venerdì 17 gennaio 2014

Il calendario dell'avvento seconda parte

SOTTOTITOLO: Solo io ancora parlo in termini natalizi a metà Gennaio, quando tutti invece cercano di dimenticare le feste appena passate...tutti tranne mia sorella che ha ancora l'albero di Natale in sala.
SOTTOTITOLO AL SOTTOTITOLO: Solo io faccio 'sti sottotitoli così lunghi.

Una delle tante voci nella mia testa:" Allora, ti vuoi sbrigare?!...Qui più che il calendario dell'avvento finisci per fare la quaresima di Pasqua..."
Strana:" Ahò un po' di pazienza! Ci vuole tanto a raccontare un mese di vita strana. E poi io ora vorrei scrivere un post sul povero Strano che per colpa mia si è ritrovato dal benzinaio senza contanti né bancomat e se ne è accorto solo dopo aver fatto 82€ di rifornimento..."
Una delle tante voci nella mia testa:" Dopo, quello lo scrivi dopo! Finisci una buona volta quello che cominci, benedetta donna!"

15 Dicembre. Il cane misterioso
Eccolo, il cane misterioso
Tutti i giorni io percorro questo tratto di strada circa quattro volte: La mattina mentre e vado a portare le bambine a scuola, quando ritorno indietro, quando vado a riprenderle e quando torniamo a casa.
Ebbene, tutti i santi giorni, lui è lì. Solo, a guardare annoiato le automobili che gli sfilano davanti.
Se ne sta lì seduto, bianco, buono, il cane misterioso, come se aspettasse qualcuno. Questo essere ignoto è una delle poche certezze della mia esistenza. Lui sta là e aspetta. Cosa non so.

16  Dicembre L'incidente
Accade poi che una sta andando ad accompagnare le figlie a scuola di buon ora, ma non di buon umore perché subito dopo dovrebbe andare a protocollare una richiesta urgente in zona EUR (zona che non brilla mai per scorrevolezza del traffico, ma se ci rimani incastrata sotto Natale, rischi di farci capodanno) e poi tornare di corsa per incontrare la mamma della compagnetta della charmant per visionare insieme la stoffa rosa da usare come tovaglia.
Capita che scendendo una ripida discesa, una prenda in pieno una trasparente, invisibile, malefica lastra di ghiaccio e si ritrovi a fluttuare nel nulla per alcuni interminabili secondi per poi interrompere la propria folle pattinata contro il cordolo di un marciapiede, che oltre a fermare il veicolo impazzito, ha spaccato tutta la parte destra dell’avantreno.
Ok lo ammetto, ad un certo punto ho frenato e sul ghiaccio, non si fa...mai preteso di essere un pilota di formula uno io...a me la macchina mi deve spostare da un posto all'altro senza rompersi o farmi fare male. Tanto per essere ancora più antipatica: chiunque pensi che guidare sportivo sia figo è un imbecille. Io guido da vent'anni e ne ho visti di "sportivi" spiaccicati contro i pali della luce...l'unico vero segreto in auto per guidare bene è andare piano e rispettare sempre i limiti di velocità. Tutto il resto è un film di James Dean, che infatti è morto giovane.
Può succedere anche che in quell'occasione una chiami i vigili urbani e che questi non si degnino nemmeno di rispondere, e che poi questa povera disgraziata si rivolga ai carabinieri, e che questi la dirottino sulla polizia e che quest’ultima le dica di chiamare i vigili urbani ma che no, no, fino alle 9.00 quelli non ci sono mica…il tutto mentre altre tre macchine ripetono la stessa acrobazia automobilistica davanti agli occhi fuori dalle orbite della nostra protagonista.
Così una povera disgraziata si ritrova a telefonare al marito che si precipita tutto insonnolito e le lascia la propria macchina per andare a lavorare e capita pure che questa poraccia mentre si reca a lavorare, telefoni in Comune, pronta a dirne quattro al responsabile della viabilità, con un bel discorsetto già pronto più o meno di questo genere:“ deficienti, incoscienti, asini, figli di puttana, ANDATE A SPARGERE DEL SALE SU QUELLA FOTTUTA DISCESA PRIMA CHE QUALCUNO SI FACCIA MALE“. Però poi succede che il responsabile, guarda caso, non sia in ufficio e che la poveretta in questione si ritrovi a fare un discorso con i medesimi contenuti, ma dai toni meno aggressivi con un impiegato che si occupa di beni culturali.

