vuole essere più amica nostra...oh cazzo!! Amico, amico, volevo scrivere amico!!
COMMENTO DI UGA: ahò, l'intervista è mia e rispondo come me pare...mica mi puoi censurare!

D: Qual'è la cosa che dopo tanti anni che la conosci, ti stupisce ancora di tua sorella?
R: Mia sorella è inquietante qualunque cosa faccia.

D: Qual'è la cosa che dopo tanti anni che lo conosci, ti stupisce ancora di tuo marito?
R: Che si perde appena volta l'angolo e che ancora non ha imparato ad usare niente di tecnologico.
COMMENTO DELLA STRANA: Uga è circondata di gente che si perde.

D: Qual'è la cosa che dopo tanti anni che la conosci, ti stupisce ancora di tua madre?
R: Che ancora mi critica per come mi vesto.

D: Racconta l'aneddoto più esilarante che ha visto protagoniste te e me:
R: Ne ho due:
1. Quando quel poeta ti scrisse una poesia in un pub. Non c'è niente da fare, quando eravate insieme tu e Amichetta, non ce n'era per nessuna...li avevate tutti a vostri piedi...
COMMENTO DELLA STRANA: Mi sa che è ironica...
2. Quando in campeggio tirasti fuori dalla borsa uno specchio da star, con tanto di lucine tutte intorno, lo piazzasti sul tavolino pieghevole e cominciasti a ritoccarti le sopracciglia.
COMMENTO DELLA STRANA: caspita...chissà dove è finito quello specchio...era utilissimo...

D: Racconta l'aneddoto più esilarante che ha visto protagoniste te e Amichetta?
R: Ne ho due, entrambe in terra di Spagna:
1. Passeggiavamo per le vie di una città non meglio specificata della Spagna. Lei portava un ampio gonnellone, ad un tratto le viene in mente di scavalcare un cordolo di cemento alto circa 30cm ricoprendolo interamente con la gonna e quindi nascondendolo ai miei occhi. Io venendo appresso, mi incollo il cordolo di cemento, che fa male.
2. Finalmente le concedo di prendere una mezza giornata di sole al mare. Io mi sono dovuta coprire interamente, dalla testa ai piedi con un pareo mentre lei dormiva al sole. Al suo risveglio io ero bordeaux e le ho chiesto:" non è che potremmo andare?...mi sento un po' sbruciacchiata", lei era fresca come una rosa.

D: Vuoi lasciare un messaggio a tutti i lettori del mio blog che non mi conoscono di persona?
R: La Strana è proprio così, non c'è nulla di caricato.
Inoltre vorrei anche dire che quello strano uomo che si è sposata, noi amiche lo abbiamo gabbato per benino perché gli abbiamo nascosto tutti i lati oscuri della Strana che lui sta scoprendo pian piano.


Ùûûūúüùúūú)))”” 

Questa strana sequenza di segni, l'ha fatta Uga che mentre le facevo l'intervista, ha scoperto come si fanno i caratteri speciali con l'iPad. Li ho lasciati perché, senza sapere cosa stesse facendo, Uga è riuscita a riprodurre esattamente il suo acuto. Quindi provate a leggerlo immaginando lei che canta con la bocca rivolta alla luna, tipo lupo mannaro.

Inoltre vorrei dire al Super che noi gli vogliamo bene sul serio. Ma tanto. Vorrei anche confessare che il commento sulla sindrome premestruale lo avevo fatto io, ma non ho avuto il coraggio di attribuirmelo perché temevo la sua reazione. Ti prego Super, comprendi lo spirito goliardico della serata, tieni anche presente che eravamo in presenza di Amichetta che aveva mangiato arachidi come un'addannata.