17 Dicembre La brutta abitudine di perdere le cose
Uno dei tanti lavori volanti che mi è piombato fra capo e collo a Dicembre (e io che programmavo di lavorare fino al 16 e poi di dedicarmi anima e corpo all'organizzazione della festa della Charmant…) mi ha costretto a recarmi in un gigantesco palazzo dove risiede un dipartimento speciale del Comune di Roma e dove, districandomi in un labirinto di piani rialzati, scale, numeretti da prendere e moduli da compilare, ho finalmente protocollato una richiesta per avere un documento che risale agli anni '60 e che sarà disperso chissà in quale buio scantinato di chissà quale archivio.
Due ore e quaranta minuti di fila e 5€ di parcheggio, per avere un puzzolente foglietto con un lunghissimo numero di protocollo, un sorrisetto sarcastico dell’impiegata e il seguente discorso di commiato:“ torni tra dieci giorni per ritirare il documento…facciamo quindici va‘ che ci sono le feste…ah e nel frattempo incroci le dita!“.
Quando ero alla seconda ora e venti minuti di attesa però, mi sono accorta che la cool girl era on line su Facebook…direttamente da Londra! Così, nonostante mancassero solo tre persone da servire prima di me, l’ho contattata per chiederle dettagli sul suo imminente ritorno in patria.
Abbiamo chiacchierato del più e del meno fino a quando non è arrivato il mio turno.
Mi sono alzata con la borsa aperta, il cellulare, l’iPad, la sciarpa, il cappello e un libro in mano (ma quante mani ho?) e mi sono presentata affannata al cospetto di un'impiegata gentile ma totalmente assente che mi ha salutato senza nemmeno staccare gli occhi dallo schermo del computer. In tutto la mia permanenza davanti allo sportello è durata 26 secondi netti, compreso il discorsetto finale della donna al di là del vetro, quindi non ho fatto in tempo a sistemare niente nella borsa e sono stata congedata con il foglio del protocollo che naturalmente dovevo prendere tra le mani.Così, mi sono allontanata tenendo in mano la borsa aperta, il cellulare, l’iPad, la sciarpa, il cappello, un libro e il foglietto del protocollo. Mi sono appoggiata sul primo tavolino libero per sistemare tutto, ma per prima cosa ho salutato la cool girl che nei 26 secondi che ho passato davanti allo sportello, mi aveva frettolosamente informato che doveva andare a lavorare.
Ho fatto tutto alla rinfusa, senza pensare troppo a dove mettevo cosa e mi sono precipitata verso casa.
Mentre mi arrampicavo sulla mia montagnuccia con la testa piena zeppa di pensieri, mi ha chiamato la mia cliente, chiedendomi di inviarle via email la ricevuta del protocollo.
Arrivata a casa, ho cominciato a cercarla ovunque, in macchina, in borsa, in casa, niente.
L’avevo lasciata su quel fottuto tavolino, era evidente.
La mattina dopo, ho spedito lo Strano dritto dritto a controllare su quel tavolino. Nonostante fosse giorno di chiusura e fosse in corso un brindisi natalizio per tutti gli impiegati del dipartimento, lo Strano si è intrufolato furtivo e ha chiesto a due donne di aiutarlo ché sua moglie ne aveva combinata una delle sue. "Fatemi questo regalo di Natale, vi prego" ha implorato il mio consorte come gli avevo chiesto io di fare.
Le due donne, entrambe vicine alla pensione, con un bicchiere di plastica in mano colmo di spumante da due soldi, i capelli cotonati e gli occhiali appesi ad una catenella, hanno scartabellato un po', tanto per fare contento lo scocciatore, poi una delle due ha esclamato:"ti ha detto male giovanotto, hai beccato l'unico giorno in cui fanno le pulizie qua dentro...quando c'è il brindisi natalizio, fanno tirare tutto a lucido..." e l'altra ha chiosato:" stavolta non ti salva nemmeno Babbo Natale! Bisogna che torni e lo fai ristampare...e AUGURI". Lo hanno lasciato lì a fissarle demoralizzato e se ne sono andate improvvisando una specie di trenino a due vagoni sollevando i calici divertite.
Così, il martedì successivo mi è toccato tornare. Peccato che fosse il giorno del compleanno di mia figlia e che questa avesse chiesto di andare a giocare con la neve e poi a pattinare sul ghiaccio...la mia salvezza è stata un noto centro commerciale di Roma, dove avevano organizzato per il periodo natalizio un'area dove i bambini potevano giocare con la neve vera e accanto c'era anche una pista di pattinaggio sul ghiaccio. Tutto un po' posticcio, ma la mia salvezza.
Così ho lasciato tutta la mia famiglia ad aspettarmi in macchina e sono entrata nel fatidico ufficio per farmi ristampare la ricevuta con il numero del protocollo.
Quando è arrivato il mio turno, mi ha accolto un'impiegata seccata e scontrosa, di quelle che si disegnano la linea delle labbra con una matita rosso scuro che conferisce alla loro espressione un'aria arcigna e schifata.
Le ho spiegato la situazione, scusandomi con aria contrita e le ho chiesto cortesemente di ristampare la ricevuta.
Mi ha guardato come se fossi un venditore di enciclopedie porta a porta, poi senza dire niente si è alzata ed è scomparsa dietro un paravento.
Una persona normale avrebbe immaginato che sia andata a consultare un terminale dove c'è l'archivio delle richieste protocollate, o a guardare qualcosa che le sarebbe servito per recuperare la mia pratica. Io invece ho avuto una visione della donna che appena dietro il paravento ha dato un pugno ad un'anziana collega tanto per sfogarsi, poi ha scaraventato il portaombrelli contro una finestra riducendola in frantumi e ha baciato in bocca un collega figo che era rimasto imbambolato a fissare quell'attacco di isterismo. Una volta finito, si è risistemata la gonna e i capelli, un carré nero perfetto, ed è tornata da me.
Per questa ragione, quando mi ha passato il foglio con aria antipatica dicendomi:" per questa volta va bene, può capitare, ma che non diventi un'abitudine. Pensi se tutti facessero come lei..." io, invece di rispondere quello che mi sgorgava dal cuore e cioè:" e secondo lei io ci provo gusto a tornare due volte nello stesso posto brutta oca con la faccia impiastricciata?!" ho preso il foglio con delicatezza rispondendo:"ha ragione signora, non accadrà più..." e me ne sono andata alla chetichella, senza dare mai le spalle a quella che nelle mie fantasie era una pazza potenziale assassina.