Infine vorrei informare mia sorella che i pantaloni rossi ecopelle li ho messi pochissime volte perché mi facevano sudare le gambe. Comunque ero molto giovane e per questo chiedo perdono a lei e al Signor Armani per aver commesso con ingenuità, ma senza spavalderia, una simile boiata. Una ragazzata, insomma, che non si ripeterà.

venerdì 24 gennaio 2014

La fine del calendario dell'avvento a feste finite

23  Dicembre  Il vecchio canterino di Perugia
Il 30 Dicembre, ho trascinato tutta la truppa in una gita nella città di Perugia.
Il meteo non è stato nostro alleato dato che è piovuto tutto il santo giorno e io ho passato tutto il tempo angosciata all'idea che una mia figlia potesse ammalarsi a causa di tutta quell'umidità. 
Beh, vabbeh! Tortelli ripieni di pomodoro e mozzarella alla crema di spinaci
Dopo un pranzo decisamente notevole consumato in un ristorante al centro della città, ci siamo rifugiati nella „Rocca“. Si tratta della fortificazione dell'antico Comune, ristrutturata ed abbellita da un sapiente gioco di luci che mette in risalto la struttura in pietra dal gusto medievale e un po' misterioso e all'interno della quale è stato organizzato un mercatino natalizio a dire il vero non proprio entusiasmante.
Estenuati dalla troppa pioggia, alla fine abbiamo spedito i due uomini del gruppo a recuperare le automobili nei civilissimi parcheggi attrezzati presenti in quasi tutta l'Umbria subito fuori dai centri storici, e ci siamo posizionate su un muretto ad aspettarli.
Le bambine erano pura energia compressa. Eccitate dalla vacanza, dalla pioggia, dagli ombrelli, dai carboidrati ingurgitati durante il pranzo e dalla loro naturale propensione a scatenarsi, inventavano i giochi più pericolosi e pazzi, costringendo me e mia madre a rincorrerle per salvare le loro vite e anche quelle dei poveri venditori che rischiavano un infarto ogni volta che una delle due minori sfiorava correndo le preziose merci stipate sui loro tavolini instabili.
Ad un tratto, la nonna ha avuto un'idea brillante:“ Separiamole“ mi ha detto con un'espressione tra il disperato e lo sconvolto. Così ha preso per mano la Charmant e la ha condotta per una tranquilla passeggiata „solo per bambini grandi e assennati“ (così l'ha definita per invogliare la bambina).
Io sono rimasta da sola con la polpetta. I miei metodi per convincerla a stare buona sono stati meno psicologici e più dittatoriali di quelli di mia madre:“ Io non ne posso più, vedi di stare seduta e ferma che altrimenti ti becchi il peggior castigo della tua vita“ sono state le mie argomentazioni. Hanno funzionato. Sono una pessima madre.