18 Dicembre Il vecchio che recita „A Silvia“ nel bar
La giornata del compleanno di mia figlia si è complicata notevolmente a causa del mio passaggio presso l'ufficio della pazza. In pratica era mezzogiorno passato quando sono riuscita a tornare in macchina, con le gambe che ancora tremavano di paura e di nervoso. A quel punto, le due fameliche figliole cominciavano a reclamare cibo e acqua. Così, ho fatto accostare lo strano in seconda fila e mi sono infilata dentro il primo bar per acquistare pranzo e bevande.
Nel bar, mentre mi facevo scaldare dei panini è entrato un anziano signore, di quelli con un velo celestino sugli occhi, che dopo aver scambiato un paio di battute con il barista, si è voltato verso di me e ha attaccato:
Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi? 
Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.
La recitava con un tale trasporto, con un braccio alzato, il busto impettito e tutto il resto, che non ho avuto il coraggio di spiegargli che non mi chiamo Silvia e che quella poesia era dedicata a una che era morta...quindi non è che fosse il massimo della galanteria, recitarla guardandomi fisso negli occhi.
Il barista lo ha lasciato declamare e poi ha concluso:"Alè!"
Io ho ringraziato, ho preso il pacchetto con i panini, e sono tornata in macchina avvilita.

19 Dicembre Pipì Santa
Le recite natalizie ci hanno travolto con tutto il loro carico di commozione, stupore, imbarazzo e voglia di scappare lontano.
La polpetta con i suoi compagnucci di tre, quattro e cinque anni, ci ha deliziato con una recitina in cui lei faceva la parte di un angioletto.
La maestra mi ha chiesto di metterle una calzamaglia bianca e le ha infilato un vestitino da angioletto tutto bianco immacolato, ben stirato con le decorazioni dorate. Un amore.
Mentre glie lo infilava, la donna ricordava ai bimbi e alle loro mamme che glie lo avrebbero dovuto togliere dopo la rappresentazione, che quei vestitini dovevano rimanere così immacolati perché il pomeriggio seguente sarebbero serviti ai bimbi dell'altra sezione.
La recita è iniziata e il coro degli angioletti è stato meraviglioso...fino a quando la polpetta non ha cominciato ad assumere uno strano atteggiamento: mentre cantava con la bocca spalancata, sottolineando tutte le parole con quel modo di fare così tenero che hanno i bambini, la mia strana figlia ha cominciato a tirare su il vestito, mostrando le cosce fasciate dalle calzamaglie bianche e le mutande a tutto il teatro.
La maestra, dalla prima fila, le faceva segno di tirare giù e lei faceva no con la testa facendole gli occhiacci.
Alla fine della recita, sono corsa sul palcoscenico per congratularmi, ma la polpetta mi ha accolto con freddezza:" sì, sì, sono stata brava, me lo dici dopo...ora portami di corsa al bagno che mi sono pisciata sotto!"
"Ma come?!" Sono rimasta a bocca aperta io...
"La maestra si è scordata di farci fare la pipì prima di salire sul palco e io stavo scoppiando...ne ho fatta poca, giusto per non farmi fare male alla pancia...ma ora sbrighiamoci che non so quanto la reggerò ancora e se sporco il vestito dell'angioletto qui succede il finimondo..."