Mentre io e la piccola di casa eravamo sedute e io tentavo di ritrovare un minimo di equilibrio mentale, ha cominciato a sfilare davanti a noi un'intera comitiva di anziani. Erano un gruppo  molto nutrito, composto da personaggi di vario genere: dalla vecchia biondo platino in pelliccia e capelli cotonati come se non ci fosse un domani, al pensionato modesto con la coppoletta e il bastone, ma tutti rigorosamente over 80.
Sono buffi e teneri insieme gli anziani, ognuno con le sue nevrosi, i suoi acciacchi, la sua dignità e quel modo incerto di camminare.
Noi assistevamo immobili e piuttosto indifferenti a quella sfilata, fino a quando non è comparso lui: Sputato fuori dalla scala mobile insieme a tutti gli altri ma evidentemente il pezzo forte della carrettata di vecchi. Era un uomo ben piazzato, capelli total white impomatati, paltò nero elegantissimo e sciarpa in seta bianca. La sua carnagione era bianchissima fatta eccezione per le sue gote rosse che tradivano uno o due bicchieri di vino di troppo bevuti durante il pranzo a menù fisso che evidentemente gli avevano propinato in una trattoria lungo la statale.
L'uomo era allegro e canticchiava senza troppa convinzione fino a quando non ha incontrato lo sguardo mio e quello della polpetta che immediatamente siamo state ipnotizzate dalla stranezza del personaggio. Accorgendosi di avere due spettatrici, l'uomo ha alzato il volume e facendo i ghirigori con il dito indice che puntava dritto al mento della polpetta, ha cantato la strofa di punta del suo repertorio:“Stai lontano da 'sto cooooreeee...“
Io gli ho fatto timidamente il controcanto mentre la polpetta rimaneva a fissarlo seria.
Due passi dopo, l'uomo non si accorgeva dei gradini e cadeva rovinosamente sulla gradinata. È caduto dritto dritto, come fosse una statuina di legno. Non ha nemmeno messo le mani avanti e si è ritrovato sdraiato a faccia in giù sulle antiche scale della Rocca. Fortunatamente è uscito illeso dalla caduta e l'ho sentito dichiarare ai quattro soccorritori accorsi a raccoglierlo:“ Non mi sono fatto niente! Non avevo visto il primo gradino...c'è poca luce qui...mettete dei fari più intensi anche voi...ma che volete che sia un capitombolo di fronte a tanta meraviglia...sentimentaaaal“ Ha preso sottobraccio una vecchia e ha continuato a cantare illustrando alla povera donna le bellezze del luogo. Quella gli dava corda più che altro perché almeno si poteva appoggiare a qualcuno, ché quelle scale erano una vera tortura per le sue povere ginocchia doloranti. "Ma che è matta quella nonna che si appoggia a lui?" mi ha chiesto la polpetta e poi ha aggiunto:"hai visto mamma? è caduto tutto rigido"
Non avrei dovuto, ma ho riso di cuore, insieme alla polpetta che cercava di trattenersi.

24  Dicembre: Il ritorno dalle ferie al freddo
"Sai che ti dico?" Mi fa lo Strano prima di partire per la vacanza di capodanno "quasi, quasi, chiedo al mio amico di venire a casa il giorno prima del nostro ritorno e di far ripartire la caldaia...così quando arriviamo troviamo casa calda"
"eeeeh BUM, il solito esagerato! Ma perché dobbiamo sprecare il gas, scusa?! Tu spegni la caldaia a pellet, quella a gas non la mettiamo proprio in funzione e quando torniamo, ti metti cinque minuti e fai ripartire direttamente quella a pellet...che ci vorrà mai? Sei il solito sprecone...ventiquattro ore con la caldaia a gas accesa e sai che suonata alla prossima bolletta?! No guarda, non se ne parla proprio...che ci vorrà mai a scaldare casa? due ore e sembrerà di essere alle Hawaii..." E me ne  sono andata usando un canovaccio come gonnellino, improvvisando una danza hula e canticchiando un tipico motivetto hawaiano.
Il giorno 2 Gennaio, la nostra breve vacanza era già giunta al termine.
Siamo rientrati a casa intorno alle 17, carichi di borse e borsoni e io ero già proiettata con la mente alle mille lavatrice che mi aspettavano, tanto che mentre varcavo la soglia di casa dicevo a mio marito:" le borse portale direttamente davanti alla lavatrice, guarda...così schiaffo tutto dentro e non ci penso più..."
Ma mentre pronunciavo questa frase, già alla parola "lavatrice" la mia lingua ha cominciato ad incepparsi e i pensieri si sono fatti confusi. Le mani hanno cominciato a dolermi e i denti a battere per il gran freddo.
Il termometro interno di casa segnava 11,5 gradi.
Lo Strano ha mollato due pesantissimi borsoni di fronte all'oblò della lavatrice e poi non ha perso nemmeno tempo ad insultarmi. Sapeva che ne andava della salute delle sue figlie. Così, è partito verso il vano caldaia con la Diavolina in una mano e l'accendino nell'altra borbottando:"Eccolo là...altro che Honolulu...qui ce prende na broncopolmonite a tutti!"
"Accidenti..." ho sussurrato io mentre infilavo il bucato dei panni scuri in lavatrice e intanto intimavo alle mie figlie di correre finché io non avessi finito. "correre vi scalderà, vederete...oh, guardate che è un'eccezione eh?! in casa non si corre, ricordatevelo...in alternativa potete saltare sul posto" Avviato l'elettrodomestico, ho preso entrambe le figlie e le ho portate sul divano. Le ho coperte con due piumoni, ho infilato loro i guanti, i cappelli con il copri orecchie e le babbucce di lana spessa.
Lo Strano ha impiegato più di mezz'ora a far ripartire la caldaia. Ha avuto dei problemi di tiraggio, dice. Secondo me, i primi venti minuti li ha impiegati seduto sul gradino, con il cane seduto accanto e ha raccontato al quadrupede tutte le sue sventure. Me li immagino i discorsi dei due vecchi amici:"beata te che stai fuori casa, guarda...non sai io quante ne passo lì dentro!"
Comunque alle 18 la caldaia era stata avviata ma noi non avevamo ancora potuto avviare i riscaldamenti perché dovevamo aspettare che l'acqua arrivasse alla giusta temperatura.
Alle 19 abbiamo mangiato pizza tutti imbacuccati. Io e lo Strano ci siamo scaldati con del vino, anche se era piuttosto vecchio e aveva preso d'aceto.
Intanto la temperatura interna scendeva inesorabilmente a causa del calare delle tenebre che avevano buttato giù a picco quella esterna di temperatura.
Alle 20.00 abbiamo scaldato bagno e camera da letto con la stufetta elettrica e ci siamo messi tutti nel lettone cercando calore nei corpi dei nostri vicini.
Il telecomando della TV non funzionava. Abbiamo capito solo il giorno seguente che era per il troppo freddo.
Mi sono alzata a fatica dal letto e saltellando per il freddo sono arrivata al decoder e lo ho sintonizzato su un documentario.
Mentre tornavo a letto anelando il calore del corpo della polpetta che avevo lasciato sotto due piumoni e una coperta, lo Strano mi ha canzonato:"ah Hawaiana! Non ce lo fai un balletto stasera?!"
Mi sono infilata sotto le pezze confidando nel meteo. Ho confidato molto male perché quella è stata una delle notti più fredde di questo inverno.
Per tutta la notte abbiamo sentito la nostra caldaia sbuffare e bruciare pellet come un'invasata.
Alla fine, la mattina seguente la temperatura in casa era quasi accettabile, ma i tanto agognati venti gradi li abbiamo raggiunti dopo ventiquattro ore.
Di tutta questa storia, quello che più mi fa innervosire, non è il freddo patito, non sono le battutine sarcastiche di mio marito che si sono susseguite per tutto il giorno, non è nemmeno l'idea di aver rischiato di far prendere una bronchite alle mie figlie (cosa che fortunatamente non è accaduta).
Quello che davvero mi fa imbufalire è che nel vano caldaia ci dorme il cane e che l'hawaiana, la avrà fatta lei quella notte! Con tanto di cocktail fra le zampe e di gonnellino di paglia! Mentre mi giravo e rigiravo nel letto con il freddo pungente che mi si aggrappava alle tempie e mi impediva di addormentarmi, pensavo a lei, il fottuto quadrupede, che danzava nel suo vano caldo caldo al suono di un ukulele e intanto sghignazzava all'idea di noi quattro congelati nel lettone.