Il vestito si è salvato e anche le calze perché le uniche bianche che avevo erano adatte a bambine di due anni e così, il cavallo arrivava a metà della coscia di mia figlia. Le mutande invece le ho dovute levare in fretta e furia e così la polpetta ha partecipato alla festicciola natalizia post-recita senza mutande, ma con la vescica finalmente svuotata.

20 Dicembre Un posto ameno
Dopo le feste natalizie ho trascinato la mia famiglia inclusi mia madre e Mister M. in una località amena in Umbria.
Abbiamo o meglio HO scelto un posto piuttosto isolato...vabbeh totalmente isolato.
Sospeso tra cielo e terra
Esattamente a venti chilometri dal centro del paese. Venti chilometri di nulla sospeso tra campi arati, boschi e dolci colline.
Alla fine, tre chilometri di strada sterrata

Chilometri che ci separavano dalla civiltà, dal caos e dalla frenesia delle feste natalizie ancora in corso, dallo shopping, dal clamore.
Nemmeno il navigatore aveva la più pallida idea di dove diavolo fossimo finiti
Chilometri e chilometri che dovevo interporre tra me e il mondo. Solo portandomelo dietro un pezzetto di mondo. Un pezzetto del mio di mondo, quello strano.
Il cielo al nostro arrivo rispecchiava l'umore dei miei parenti
Peccato che il pezzetto del mio mondo che mi sono portata dietro fosse non proprio consapevole di dove lo stessi portando.
Il giorno del nostro arrivo poi, non siamo stati nemmeno aiutati dal meteo, infatti questi famigerati venti chilometri li abbiamo percorsi immersi in una nebbia fitta che a me dava la sensazione di essere entrata in un'altra dimensione, mentre ai miei familiari ha fatto pensare a Massimo Troisi e Roberto Benigni che arrivano a Frittole.
Appena arrivati
Scesa dalla macchina, ho fatto un respiro profondo e una circonduzione completa delle braccia, felice di aver raggiunto quella meta tanto agognata, poi mi sono girata ancora sorridente verso i miei compagni di avventura ma appena li ho guardati in faccia, il sorriso sulle mie labbra si è smorzato.
Tutti mi guardavano in cagnesco e quando ho esclamato:"solo io potevo portarvi in un posto così..." mia madre con occhi di ghiaccio mi ha risposto:" sì, solo tu guarda..." Mister M. intanto si guardava intorno sorridendo mentre mio marito iniziava a scaricare la macchina caricandosi sulle spalle tutte le valige e brontolava:"Ma tu guarda questa dove ci ha portato tutti...questa è matta. Questa è matta e io sono solo con lei in mezzo al niente..."
Io proprio non riuscivo a capire da dove nascesse il disagio di tutti in un luogo così meraviglioso e mentre me lo domandavo è arrivato il custode di quell'angolo di paradiso. Un uomo schivo, solitario, ma che pareva risolto, equilibrato in pace...fino a che mia madre non lo ha fatto innervosire esclamando:"Ah, qui d'estate deve essere proprio un paradiso...." intendendo dire con quella frase sibillina che in inverno invece lei non lo trovava affatto un paradiso e che lo giudicava troppo isolato e privo di vita. Il custode ha risposto secco che per lui quel posto era un paradiso sempre, soprattutto quando non c'era nessuno. Mi è diventato subito simpatico, il custode.

21 Dicembre Capodanno
Il mio sogno di sempre è passare il capodanno facendo finta che non lo sia.
Da sola in una stanza a leggere un libro, bere del buon vino, in pigiama, senza frenesie, senza caos, senza veglionissimi o trenini.
Ho intitolato questa foto: Civiltà...Lontana. Si prega di notare, il lungo tratto di buio e silenzio che mi separa dalla vita.
Condividevo questo sogno con il Super il quale però quest'anno mi ha sorpreso festeggiando con un vero e proprio veglionissimo durante il quale pare si sia scatenato insieme a sua moglie in folli danze (lui è campione mondiale, nonché ideatore, di uno stile detto "free dance") è impazzito, mi sono detta. Oppure è rinsavito, non lo so.
Beh comunque io quest'anno ci sono andata davvero vicina a realizzare questo sogno. Il 31 sera ero in pigiama già alle sei del pomeriggio. Io e mia madre abbiamo preparato una buona cenetta ma senza troppe pretese. Giusto per goderci il buon cibo.
Alle 21.00 avevamo finito di mangiare anche la frutta secca di fine pasto e ci siamo messi a guardare il circo di Montecarlo in televisione. Tra l'altro le mie figlie lo hanno apprezzato tantissimo e alle 23.30 è iniziato gli Aristogatti. Per loro è stato un seratone, un po' meno per gli adulti di casa che, a parte me, credo abbiano passato la serata più noiosa della loro vita. A nulla sono valsi i miei tentativi di spiegare loro che non avere niente da fare è bello perché quando uno non fa niente in realtà sta con se stesso e riprende contatto con il proprio io più profondo. Loro mi guardavano di traverso senza nemmeno rispondermi e si scambiavano sguardi e battutine di intesa e rassegnazione.
Alle 23.59 abbiamo preso la bottiglia e alle 24.00 la abbiamo stappata, poi ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti:"E mo'? Che facciamo?!"
Mio marito, preso dalla disperazione, si è attaccato alla bottiglia e se ne è scolata metà, poi è partito come un treno, ha preso la porta di casa e ha cominciato a correre per il borgo completamente deserto cantando "Sasueeeraaaa...A, E, I, O, U, IPSILON!" correva senza nemmeno il cappotto, scaldato solo dall'alcool che aveva ingurgitato, le mani in tasca e le spalle strette, dietro di lui, solo il cane del custode, che puntava i canini affilati, dritto dritto alle sue magre chiappe infreddolite.
A mezzanotte e dieci, eravamo tutti a letto.
La mattina seguente, il povero Strano si è svegliato con un gran mal di testa. "La sera Leoni..." questo è stato il mio buon giorno.
Lui ha accampato delle scuse asserendo che non aveva chiuso occhio quella notte a causa dei messaggi continui che sono arrivati sul cellulare mio e su quello di mia madre, poi ha concluso dicendo:" Meno male che domani torniamo a casa va'..." e ha iniziato l'anno assumendo un antidolorifico.