25 Dicembre: il bancomat i contanti e il portafogli. Quando le feste finiscono
Quando le feste finiscono, lasciano sempre un po' storditi. Non so perché, ma quando uno torna dalle ferie si sente stanco. Dovresti sentirti un leone, rigenerato dalla vacanza, con la mente riposata e pronta a ripartire, ma niente da fare. Sei floscio, deconcentrato, privo di verve. 
Questo racconto è ambientato in data 7 Gennaio 2014 e con questo terminerò questo strampalato calendario dell'avvento. Qualcuno starà pensando:" questa è proprio strana...già un calendario dell'avvento come il suo, io non lo avevo mai visto,per di più, lo finisce a fine Gennaio, ma terminarlo con una data che non fa nemmeno parte delle feste natalizie, è proprio da matti..."
Ma il giorno in cui finiscono le feste fa comunque in qualche modo parte delle feste stesse. Perché le contiene e le raccoglie in quella strana sensazione di cui sopra. Quella sensazione per cui uno si sente spossato, per nulla ristorato e con la mente ritorna continuamente a quei pochi giorni in cui la sua vita ha preso una piega differente e le sue giornate erano scandite da ritmi differenti. Inevitabilmente ti viene da pensare che la vita vera sia quella che hai vissuto in vacanza e che quella che conduci solitamente non abbia molto senso.
Il nostro ritorno alla realtà è stato brusco e traumatico: le stranette sono tornate a scuola il 7 Gennaio, portandosi dietro tutto il carrozzone di cartelle, sciarpe e cappelli da mettere e levare, merende da preparare, quaderni, matite colorate, ansie, lavatrici, preoccupazioni, spese da sostenere. Gli adulti di casa hanno ripreso a pieno ritmo il lavoro nella stessa data.
Lo Strano il 7 Gennaio alle 7 del mattino, ha aperto gli occhi facendo una smorfia, come fa in tutte le sue giornate lavorative, con le orecchie doloranti a causa delle mie urla.
Non ci sopportiamo io e lo Strano tra le 7 e le 7 e 25 di tutte le giornate lavorative, nessuna esclusa. Io detesto il suo ciondolare stanco, il suo perdersi dentro casa sua, il suo dormire in piedi mentre tenta di trascinare le figlie in bagno e finge di aiutarmi a preparare Polpetta e Charmant nel loro allestimento da scuola, ma in realtà non è che sappia proprio bene cosa stia facendo, il suo broncio, il suo silenzio. Lui detesta il mio andare di fretta, la mia voce alta, il mio buttare gli occhi al cielo sottolineando la sua lentezza, il mio broncio, il mio silenzio.
Poi, dalle otto in poi, quelle stesse cose che ci hanno irritato, ci fanno sorridere.
Quella mattina, nel turbine di ordini, grida, incitamenti in stile militaresco e occhiatacce, ho comunicato allo Strano che nel mio portafogli c'erano in tutto 3 euro e 7 centesimi. "Oggi non ho proprio tempo di fermarmi a ritirare al bancomat...che poi non è che sia proprio certa di dove si trovi esattamente in questo momento il mio bancomat...cioè, non che lo abbia proprio perso...l'ho solo temporaneamente perso di vista...ma non preoccuparti, lo ritroverò! Tu lasciami solo tutti i contanti che hai, tanto tu puoi ritirare con il tuo bancomat, troverai di certo il tempo tu. Io no, non ho tempo, io c'ho da fare mille cose, non posso mettermi a cercare il mio bancomat per tutta casa..."
Le ho contate, ci sono 88 parole nel discorso che ho pronunciato. Lo Strano ne avrà sentite sì e no 60 e di queste ne avrà comprese all'incirca 30. Nel suo stato comatoso, ha effettuato una grossolana scrematura e alla fine ha decretato che di tutto il mio fastidioso ed interminabile discorso, le uniche parole da prendere in considerazione erano 8:  "Tu lasciami solo tutti i contanti che hai" e così come una specie di automa, ha sfilato i contanti dal suo portafogli e li ha infilati nel mio.