22 Dicembre  Il furto della legna 
Certo, dopo un primo momento di scoramento, i miei familiari hanno iniziato a vedere i lati positivi del posto dove li avevo trascinati a loro insaputa. Abbiamo visitato le magiche città dell'Umbria, mangiato bene (troppo per quanto mi riguarda) bevuto bene (troppo per quanto riguarda sia me che lo Strano) e ci siamo goduti i meravigliosi paesaggi offertici da quella che per pochi giorni è diventata la nostra casa.
La vista dalla torre dove dormivamo...
 Un borgo risalente all'anno mille, sapientemente restaurato e riportato agli antichi splendori da squadre di architetti ed antiquari.
La nostra casa, aveva un camino spettacolare, datato 1321 e recentemente restaurato.
Eccolo, il camino.
Per i primi giorni, abbiamo chiesto al custode filosofo di portarci delle cassette piene di legna e tutte le sere, venivamo rapiti dalla magica atmosfera del camino acceso.
Un giorno, percorrendo i venti chilometri di nulla che riportavano alla base, i due vecchi del gruppo hanno notato una catasta di legna, poggiata così, un po' alla rinfusa sul ciglio della strada. Sembrava dimenticata là...oppure sembrava accatastata da qualcuno che si era premurato di raccoglierla, tagliarla ed accantonarla in attesa di andarla a prendere. La comitiva all'unanimità, ha decretato che l'ipotesi corretta, fosse la prima e così, notte tempo, io, lo Strano e Mister M.(l'unico che teoricamente avrebbe dovuto conoscere l'esatta ubicazione della catasta e che non voleva venire per paura di essere acciuffato) siamo partiti, cassetta del custode vuota nel bagagliaio e coscienza sporca ben celata dall'oscurità, alla conquista di un po' di legna per riaccendere come tutte le sere la magia di quell'antico camino.
L'operazione non è stata per così dire delle più discrete. Abbiamo impiegato un bel po', per ritrovare il punto esatto, perché Mister M. era talmente spaventato che ha avuto un vuoto di memoria, abbiamo fatto svariati avanti e indietro per riuscire a posizionare, la macchina in modo tale che, nella totale oscurità, i fari potessero illuminare a sufficienza e affinché lo Strano potesse sottrarre dalla catasta un ventina di chili di legna e scappare senza rompersi una gamba. Insomma, io non so a quanti chilometri da noi si trovasse in quel momento la più vicina anima viva, ma se qualcuno c'era, di certo ci deve aver notato...
Lo strano ha indossato lo zuccotto in pile, ha sfilato furtivo la cassetta rosso fiammante dal bagagliaio ed è partito intimandoci di stare allerta e di fare silenzio.:"State all'occhio! E non combinate casini là dentro!".
Appena si è avviato correndo, Mister M. ha abbassato i fari della vettura al minimo.
"Riaccendi!" Ho sussurrato io che nel frattempo stavo riprendendo la scena dal cellulare.
"No, no ci vedono..." Ha risposto lui paralizzato dal terrore.
Sono riuscita a convincerlo a rialzare i fari, solo perché il video non veniva bene con quella scarsa luminosità, ma ormai,  lo Strano era di ritorno.
Correva appesantito dalla cassetta piena, inciampava e intanto ci malediva e malediva sé stesso per essersi fatto convincere a compiere quella bravata, per essersi fatto trascinare in quel posto dimenticato da Dio, per il capodanno, per tutto quello che glie era toccato di sopportare da quando mi aveva conosciuto.
Avrei voluto pubblicare l'intero video, ma dato che lo Strano mi ha minacciato che se lo avessi fatto, sarebbe andato dall'avvocato, allora eccovi solo un frammento:
Il video è un misto fra "the blair witch project" e "Fantozzi contro tutti" è esilarante e se lo mettessi su you tube diventerei ricca. Ma è destinato a rimanere negli archivi di famiglia.
Durante il viaggio di ritorno, mentre io non riuscivo a smettere di ridere e Mister M. riprendeva colore dopo lo spavento, lo Strano scuoteva la testa e rivolto a me commentava:" Che poi una cassetta di legna, ma quanto costerà mai?...se ne buttano tanti di soldi porca zozza...ma chi me lo ha fatto fa'?!...ah sì, lo so chi me lo ha fatto fa': è stata un'idea de tu' madre...ma lei mica ci è venuta a rischiare di finire in gattabuia insieme a noi!"

Ecco fatto...mi sono dilungata troppo. Mi tocca finire il calendario dell'avvento con un post a parte...ce la farò, ce la farò. Sento il fiato della quaresima sul collo, ma io sarò più veloce!
Dedico questo Post ad una persona che oggi compie gli anni e fa cifra tonda! Spero di averti regalato un sorriso!

12 commenti:

  1. Madò, qui in ufficio nessuno capisce perché é mezz'ora che ho le coliche a furia di ridere.

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    1. Non glie lo spiegare! Ti crederanno pazzo e tutti si terranno alla larga da te, cosa che di venerdì pomeriggio è una benedizione!