La mia folle corsa intanto continuava imperterrita fra grida, capricci, colazioni consumate di fretta in macchina, cappelli con il pon pon, letture sulla befana.
Non potevo mica, io con tutto quello che ho da fare, ricordarmi che due giorni prima, nel corso di una delle ultime giornate di vacanza, avevo pronunciato quest'altro di discorso:
"Oggi non ho proprio tempo di fermarmi a ritirare al bancomat...che poi non è che sia proprio certa di dove si trovi esattamente in questo momento il mio bancomat...cioè, non che lo abbia proprio perso...l'ho solo temporaneamente perso di vista...ma non preoccuparti, lo ritroverò! Tu lasciami solo il tuo bancomat, tanto oggi mica devi uscire, non hai niente da fare no? Cosa ci fai con il bancomat tu oggi? Io invece c'ho da fare mille cose, non posso mettermi a cercare il mio bancomat per tutta casa adesso, devo andare a comprare i dolcetti da mettere nella calza della befana."
Mio marito in uno stato semivegetativo dovuto all'atmosfera vacanziera, si era alzato dal divano come un robot, aveva sfilato il suo bancomat dal suo portafogli e lo aveva infilato nel mio. Naturalmente, sei millisecondi dopo aver compiuto questa azione, aveva dimenticato quello che aveva fatto e infatti si era ritrovato in pigiama nell'ingresso a grattarsi una chiappa domandandosi:"che ci faccio qui?" Poi con una scrollata di spalle, era tornato sul divano pensando che come sempre si era perso in casa sua e non preoccupandosene affatto.
Insomma sarà stato perché io avevo troppo da fare, sarà stato perché lui quando si trova in casa non vuole utilizzare nemmeno mezzo neurone, fatto sta che il destino beffardo ha voluto che io quella mattina uscissi di casa con i contanti, il bancomat di mio marito ed il mio bancomat ( che misteriosamente è ricomparso quella stessa mattina nel mio portafogli, dove in realtà era sempre stato, solo nascosto dalla tessera della palestra) e che lo Strano invece prendesse la porta di casa fischiettando senza nemmeno un soldo in tasca.
Lo Strano quella mattina aveva mille giri da fare, era già in ritardo ed era in riserva già da due giorni: "meno male che devo passare davanti a quel distributore economico, almeno faccio un bel pieno e cominciamo l'anno buttando un sacco di soldi in gasolio, però economico"  pensava imbronciato mentre guidava.
Detto fatto, arrivato al distributore, ha riempito il serbatoio come se stesse per scoppiare una guerra. Insieme al benzinaio, ha fatto anche una manovra tutta particolare grazie alla quale si riesce a caricare qualche litro in più.
"Sono 82 euri dotto'" Gli ha detto il benzinaio cingalese.
Mio marito con un gesto sicuro ha messo mano al portafogli e mentre faceva il gesto di tirarlo fuori dalla tasca posteriore, hanno cominciato ad affollarsi nella sua mente le immagini di me che gli chiedo di darmi il bancomat, e poi di me che gli chiedo i contanti, ha cominciato a sentire la mia voce stridula, le mie urla mentre gli intimavo di mettermi soldi e bancomat nel portafogli, ha rivisto tutto come in un film. I singoli fotogrammi si susseguivano uno dietro l'altro veloci e una volta aperto il portafogli negli occhi del mio consorte si è palesata drammatica la realtà: "Io non posso pagare".
Il cingalese è rimasto qualche secondo a fissarlo, mio marito intanto fra l'incredulo e l'irritato cercava di accampare scuse, di spiegare.
Il cingalese ha tagliato corto:" spostate dotto' che me blocchi tutto traffico...lasciami documento e vai prende i soldi"
Credo che quello che ho appena descritto sia stato uno dei momenti più imbarazzanti della vita di mio marito.
Il povero Strano, messo alle strette, ha tirato fuori la sua patente, l'ha consegnata fra le mani del cingalese che già non lo guardava più ed era intento a far fermare il cliente successivo nel punto giusto, ed è ripartito mogio ed avvilito.
una volta recuperata la minima lucidità necessaria, lo Strano ha realizzato che in quel momento, la persona più vicina al punto in cui si trovava lui, era mia madre e così mi ha fatto una telefonata intimidatoria in cui mi minacciava di avvertire la mia consanguinea di prestargli 100 euro per pagare il debito e recuperare il suo documento.
"Ah ma'...stavolta l'ho fatta grossa. Lo ho mandato in giro per il mondo senza soldi e senza bancomat...corri, fai svelta, manda Mister M. ad aspettarlo giù sul marciapiede e prestagli 100 euro...sennò stavolta finisce male!" Queste le mie parole per spiegare la situazione.
Non avevo nemmeno finito la frase, che Mister M era già sul marciapiede con 100 euro in mano.
Lo Strano è passato senza quasi fermarsi, ha ritirato dal bancomat umano e lo ha ringraziato vergognandosi come non mai : "manco quando ero ragazzino mi sono mai dovuto far prestare i soldi per mettere la miscela al motorino...tu guarda questa come mi ha ridotto oh..." Questi i pensieri che passavano nella mente dello Strano mentre ribatteva verso il distributore:"che poi come si fa a perdere temporaneamente di vista il proprio bancomat? Se lo sarà perso, sta rincoglionita! e io più rincoglionito di lei che le do ancora retta..."
Preso da questi pensieri in libertà, mio marito si è accorto della pattuglia della polizia sul ciglio della strada, solo quando il rosso della paletta ha attirato inesorabilmente la sua attenzione.
"'Giorno. Patente e libretto per cortesia"
Lo Strano, compiendo gesti lenti e sperando che nel frattempo gli venisse in mente una scusa credibile, ha preso tempo consegnando nelle mani del tutore della legge il libretto di circolazione.
"Patente prego..." Ha ribadito il poliziotto
"Ecco, posso scendere agente?" ha chiesto timidamente lo Strano
"Se desidera..."Questa la risposta a voce alta.
"Mo questo perché deve scendere? Ecco il matto va'...pure oggi l'ho beccato, me pareva strano che non ne avevo fermato nemmeno uno oggi... " Questo il pensiero dello sbirro.
Lo Strano, stando bene attento a fare movimenti lenti e pensando:"Non sia mai che questo me spara pure" è sceso dalla macchina ed ha improvvisato il seguente discorso:
"Veda agente, la patente io non ce l'ho...eh no, non ce l'ho, la mia patente sta al distributore in mano al cingalese...io sono uscito di casa questa mattina fischiettando perché non mi ero reso conto che mia moglie, mi aveva levato contanti e bancomat dal portafogli...non me ne ero proprio reso conto guardi, ci mancava solo che mi prendesse per i piedi e mi sgrullasse per fare uscire pure gli spicci dalle tasche, in mutande m'ha fatto usci' sta grandissima disgraziata...poi io sono andato al distributore e ho fatto il pieno...pure la manovra per fare entrare più carburante abbiamo fatto io e il cingalese...perché stavo al distributore economico e volevo approfittarne. Alla fine siamo riusciti a far entrare 82 euro di gasolio in questa macchinetta! Si rende conto? 82 euro! un record...poi vado a paga'...e mi accorgo che mi aveva tolto tutto...sta donna mi ha tolto tutto, si rende conto?!...allora il cingalese si è reso conto della situazione...dice che anche lui è sposato...e io sono venuto qui da mia suocera...che mi ha prestato 100 euro...li vede i 100 euro?!...eccoli, ce li ho ancora tutti interi in tasca...ora vado dal cingalese, lo pago, mi riprendo la patente e se vuole torno qui..."
"se ne vada, e non si faccia più vedere" Ha risposto il poliziotto scuotendo la testa.
Ma mentre mio marito entrava in macchina, ha aggiunto sospirando:"...sono sposato pure io, ma non mi faccia dire altro che se ci sente la collega qui vicino, ce fa corre a tutti e due...c'ha na mira sta disgraita..."