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  2. non si può dire che ti sei annoiata...mi daresti notizie del cane mi ha molto intristito ;)

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    1. Ho scoperto qualcosa di più sul cane: lui vive nel giardino di quel ristorante abbandonato, ma deve aver trovato il modo di evadere anche se non si allontana mai. Quando piove, non si vede mai, quindi presumo che abbia un posto dove rifugiarsi. Infine, una volta ho visto una signora bionda che aveva fermato la macchina davanti al cancello e faceva un sacco di coccole al cane e lui ricambiava con feste e scodinzolamenti. In cuor mio ho sperato che lo stesse portando via, ma il giorno dopo era di nuovo lì. Comunque qualcuno va tutti i giorni a portargli da mangiare perché un estraneo gli ha lasciato del cibo davanti al cancello e lui non lo ha mangiato...a volte sono tentata di portarmelo via, ma poi penso che sia di qualcuno e non mi azzardo. Non ho osato nemmeno chiedere alla signora bionda perché ho avuto paura di essere mandata a quel paese...ma quel giorno mi è rimasto il rammarico di non averlo fatto. Se la rivedo mi fermo di sicuro.

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  3. Sono la sorella della strana e l'albero lo tolgo domani!!!!!! Prima non ho avuto tempo.... La mia vita mondana mi tiene molto occupata!

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    1. Confermo! Domani verificherò di persona...se si azzarda ad andare a fare l'aperitivo invece di smontare l'albero di Natale, la prendo a schiaffi davanti a tutti.

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  4. Guenda che meraviglia quel cagnone ... mi ricorda quello apparso nel film di Pozzetto La casa stregata.... anche se quello era nero ... magari ... è davvero così .. ma non gli hai portato una polpetta??' non la tua ... una da mangiare intendo :)) ok sono arrivata al 21 ... mica ti aspetterai che leggo tutto stasera ??? metto il segno con la ditata e riprendo domani ... ciò daffà!! . ho guardato il posto ameno ...sembra un paese fatato sulle nuvole ...ecco credo chiederei cittadinanza .... ho sorriso anche per la recita ...una cosa simile successe quasi anche al mio ... ma per lui fu più facile tenerla ...:))
    tutto il tempo col "rubinetto" stretto ....... certo che i sottotitoli sono strepitosi ....a Carnevale:!!!! baci
    giusi_g

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    1. Il cagnone non prende cibo da estranei! Peccato, altrimenti avrei sottratto del cibo al mio cane e lo avrei portato a lui...che di certo è molto più simpatico del quadrupede di casa Strana!...no, no non carnevale! Giuro che farò prima! Guarda ho già scritto il 23 e anche sul 24 sono a buon punto. Mi manca solo il 25 e questo avvento è terminato...ce la faccio Giusi, giuro che faccio presto.

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  5. Uhhhhh, che bell'ultimo dell'anno!!! Anche noi abbiamo visto gli Aristogatti quella sera! O meglio mio marito se lo è sgargarozzato tutto, entusiasta come un bimbo e cercava di coinvolgere la chicchetta nel suo entusiasmo. Anche lei lo ha guardato....per un po'....poi è scesa dal divano e si è messa a fare le capriole sul tappeto mentre io sonnecchiavo sul divano!
    Cmq complimenti per la vostra intraprendenza...una notte al cardiopalma!!! Peccato che lo strano ci abbia messo il veto per il video...digli che sono molto rammaricata!

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    1. Peccato davvero...cosa vuoi farci, non capisce il cinema verità...comunque sì, un vero capodanno da scavezzacollo!! Proprio come piace a me.

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  6. Guenda che ridere pure un furto di legna?? siete fortissimi...la vostra vita è un film .sei sicura che verranno con te il prossimo anno a festeggiare??? ho dei dubbi.... aspetto il seguito con tutto il tempo che ci metterai a scriverlo ... un abbraccio giusi

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    1. Di sicuro l'anno prossimo non si fideranno così a occhi chiusi! Mi toccherà trovare qualcosa di un po' più movimentato, altrimenti al 2015 non mi ci fanno arrivare i miei familiari. Del furto della legna, mio marito si vergogna enormemente e Mister M conduce una vita da latitante da quel giorno per paura che lo scoprano!

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